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COP 28, 63 nazioni firmano taglio di emissioni da refrigerazione

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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La novità centrale di mercoledì in arrivo dal COP 28 è stata la firma di un nuovo impegno da parte di 63 nazioni del mondo, tra cui anche gli Stati Uniti, per tagliare le emissioni dovute agli impianti di refrigerazione. John Kerry, inviato degli USA per rappresentare le politiche climatiche americane a Dubai, ha definito questo nuovo impegno come un percorso per favorire la sostenibilità nella catena del freddo. Una catena che richiede molta energia, soprattutto nell’industria alimentare e per operare i condizionatori. L’obiettivo non è dunque ridurre le dimensioni di questo mercato, ma fare in modo che possa operare in modo più efficiente da un punto di vista climatico.

Ancora una volta, però, gli ambientalisti sottolineano come il COP 28 di quest’anno non stia portando a nulla sul fronte dell’uso dei combustibili fossili. Continuano a mancare le conversazioni legate al petrolio e al gas naturale, così come si parla poco di carbone. Gli Emirati Arabi continuano ad annunciare grandi finanziamenti diretti verso il settore delle rinnovabili, spesso investendo sulla transizione climatica di altre nazioni, e sembra che nessuno abbia il coraggio di rispondere a questi annunci sottolineando la necessità di tagliare l’uso dei combustibili fossili.

presentazione della notizia su accordo mondiale per le emissioni da impianti refrigeranti al COP 28

Arriva l’impegno globale sulla refrigerazione

Il problema dell’inquinamento prodotto dalla refrigerazione viene spesso sottovalutato. Attualmente 1.2 miliardi di persone per il quale sarebbe un servizio importante non hanno accesso a questa opzione. Per questo si prevede che entro il 2050 la capacità di refrigerazione installata triplichi, andando a pesare sulla situazione già difficile della transizione energetica. Secondo uno studio delle Nazioni Unite, attualmente i sistemi di refrigerazione causano emissioni equivalenti a 4.4 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno e arriveranno a toccare 6.1 miliardi entro la metà del secolo. Questo anche tenendo in considerazione i progressi tecnologici che verranno probabilmente fatti sull’efficienza energetica dei condizionatori.

Attualmente si guarda soprattutto alla decisione dell’India, che fino a questa mattina non ha ancora segnato l’impegno globale sul taglio delle emissioni causate dalla refrigerazione. Si tratta della nazione più popolosa del mondo e di quella da cui si prevede il maggiore consumo di energia elettrica per i condizionatori nel corso dei prossimi decenni. Attualmente la nazione non ha nemmeno firmato il protocollo del 1992 sullo stop all’uso dei gas più inquinanti nei sistemi refrigeranti, cosa che rende molto improbabile l’adozione dei nuovi standard discussi al COP 28.

foto di una persona accendendo l'aria condizionata

Si torna anche a parlare di metano

Oltre all’adozione dei nuovi standard sulla refrigerazione, l’altro annuncio importante di mercoledì al COP 28 riguarda il metano. Se ne era già parlato molto all’inizio della settimana, con gli impegni di USA e Canada ad adottare più sistemi di cattura diretta della CO2 per bloccare le emissioni inquinanti di metano nelle industrie più sensibili. Oggi è arrivato un altro annuncio importante, questa volta da parte di tutti i principali rappresentanti del mondo nell’industria lattiero-casearia. Sei delle società più grandi al mondo di questo settore hanno formato un’alleanza per combattere la produzione di metano nell’allevamento, responsabile per circa il 30% delle emissioni mondiali di metano causate dall’intervento umano.

Il primo passo concreto sarà quello di iniziare a divulgare pubblicamente i dati sulla produzione di metano causata da ciascuna di queste società. Il percorso prevede che i dati vengano raccolti già da inizio anno e divulgati poi dalla metà del 2024 in avanti; entro la fine del prossimo anno, le società che fanno parte di questa nuova alleanza si impegneranno anche a sottoscrivere un documento per stabilire quali saranno le loro azioni concrete e i loro obiettivi per l’abbattimento delle emissioni. La strada è dunque ancora lunga, ma la giornata di oggi segna quantomeno un inizio.

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