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Crediti CO2, il mercato sfiora un valore di $1 triliardo

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il London Stock Exchange Group ha in queste ore divulgato un’interessante ricerca sul mercato dei crediti per le emissioni di CO2. L’analisi riguarda l’intero 2023 e mostra come lo scorso anno il valore di questi crediti, scambiati regolarmente in Borsa al pari di una materia prima, sia arrivato a valere quasi un triliardo di dollari: $949 miliardi per l’esattezza, una cifra record dovuta anche al crescente numero di governi che hanno deciso di introdurre un’imposizione fiscale diretta sulle emissioni di gas serra. La ricerca rivela però che il 2024 si è aperto con quotazioni in calo per il valore dei crediti di CO2, che stanno sempre più diventando anche un termometro economico per valutare l’attività delle imprese.

Il mercato delle emissioni di CO2 permette alle imprese di acquistare e vendere crediti per le emissioni inquinanti. In molte giurisdizioni, tra cui in Unione Europea, ai grandi gruppi industriali viene dato un certo limite di emissioni di anidride carbonica da non superare in un certo anno; nel caso in cui si superi il limite, bisognerà pagare la carbon tax sulla parte eccedente. Una società che non ha bisogno di utilizzare questi crediti può decidere di venderli per ottenere in cambio liquidità. Una società che invece ha bisogno di emettere più CO2 di quanta ne consentano i limiti, avrà invece interesse ad acquistare questi crediti. Comprandoli a un prezzo minore rispetto a quello che si pagherebbe per la carbon tax, l’azienda risparmia una parte dei costi a cui sarebbe soggetta.

presentazione della notizia sul valore del mercato dei crediti della CO2 nel 2023
Il mercato europeo si conferma il più grande

Europa il mercato più grande al mondo

L’Unione Europea si conferma il mercato più grande al mondo per la compravendita di crediti legati alla CO2: solo all’interno dell’UE, il volume di scambi è arrivato a €770 miliardi. Il mercato europeo rappresenta l’87% del valore del mercato globale. Complessivamente il volume di crediti che sono passati di mano in tutto il mondo è di 12,5 miliardi di tonnellate metriche di anidride carbonica, un dato simile rispetto a quello dell’anno precedente. La differenza si è però vista sui prezzi record toccati da questi crediti, cosa che ha portato a un aumento del 2% del valore monetario di questo mercato.

È interessante notare come il prezzo di questi crediti tenda a oscillare in maniera piuttosto volatile nel corso del tempo. A febbraio dello scorso anno si superavano i 100€ per credito, ma da quel momento si è innescato un trend ribassista che sta durando ancora in questo momento. Attualmente sulle piazze europee il valore dei crediti si aggira intorno ai 60€, un trend dovuto soprattutto al calo della domanda. Le imprese europee continuano a essere in forte difficoltà già da tempo, tra prezzi dell’energia ben più alti rispetto al pre-pandemia e un rallentamento dell’economia cinese che sta riducendo i volumi d’affari con l’oriente. Sempre più analisti guardano al mercato della CO2 come a una misura dell’attività economica, soprattutto in Europa.

Esiste anche il Carbon Trade Exchange, una piattaforma dedicata solo alla compravendita di questi crediti

Forti differenze di prezzo nel mondo

Anche se i prezzi europei sono ora sensibilmente calati rispetto allo scorso anno, inquinare in Europa rimane molto più caro che farlo negli Stati Uniti o in Cina. Negli USA attualmente il prezzo di mercato rimane intorno ai 39$ per tonnellata di CO2 emessa in alcuni mercati e 15$ in altri mercati, a seconda del tipo di regolamentazione applicata in ogni Stato. Guardando invece alla Cina, i prezzi calano verso 11$ per tonnellata. Questo sta anche causando un dibattito simile a quello portato avanti nelle proteste degli agricoltori: le imprese europee potrebbero essere penalizzate sullo scenario internazionale dal fatto che siano tenute a pagare un prezzo maggiore per le emissioni di CO2. Questo è un confronto che riguarda soprattutto i prezzi europei rispetto a quelli statunitensi e americani, ma ci sono anche tantissime nazioni del mondo dove la carbon tax è ancora totalmente inesistente.

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