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Dall’UE arrivano €370 milioni per l’idrogeno verde italiano

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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La Commissione Europea approva un importante finanziamento per il comparto dell’idrogeno verde in Italia. Si tratta di una nuova rete dell’idrogeno verde che andrà a svilupparsi nel cuore della Puglia, tra Brindisi e Taranto. Verranno destinati al progetto ben 370 milioni di euro, i cui principali destinatari saranno Edison, Saipem e Generali: le tre società insieme si occuperanno di realizzare un grande progetto costituito da tre elementi: la produzione di energia rinnovabile, gli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde e infine i sistemi di trasporto e stoccaggio. Le tre cose insieme permetteranno di creare un ecosistema per alimentare a idrogeno verde i grandi impianti industriali della zona, a partire dall’Ilva di Taranto.

Questa decisione arriva dopo che, la settimana scorsa, l’UE si era impegnata a mettere a disposizione quasi 7 miliardi di euro per l’idrogeno verde. In quella sede non era stato chiarito quanto avrebbe ricevuto ciascuna società o ciascun paese, per cui si stanno ancora definendo le ripartizioni tra i diversi progetti. Positivo il fatto che all’Italia sia andata una parte consistente dei fondi, anche se il numero di aziende tedesche approvate all’interno dell’iniziativa europea fa pensare che alla Germania sarà dedicata la gran parte delle risorse messe a disposizione da Bruxelles.

Il progetto non sembra entusiasmare ArcelorMittal

Che cosa prevede il nuovo progetto

Tanto per cominciare, si procederà con l’installazione di un grande impianto fotovoltaico da 260 MW. Questo impianto andrà ad alimentare gli elettrolizzatori, per i quali è prevista una capacità di 160 MW, che separeranno le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno. L’idrogeno così prodotto andrà poi ad alimentare il ciclo di produzione dei clienti finali, con i quali si punta a instaurare una cooperazione di lungo termine. Stando alle indiscrezioni rilasciate da Snam, sarebbe anche in programma un’opera di rimodernamento dei gasdotti pugliesi. Questi verrebbero riadattati in modo da poter trasportare l’idrogeno verde direttamente verso il cliente finale, senza bisogno di liquefare il gas.

L’obiettivo finale è quello di decarbonizzare alcuni dei più importanti impianti produttivi italiani, a partire dall’Ilva. In settori come quello delle acciaierie, dove è necessario raggiungere temperature molto elevate nel ciclo produttivo, oggi si utilizzano soprattutto gas naturale e carbone per gli altiforni. Una possibile alternativa green è proprio l’idrogeno verde, un combustibile prodotto senza emissioni di CO2 che presenta la stessa capacità di generare energia o calore dei combustibili fossili. Secondo Ecco Climate, la sola Ilva produce 8,3 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno: l’impatto del passaggio all’idrogeno verde sarebbe notevole per gli obiettivi climatici italiani ed europei.

Le molecole molto piccole dell’idrogeno verde possono danneggiare i gasdotti se non vengono adattati

Scetticismo da parte di ArcelorMittal

Nonostante abbia ricevuto dei grandi incentivi per l’adozione dei macchinari dedicati, il CEO di ArcelorMittal si dice molto scettico riguardo alle potenzialità dell’idrogeno verde. In un’intervista rilasciata pochi giorni fa a una testata olandese, Gert van Poelvoorde ha dichiarato che quasi certamente l’idrogeno verde prodotto in Europa sarà troppo caro, al punto che rischierebbe di mettere ArcelorMittal fuori dal mercato. Sostiene invece che la via per decarbonizzare il settore delle acciaierie in Europa sia quello di importare il cosiddetto “DRI” (Directly Reduced Iron), una forma intermedia di metallo che si può ottenere direttamente dal minerale di ferro attraverso un gas di riduzione come l’idrogeno.

In questo caso l’idea sarebbe quella di sfruttare i costi di produzione più bassi per l’idrogeno verde che si possono ottenere all’estero, importando in Europa direttamente il DRI. Bisognerà vedere quale sarà la risposta dell’Europa a questi commenti, considerando gli sforzi che sono stati fatti per aiutare ArcelorMittal a decarbonizzare la sua produzione con l’idrogeno europeo e i nuovi investimenti che si stanno portando avanti in Puglia.

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