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Egitto e FMI: al via trattative, che riguardano anche il pound
Le elezioni sono alle spalle, sono andate come tutti si aspettavano e ora a Il Cairo torna prepotente la discussione sulla valuta locale, il pound egiziano, e più in generale sulla condizione delle riserve della banca centrale locale. Le casse sono vuote, si sta trattando con il Fondo Monetario Internazionale un ambizioso programma di salvataggio e si dovrà necessariamente intervenire sia sul cambio pound/dollaro, sia sul futuro della gestione del Forex da parte del governo di Al-Sisi.
I tempi sono incerti: non se ne sarebbe potuto parlare prima delle elezioni, data l’impopolarità di un’eventuale svalutazione del pound e ora si dovrà avviare una trattativa potenzialmente lunga, mentre in Egitto imperversa una crisi economica che è la peggiore da diversi anni a questa parte. I mercati dei bond sembrano possibilisti, ma sarà un cammino certamente lungo e che in larga parte graverà sulle spalle di una popolazione che sta già affrontando difficoltà impensabili nei paesi economicamente sviluppati.
Il pound egiziano sarà al centro delle trattative tra Al-Sisi e FMI
Al-Sisi ha portato a casa un altro mandato con maggioranze che un tempo si definivano bulgare. Ora ci sarà spazio per trattare con il Fondo Monetario Internazionale, con il Fondo che sembrerebbe essere intenzionato ad aprire linee di credito aggiuntive, date anche le pessime condizioni nelle quali versa il paese. L’esplosione del conflitto tra Hamas e Israele ha peggiorato una situazione che era già impossibile da sostenere, in aggiunta ai recenti problemi su Suez e che continuano a montare nel Mar Rosso.
Questo per quanto riguarda i nuovi problemi che Il Cairo deve affrontare. Ce ne sono invece di meno recenti, che sono poi quelli che hanno portato il paese a bussare alla porta del Fondo. Le casse sono ormai vuote: le riserve di valuta pregiata prosciugate da un cambio amministrato molto lontano da quanto risulterebbe da domanda e offerta libera sui mercati e la questione interessa il Fondo, che già in passato ha lasciato intendere che senza una svalutazione consistente e che allinei il valore ufficiale del pound egiziano a quello di mercato ci sarà poco da fare.
Poco da fare perché mentre si bruciano valute di riserva straniera a questo ritmo è assolutamente impensabile trovare una quadra per un piano che sia sostenibile sul medio e lungo periodo. Ora la palla passerà a trattative che saranno sì complicate, ma che con buona volontà da ambo le parti potrebbero accelerare e chiudersi nel giro di poche settimane.
Cambio di passo da parte del Fondo Monetario
Kristalina Georgieva, che è managing director del Fondo Monetario Internazionale, ha affermato che il contenimento dell’inflazione ora dovrà avere la precedenza sull’aggiornamento del tasso di cambio del pound. Cosa però alla quale i mercati credono relativamente poco. C’è una differenza importante tra mercato nero e mercato ufficiale: in quest’ultimo è possibile portare a casa 1 dollaro USA con circa 30 pound egiziani, mentre nei cambi non ufficiali il tasso viaggia intorno a 1:50.
C’è una possibilità però che la prossima – e forse inevitabile – svalutazione possa essere comunque di natura inferiore e evitare il pareggio tra mercato nero e ufficiale: nel caso in cui dovessero arrivare i miliardi del FMI, una parte potrebbe essere utilizzata per continuare a sostenere tassi di cambio innaturali, ma che al tempo stesso eviterebbero di gravare su una popolazione già allo stremo.
Le trattative tra FMI e Egitto saranno molto importanti, e per quanto Al-Sisi potrà mettere sul tavolo elezioni vinte con margini enormi, dovrà pur fare qualche concessione per ripristinare una parvenza di normalità nella vita economica dell’Egitto, paese che rimane uno dei più colpiti dalle recenti crisi.