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EUR/USD: euro in calo dopo dati su inflazione e lavoro

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il cambio tra euro e dollaro americano ha chiuso con un ribasso della Moneta Unica nella giornata di giovedì: il cambio formalmente resta di 1.09, ma è passato da 1.094 a 1.086 in una singola giornata di scambi in Borsa. Si tratta della giornata più volatile fino a qui da quando la Federal Reserve, nella riunione sulla politica monetaria di giugno, ha deciso di mantenere invariati i tassi. L’andamento del cambio EUR/USD è stato influenzato principalmente da due fattori: i dati sull’occupazione negli Stati Uniti e quelli sull’inflazione in Germania. Il rafforzamento del dollaro è coerente con entrambi i risultati.

Il dollaro americano si è rafforzato anche contro altre valute major, come la sterlina inglese. Invece l’euro ha perso forza sia contro le principali valute dei paesi sviluppati, sia contro diverse valute emergenti. La giornata di oggi è stata nettamente segnata dai dati provenienti dal calendario economico, che hanno fomentato le speculazioni sulle possibili mosse future delle banche centrali. I volumi sono stati particolarmente alti, confermando che si è trattato di una giornata dinamica per il mercato Forex.

La conclusione che si evince da entrambi i lati rimane comunque simile: la guerra all’inflazione rimane molto difficile per le banche centrali.

presentazione della notizia sulle novità del cambio euro dollaro
Mentre in Germania l’inflazione torna ad aumentare, negli Stati Uniti le richieste di disoccupazione si fermano molto al di sotto delle attese

Inflazione oltre le attese in Germania

Cattive notizie per l’euro in arrivo dalla Germania. Non soltanto i dati sull’inflazione sono stati superiori alle previsioni degli analisti, ma sono stati anche superiori al mese scorso. Questo significa che, almeno a giugno, malgrado tutti gli sforzi e i rialzi dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea il tasso di inflazione non è sceso. La Germania è la più grande economia europea, per cui conta poco il fatto che i dati sull’inflazione italiana di ieri abbiano mostrato un piccolo calo; per l’euro nel suo complesso, significa che la lotta all’inflazione sarà più dura del previsto e che i tassi potrebbero salire oltre il previsto.

D’altronde, nel meeting appena concluso a Sintra in Portogallo, la Presidente della BCE Lagarde aveva sottolineato che non si possono arrestare i rialzi dei tassi in questo momento. Qualcuno però ci sperava, o quantomeno sperava che il peggio fosse alle spalle e che la pressione sui prezzi avrebbe continuato a scendere di mese in mese. Il tasso di inflazione tedesco misurato su base annua si è attestato al 6,4% contro una previsione del 6,3%; il mese scorso si era fermato al 6,1%.

Vale la pena notare che anche la Spagna ha pubblicato i propri dati sull’inflazione, che mostrano un calo della stessa. L’indice dei prezzi al consumo segna un aumento del 1.9% su base annua contro il 3.2% del mese scorso, ma il dato è stato anche in questo caso più alto delle attese degli analisti.

grafico inflazione germania
Come mostra il grafico, è la prima volta che il tasso di inflazione tedesco aumenta nelle rilevazioni del 2023

USA, il mercato del lavoro resta bollente

Gli Stati Uniti hanno pubblicato i propri dati sul mercato del lavoro, in particolare sul numero di richieste di disoccupazione nel corso dell’ultima settimana. Questo è uno dei dati più monitorati per sapere quale sia lo stato di salute dell’economia americana, e ancora una volta i dati hanno battuto le attese. Ci sono state 239mila richieste di nuovi sussidi di disoccupazione e 1.72 milioni di richieste reiterate; le attese degli analisti erano di 266mila nuove richieste e 1.76 milioni di richieste reiterate.

La Fed continua a ricordare che un mercato del lavoro troppo serrato rischia di impedire il calo dell’inflazione, un fatto ampiamente accettato dalla teoria economica. Per questo ora ci si chiede se il 4% di tasso annuo di inflazione raggiunto negli ultimi dati non sia altrettanto destinato ad aumentare, salvo ulteriori interventi sui tassi.

L’altro dato importante pubblicato dagli Stati Uniti nella giornata di ieri riguarda le vendite di immobili già esistenti, che sono scese del 2.7% su base mensile. Un dato in contrasto con le vendite di nuove case, che invece nell’ultima rilevazione hanno segnato un aumento inatteso.

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