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EUR/USD sotto pressione dopo i dati sull’inflazione europea

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Written by Moreno La Guardia
Durante le prime fasi della mia carriera giornalistica, mi sono concentrato prevalentemente sull'universo delle criptovalute. Successivamente, ho ampliato il mio campo d'azione approdando a TradingOnline.com, dove mi occupo attualmente delle tematiche legate al settore tecnologico e all'innovazione.
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Nella sessione europea di giovedì, l’euro ha registrato un decremento nei confronti delle sue principali controparti. Questo ribasso è stato innescato dalla stabilità dell’inflazione nella regione nel mese di agosto e dalle osservazioni di Isabel Schnabel, economista membro della BCE, la quale ha sottolineato l’incapacità di prevedere il picco massimo dei tassi o la durata della fase di restrizione. Ciò è dovuto all’approccio adottato dalla banca centrale, basato sui dati, per ogni sessione di definizione dei tassi di politica monetaria.

I dati istantanei pubblicati da Eurostat hanno rivelato che l’inflazione nell’area dell’euro è rimasta invariata al 5,3% nel mese di agosto, mentre le previsioni indicavano un rallentamento al 5,1%. Il valore del 5,3% segna il livello più basso registrato dall’inizio del 2022. Se si escludono gli elementi energetici, alimentari, alcolici e del tabacco, l’inflazione di base si è attestata al 5,3%, in linea con le aspettative, rispetto al 5,5% del mese precedente.

Immagine di copertina, "Forex, Euro sotto pressione dopo i dati che hanno mostrato un'inflazione stabile", sfondo di alcune banconote da 20 e 50 euro.
Alle pressioni al ribasso hanno contribuito anche i commenti rilasciati da un membro della BCE.

L’inflazione resta stabile

Schnabel, da molti conosciuta per la sua inclinazione a politiche monetarie più restrittive all’interno della BCE, ha fatto notare che la crescita nell’area dell’euro si è rivelata più debole delle previsioni. Tuttavia, ha sottolineato che ciò non implica necessariamente l’esclusione di ulteriori aumenti dei tassi di interesse.

Michael Brown, analista presso Trader X, ha spiegato come si stia assistendo a un cambiamento di tono da parte di uno dei membri più influenti e rigorosi del Consiglio Direttivo. L’attenzione rivolta ai rischi al ribasso per la crescita sta esercitando una pressione negativa sull’euro.

I dati diffusi giovedì hanno rivelato che l’inflazione nell’area dell’euro è rimasta stabile nel corso del mese, ma si è verificata una diminuzione della crescita dei prezzi di base come previsto. Questa situazione contrastante sta complicando il quadro per la BCE, che deve valutare attentamente i benefici di una possibile pausa nei rialzi dei tassi di interesse, considerando il palese rallentamento della crescita economica.

Nel frattempo, in Germania, la disoccupazione è aumentata più del previsto ad agosto e i dati del secondo trimestre del 2023 hanno mostrato una crescita pari a zero, segnalando le prime crepe in un mercato del lavoro che fino ad allora aveva dimostrato di essere estremamente resiliente.

Attualmente, i mercati finanziari stanno stimando con una probabilità del 70% che la BCE decida di mantenere invariati i tassi di interesse nella prossima riunione di settembre.

Immagine che mostra l'andamento dell'inflazione dell'area euro nell'ultimo anno.
L’inflazione è rimasta stabile ma l’economia della zona euro continua a mostrare segni di rallentamento.

Visioni contrastanti

La discussione in seno alla BCE non troverà una soluzione fino a quando i responsabili delle decisioni non avranno a disposizione le nuove previsioni economiche del personale, nei giorni che precedono l’incontro del 14 settembre.

Chi sostiene una pausa nelle misure di restrizione sostiene che la crescita stia rapidamente perdendo slancio e che, con pochi incentivi per una ripresa, l’economia dell’area, rimasta stagnante nei tre trimestri precedenti, potrebbe addirittura scivolare in una recessione.

Tuttavia, vi sono opinioni che ritengono auspicabile un rallentamento, specialmente se questo potesse agitare un mercato del lavoro ancora troppo stabile, poiché le pressioni sui prezzi sottostanti sono eccessivamente forti e potrebbero portare a un’inflazione inarrestabile oltre l’obiettivo del 2% fissato dalla BCE.

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