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Ferro ai massimi da 6 mesi per mancanza di offerta

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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La quotazione del minerale di ferro ha raggiunto i suoi livelli più alti da aprile a oggi, in mezzo a numeri sulla produzione e sull’export che fanno chiaramente percepite quanto sia scarsa al momento l’offerta di mercato. Le esportazioni dall’Australia, la nazione che esporta la maggior quantità di materiale di ferro al mondo, sono diminuite di 3 milioni di tonnellate soltanto nella settimana finale di ottobre. I top quattro produttori mondiali, complessivamente, hanno visto una diminuzione della produzione del 2% su base annua e le cose potrebbero continuare a muoversi in questa direzione anche nel corso dei prossimi mesi.

I livelli di produzione sono stati bassi nel corso di tutto l’anno, ma le quotazioni non ne hanno sempre risentito. La crisi immobiliare cinese, avendo ridotto di molto la domanda di mercato, ha portato i produttori ad aggiustare i livelli di estrazione di conseguenza. Adesso, però, sembra che il trend possa cambiare sul fronte della domanda: la Cina ha iniziato un programma di stimoli all’economia che potrebbe far riprendere in fretta l’economia del dragone, soprattutto grazie a un piano d’investimenti in nuove infrastrutture che indubbiamente avrà bisogno di molto minerale di ferro per poter essere realizzato.

presentazione della notizia su boom del prezzo del ferro

Problemi per la produzione nel breve termine

Attualmente una delle arterie commerciali più importanti al mondo per il mercato del minerale di ferro si trova a fare i conti con una situazione complicata. In Australia esiste una grande ferrovia che connette le miniere dell’interno del paese con i porti situati sulla costa, soprattutto a Nord dove le navi possono salpare verso la Cina. La ferrovia occupa 500 dipendenti ma sposta migliaia di tonnellate di minerale di ferro ogni giorno, e la settimana scorsa è stato indetto uno sciopero con l’obiettivo di ottenere migliori condizioni di lavoro. La notizia dello sciopero ha subito impattato i mercati, facendo iniziare il rally rialzista che sta andando avanti nel corso di questa settimana.

Nel frattempo il Brasile sta facendo i conti con una drastica siccità nelle regioni più conosciute per l’esportazione di minerale di ferro, cosa che sta bloccando i trasporti fluviali verso i porti oceanici in molte delle grandi miniere nei pressi dell’Amazzonia. Si prevede che questi problemi legati alla supply chain siano solo di breve termine, ma vanno a incidere su un equilibrio di mercato che era precario già da prima che si manifestassero. Si guarda alla soluzione degli scioperi in Australia come a un possibile catalyst ribassista, ma per il momento sembra che le negoziazioni siano ancora in alto mare e probabilmente ci vorranno settimane prima che i lavori riprendano regolarmente.

La Cina bussa alla porta, poco alla volta

L’economia cinese arriva da un anno decisamente poco felice, che ha visto il default di Country Garden e uno sprofondamento della crisi immobiliare. Il governo, però, ha deciso di intervenire a sostegno dell’economia cominciando ad approvare piani per nuove infrastrutture e facilitando le emissioni di bond delle province. I tassi di interesse a breve termine sono stati tagliati leggermente ed è possibile che, poco alla volta, la Cina riesca a ritrovare slancio.

Questo è quanto suggeriscono anche le parole di Dino Otranto, CEO del colosso minerario Fortescue. Otranto, parlando ai microfoni di Bloomberg, ha dichiarato che la Cina -principale importatore mondiale di minerale di ferro- sta aumentando i propri ordini. Citi ha analizzato lo scenario suggerendo una previsione di 130$ per tonnellata entro la fine dell’anno, sia in virtù di un aumento della domanda che di una riduzione ulteriore dell’offerta.

Attenzione anche a quanto deciderà la Federal Reserve in merito ai tassi d’interesse: nel caso in cui i mercati si aspettino un’ulteriore ondata di rialzi e tassi elevati a lungo, è probabile che la quotazione dell’acciaio ne risenta. Ma se Powell dovesse far intendere che l’inflazione sta tornando sotto controllo e che non saranno necessari altri scatti a rialzo dei tassi, allora i livelli di prezzo di aprile potrebbero facilmente venire superati.

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