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Gas naturale chiude la sesta settimana di fila in negativo

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il prezzo del gas naturale ha chiuso la giornata con un piccolo rimbalzo, ma alla fine questa si consacra come la sesta settimana di seguito in cui il prezzo della materia prima è sceso. Ormai si parla di una performance del -25% in appena un mese, con prezzo che ormai sono incomparabili a quelli dell’inverno scorso. Un effetto di mercato sicuramente gradito dai paesi importatori come l’Italia, e che in gran parte gli analisti attribuiscono alla scarsa domanda. L’inverno del 2023 si sta rivelando uno dei più caldi di sempre, una questione che sta facendo totalmente precipitare i consumi di gas sia in Europa che negli Stati Uniti. E con l’economia cinese che a distanza di un anno dalla riapertura continua a non mostrare slancio, anche la domanda industriale di elettricità rimane bassa.

Il mercato sta puntando gli occhi sulle previsioni del tempo: nel caso in cui le temperature dovessero iniziare effettivamente a puntare verso il basso, è sempre possibile che si inneschi un rally in pochi giorni. Fino a questo momento, però, l’inverno del 2023 si sta rivelando uno dei più caldi di sempre e persino i futures in consegna a gennaio non sembrano stare incorporando granché le attese per l’arrivo del freddo.

presentazione della notizia su previsioni degli analisti su gas naturale

Nel frattempo la produzione è ai massimi

La Energy Information Administration (EIA) degli Stati Uniti ha pubblicato ieri il suo ultimo report, indicando che attualmente i livelli di produzione americani sono nettamente al di sopra della loro media degli ultimi 5 anni. A novembre si è toccato un picco che non si toccava dal 2018, indicando che mentre la domanda fatica a decollare si mantengono dei livelli molto alti di offerta. Tre regioni in particolare stanno dimostrando di rappresentare la grande maggioranza degli aumenti di produzione: quella degli Appalachi, la Pennsylvania e la West Virginia. In queste aree la produzione sta sfiorando il 100% della capacità e non accenna a rallentare nemmeno dopo la corsa ribassista dei prezzi.

La EIA ha fornito anche delle stime sulla produzione nei prossimi mesi. Secondo le sue previsioni, il 2024 dovrebbe vedere un ulteriore aumento del 1,2% della produzione di gas negli Stati Uniti. Si prevede sia un aumento dei pozzi attivi, sia un aumento delle infrastrutture di liquefazione e di esportazione di gas naturale liquefatto (GNL). Gli Stati Uniti stanno cercando di capitalizzare il più possibile sulle mancate forniture di gas dalla Russia all’Europa, colmando il vuoto lasciato da Mosca con il loro gas liquefatto.

Netto cambio di passo rispetto al 2022

Novembre 2022 è stato, negli Stati Uniti, uno dei 30 mesi più freddi degli ultimi 128 anni. Questo novembre, per contro, è stato uno dei più caldi di cui si abbia memoria. La netta differenza tra le temperature di quest’anno e dello scorso mostra chiaramente perché ci sia così tanta differenza nella domanda di gas, ma al tempo stesso gli analisti continuano a interpellarsi su cosa succederà tra gennaio e febbraio. La maggior parte dei meteorologi sembra concorde nel dire che ci sono ancora segnali di un inverno più caldo sopra la media, e che probabilmente il fenomeno naturale El Niño continuerà fino a marzo. Le sorprese sono però sempre possibili, soprattutto considerando quanto imprevedibile sia diventato l’andamento climatico mondiale. Con i prezzi così bassi, qualunque segnale rialzista potrebbe causare un’inversione del trend in corso.

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