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Germania: ordini fiacchi, meglio l’export. Proiezioni rimangono deboli
Continua il profluvio di dati non edificanti per l’economia tedesca. Pochi minuti fa sono stati diffusi quelli riguardanti gli ordini alle fabbriche, sono cresciuti molto al di sotto delle aspettative degli analisti e delle grandi banche d’affari. C’è stato infatti un aumento di un modesto 0,3% a fronte di un consenso intorno all’1%, dopo dati già poco edificanti per l’ultima registrazione, che aveva fatto registrare un -3,8%. Grossi guai per Berlino?
Il dato ha fatto aprire diversi dei principali indici europei in negativo, con Euronext 100 e 150 che perdono in modo consistente, seguiti anche da Francoforte e Parigi, in un inizio di anno tutto fuorché entusiasmante per i principali asset di rischio e più in generale per il mercato azionario, tanto in Europa quanto invece negli Stati Uniti, nonostante una chiusura di 2023 piuttosto importante. E dato che le principali banche centrali continueranno a decidere riunione per riunione e dato per dato, ogni rilevazione che arriva dal calendario economico tende ad assumere un’importanza maggiore di quella che aveva soltanto pochi mesi fa.
Ordini alle fabbriche in Germania ancora molto fiacchi
Ci si aspettava un rimbalzo deciso: le principali banche d’affari e i principali analisti avevano un consenso medio intorno alla crescita dell’1,0% degli ordini. Consenso che però è stato disatteso e frustrato dall’arrivo dei dati ufficiali, che parlano di una crescita, modesta in verità, di solo lo 0,3%. È un altro pessimo segnale di quelli che arrivano dall’economia dell’area euro, economia della quale la Germania è ancora locomotiva senza che all’orizzonte ci siano possibili rimpiazzi.
A pesare sulla situazione tedesca, per quanto si tratti di problemi in verità risalenti, sia la questione energetica, con i prezzi che dopo l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina rimangono piuttosto alti e – in aggiunta – una domanda globale assai fiacca che sta punendo in particolare quelle economie con una forte vocazione alle esportazioni. Siamo, con ogni probabilità, in pieno territorio recessivo, stato che dovrà essere confermato da dati che sono in arrivo per lunedì prossimo, il 15 gennaio.
La situazione si fa inoltre complicata anche sul fronte politico. Diversi scioperi hanno già paralizzato e potrebbero continuare a paralizzare il paese, a partire da quelli degli agricoltori – almeno in parte rientrati – e alla minaccia di scioperi nel settore ferroviario che potrebbero impegnare il paese nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Complicazioni che emergono in seguito alla ormai famosa decisione della corte più importante del paese riguardo la spesa pubblica, decisione che ha costretto l’attuale governo in carica a celebrare le proverbiali nozze con gli altrettanto proverbiali fichi secchi.
Meglio gli export
C’è un altro dato che fornirà quanto necessario a chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno. C’è stato un buon rimbalzo dell’export, che è cresciuto del 3,7%, crescita che non si vedeva da tempo, ovvero subito dopo la fine delle restrizioni pandemiche. Un dato che però dovrà essere necessariamente confermato dalle prossime letture per poter anche soltanto parlare di uno spiraglio di speranza.
Le previsioni di crescita per il 2024 dell’economia tedesca diffuse da Bundesbank tengono conto di tutte queste chiare ed evidenti difficoltà e fanno proiezioni per un modesto +0,4% a fine anno. Percentuali di crescita molto soft, che devono tenere conto anche dell’incertezza che deriverà dalle decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea, incertezza che sarà inasprita appunto anche dai dati che arriveranno a partire dal prossimo lunedì.
La situazione dell’area euro nel suo complesso appare come la più difficile tra quelle delle economie cosiddette sviluppate, mentre si raccoglieranno i cocci di uno dei rialzi più ripidi di sempre in termini di tassi. E dei problemi che stanno creando problemi alla produttività tedesca.