News, Forex

HSBC rivede le previsioni: EUR/USD diretto verso quota 1.02

Avatar di Alessandro Calvo
Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
Scopri i nostri principi editoriali

HSBC è stata la prima banca commerciale ad aggiornare le sue previsioni sul cambio tra euro e dollaro americano, dopo che Christine Lagarde ha optato per un ulteriore rialzo dei tassi di interesse ma segnalando la fine degli scatti a rialzo per questo ciclo economico. Si conclude così la scalata dei tassi della BCE, lasciando l’euro estremamente debole sul mercato Forex: il cambio EUR/USD è già sceso a quota 1.06 e molti analisti hanno iniziato a interrogarsi su un possibile ritorno alla parità, come l’anno scorso. Per il momento HSBC prevede che il cambio si dirigerà verso 1.02 intorno alla metà del prossimo anno, guidato dalle forti differenze che esistono in questo momento tra la politica monetaria europea e quella americana.

presentazione della notizia su previsioni hsbc su cambio euro dollaro
Non è da escludere che altre banche d’investimento prevedano un ritorno alla parità

Ritorna lo spettro di una possibile parità

Gli analisti di HSBC hanno motivato molto chiaramente la loro nuova previsione. Da una parte vedono la quasi certezza che, con la decisione di oggi, la Banca Centrale Europea abbia toccato il massimo dei tassi d’interesse per quest’anno. Allo stesso tempo, negli Stati Uniti prevedono che i mercati inizieranno lentamente a lasciarsi alle spalle le attese di un possibile taglio ai tassi nei primi mesi del 2024. Il mercato delle obbligazioni sta prezzando la possibilità che la Fed decida di invertire la propria rotta dopo il raggiungimento del suo target di inflazione del 2%, cosa che molti analisti vedono possibile già nel corso dei prossimi mesi. La combinazione delle due cose creerebbe il terreno ideale per un’ulteriore svalutazione della Moneta Unica rispetto al dollaro.

Alla fine la paura più grande per l’economia dell’Eurozona si è concretizzata: la BCE si è trovata costretta a scegliere tra una recessione e l’iperinflazione. L’economia europea, trainata da un forte calo dell’attività economica in Germania, ha iniziato a dare evidenti segni di cedimento. Al tempo stesso, l’inflazione rimane ancora decisamente elevata rispetto all’obiettivo del 2% della BCE. La banca centrale spiega di essere convinta che, ai livelli attuali dei tassi di interesse, sarà possibile tornare a controllare il tasso di inflazione se i tassi saranno mantenuti abbastanza a lungo. Si entra dunque in uno scenario in cui i tassi dell’Eurozona non raggiungeranno i livelli toccati già ora dalla Federal Reserve, ma con ogni probabilità dovranno essere mantenuti più a lungo prima che il tasso di inflazione ritorni sui livelli desiderati.

foto di una persona al supermercato
Con l’inflazione UE al 6.10%, la BCE rimane molto lontana dal suo obiettivo

Wall Street crede nello scatto rialzista dell’euro

Malgrado le ultime novità, i dati mostrano che gli hedge funds e le banche commerciali americane continuano a puntare su un rafforzamento della Moneta Unica. Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla Commodity Futures Trading Commission, attualmente i fondi attivi hanno posizioni long nette sull’euro per 136.000 contratti. Si tratta del livello più basso raggiunto negli ultimi 7 mesi, ma indica comunque una scommessa di Wall Street dal valore di 18 miliardi di dollari sul rafforzamento della valuta europea. I dati sono aggiornati a venerdì scorso, e sarà interessante scoprire come cambieranno con la prossima pubblicazione in arrivo questa settimana.

Il punto nodale della questione riguarda la difficoltà di coniugare crescita e abbassamento del tasso di inflazione. Mentre negli Stati Uniti la crescita è rimasta elevata nel 2023, ma con un calo costante della pressione sui prezzi, i dati mostrano che in Europa il calo dei prezzi è stato decisamente più lento e accompagnato da una visibile contrazione dell’attività economica. Soprattutto, è stato accompagnato da una contrazione della produzione industriale: a partire dalla locomotiva economica europea, la Germania, si è notato per tutto l’anno un rallentamento degli ordini e della produzione. Nonostante ciò, fa notare Piet Christiansen di Danske Bank, lo slancio attuale dell’inflazione era troppo alto per non portare a un aumento dei tassi della BCE nella riunione sulla politica monetaria di stamattina.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *