L’idea di produrre idrogeno verde a partire dall’energia nucleare ha fatto parlare molto di sé in Europa nel corso degli ultimi mesi. Soprattutto la Francia, tra tutte le nazioni europee, si dice pronta a investire su questo tipo di processo per ottenere idrogeno “sostenibile”. Gli altri paesi UE, però, non sono totalmente convinti: a Bruxelles continua a esserci forte dibattito sulla possibilità di definire verde l’idrogeno prodotto in tandem con le centrali nucleari. Negli Stati Uniti, però, è arrivato un importante appoggio al cosiddetto “idrogeno nucleare” che potrebbe vedere aumentare i finanziamenti in questa direzione nel corso dei prossimi anni.
Già alcune settimane fa è arrivata la conferma che gli USA hanno messo in piedi un progetto pilota per iniziare a produrre idrogeno in questo modo. Si tratta ancora di un piccolo progetto esplorativo, ma il Department of Energy oggi ha voluto rimarcare il suo appoggio alla tecnologia. Jigar Shah, diretto dell’ufficio che concede prestiti da parte del DoE, ha dichiarato a Reuters che l’idrogeno nucleare ha “molto senso” da un punto di vista teorico. Trattandosi di una delle persone più influenti per le decisioni di chi riceverà e non riceverà finanziamenti da parte dell’ente pubblico americano dell’energia, la sua opinione può trasformarsi rapidamente in decisioni con un impatto economico.
Un parere che può valere miliardi in investimenti
Attualmente, secondo le statistiche del Department of Energy, negli Stati Uniti ci sono investimenti in corso in progetti legati all’idrogeno verde per un totale di $30 miliardi. Di questi, 1,5 miliardi di dollari sono stati forniti dall’ufficio prestiti del DoE. Questo però è soltanto il primo passo per riuscire a competere con i grandi progetti cinesi, ed è per questo che l’ufficio prestiti del Dipartimento dell’Energia ha già messo in conto da 5 a 8 miliardi di dollari in nuovi investimenti per finanziare nuovi progetti. Shah ritiene che quello tra idrogeno ed energia nucleare sia un “matrimonio interessante”, che può dare impulso alla ricerca nel settore di questa forma emergente di combustibile.
Il capo dell’ufficio prestiti del DoE non ha specificato quali progetti stia pensando di finanziare, ma ha confermato di aver già preso contatti con la proprietà di diverse centrali nucleari. Secondo il feedback raccolto dal suo ufficio, questi proprietari sarebbero “molto interessati” a ottenere esposizione all’idrogeno verde. Per il momento, in ogni caso, gli Stati Uniti continuano a dedicare la gran parte degli investimenti in idrogeno verde a quei progetti che puntano sull’energia fotovoltaica o eolica.
Una complessa scelta strategica
La maggior parte delle centrali nucleari stanno venendo dismesse, sia negli Stati Uniti che in Germania. Gli investimenti necessari sono troppo alti, il tempo per recuperare il denaro investito è troppo lungo, e soprattutto bisogna avere a che fare con due problemi: le scorte di uranio, non facili da trovare, e la necessità di smaltire le scorie radioattive in un modo che sia compatibile con i paletti ambientali occidentali. Ma ci sono anche decine di centrali nucleari che hanno piani di disinvestimento a lungo termine, nei quali rimane previsto di rimanere attive per i prossimi 10-20 anni.
Durante questo periodo, ci si chiede se la transizione all’idrogeno verde possa segnare un modo per dare nuova vita alle centrali nucleari. Sembra improbabile che questa nuova forma di combustibile possa risollevare le sorti dell’industria del nucleare, ma l’idrogeno potrebbe riuscire a estendere la vita utile delle centrali costruite con finanziamenti multimiliardari. Anche solo prolungare l’operatività delle centrali americane di pochi anni varrebbe miliardi di dollari. Dall’altra parte, finanziare questo tipo di investimenti potrebbe sottrarre risorse a forme più pulite di produzione dell’idrogeno che hanno più potenziale a lungo termine.