Uno dei temi più scottanti, quando si parla di sostenibilità, è il consumo di carne. Visto sempre di più come un problema per l’ambiente, il mondo della carne sta conoscendo una forte pressione per ridurre il proprio impatto climatico. Stanno nascendo anche sempre più progetti legati alla promozione dei prodotti sostitutivi della carne, come gli alimenti plant based che ne ricordano il gusto e la consistenza ma sono prodotti a partire da soli elementi vegetali. In un cambio di narrativa, però, il Natale del 2023 nel Regno Unito è stato segnato da una campagna di pubbliche di relazioni di grande successo per l’associazione nazionale dei cacciatori.
La British Association for Shooting and Conservation (BASC) ha lanciato un’iniziativa di ampio respiro per far conoscere ai più giovani le caratteristiche della carne di selvaggina. L’obiettivo era intercettare soprattutto i consumatori della Generazione Z, quelli che hanno più spinto negli ultimi anni il trend delle fonti vegetali di proteine. La selvaggina è stata dipinta come un tipo di carne che offre un ottimo profilo di valori nutrizionali, una maggiore sostenibilità rispetto alle carni allevate e prezzi accessibili. In particolare sono state promosse la carne di cervo e di fagiano, viste come particolarmente favorevoli per la campagna di pubbliche relazioni.
La campagna ha successo, mentre si riduce il plant based
Per il momento non sono stati ancora riportati dei risultati numerici, che saranno disponibili soltanto tra alcune settimane. I primi sondaggi effettuati tra i principali macellai del Regno Unito, però, rivelano che su tutto il territorio nazionale è aumentata la domanda di selvaggina. Invece sono già disponibili i dati sulle vendite di alternative plant based, che vedono un calo della domanda del 13,6% rispetto allo scorso anno. Questo sembra indicare che la campagna di BASC abbia avuto successo, sia dal punto di vista della divulgazione che dal punto di vista commerciale. Potrebbe essere la nascita di un nuovo trend, anche grazie al coinvolgimento di grandi chef nella campagna di pubbliche relazioni.
Il Regno Unito ha un mercato essenzialmente interno per la carne di selvaggina. A livello europeo i produttori principali sono Polonia, Germania, Spagna e Ungheria: in Ungheria, addirittura, il 90% della selvaggina prodotta viene esportata verso mercati esteri. L’Italia è invece un importatore netto, malgrado le grandi riserve boschive del nostro paese, soprattutto per via della regolamentazione molto stringente della caccia nel nostro paese.
Un’alternativa dipinta come salutare e sostenibile
La campagna pubblicitaria dell’associazione dei cacciatori inglesi ha toccato diversi punti, con l’obiettivo di migliorare l’immagine della selvaggina di fronte a diversi segmenti di consumatori. Rispetto a carni comuni come quella di pollo, la carne di selvaggina -specialmente nel caso del cervo e del fagiano- ha un maggiore contenuto di proteine, grassi e micronutrienti. Inoltre il profilo di grassi della carne di selvaggina è tendenzialmente più salutare rispetto a quello della carne di manzo. Stando alla BASC, la carne di selvaggina sarebbe anche più sostenibile rispetto a quella di allevamento e produce minori emissioni inquinanti per l’ambiente. Di recente, grandi società inglesi come British Airways hanno iniziato a incorporare la selvaggina all’interno dei propri menu.
Bisogna comunque notare che, dal punto di vista ambientale, la carne di selvaggina in questo momento è maggiormente sostenibile proprio per via del consumo ridotto. Dal momento che la domanda è bassa, non è necessario costruire allevamenti intensivi e non si manifestano tutte le esternalità che si manifestano con la carne di pollo e di manzo. Se però il consumo di selvaggina dovesse aumentare significativamente, il presunto vantaggio ambientale si perderebbe rapidamente. Si continua attivamente a discutere, anche a livello accademico, sull’impatto che poi questo tipo di carne abbia sulla biodiversità e sugli equilibri naturali degli habitat dove viene cacciata.