Azioni
ITC scivola dopo la scissione dell’attività alberghiera
Le azioni della conglomerata indiana ITC hanno subito un notevole declino del 3,3% martedì, ampliando così il calo iniziato nella sessione precedente. Tale brusca diminuzione è stata causata dall’esitazione degli investitori riguardo ai piani dell’azienda di mantenere una quota del 40% nella sua divisione alberghiera dopo averla scissa.
Nel comunicato rilasciato lunedì, ITC aveva annunciato l’intenzione di separare l’attività alberghiera dalle divisioni di sigarette e alimentari, ma mantenendo comunque il controllo del 40% della nuova entità, lasciando il restante 60% in mano agli azionisti di ITC.
L’andamento delle azioni dell’azienda aveva già registrato una discesa di quasi il 4% nella giornata precedente, rappresentando la peggiore perdita in un solo giorno dal 26 settembre 2022. Questo rappresenta un notevole cambiamento rispetto alla situazione solo poche settimane prima, quando il prezzo delle azioni aveva raggiunto livelli record in seguito alle notizie sulla probabile scissione dell’attività alberghiera.
Il piano per la riorganizzazione
Un nuovo schema di riassetto aziendale sarà esaminato durante una riunione del consiglio di amministrazione prevista per il 14 agosto. Secondo la società, questa operazione di demerger (scissione) aiuterà a rendere la nuova entità più attraente per gli investitori e i partner strategici.
Nella comunicazione ufficiale, è stato dichiarato che tale operazione sbloccherà il valore delle attività alberghiere per gli azionisti, fornendo loro una partecipazione diretta nella nuova entità, insieme a una valutazione indipendente basata sulle condizioni di mercato effettive.
Il presidente, Sanjiv Puri, ha sottolineato che, con questa proposta di riorganizzazione, sia l’attuale azienda ITC che la nuova entità continueranno a beneficiare delle sinergie istituzionali. Attualmente, il settore alberghiero di ITC gestisce 120 hotel con un totale di 1.600 camere e ha registrato ricavi lordi di Rs 2.585 crore durante l’anno finanziario 2023, con un utile prima degli interessi e delle tasse (EBIT) di circa Rs 532 crore. Al contrario, il leader di mercato, Indian Hotels, ha riportato ricavi di Rs 5.810 crore e utili netti di circa Rs 1.000 crore.
Gli investitori non hanno gradito il nuovo piano
L’attesa annunciata sulla scissione della divisione alberghiera ha suscitato grande interesse, ma purtroppo ha deluso il mercato e gli investitori di ITC. Il titolo dell’azienda ha chiuso con una perdita del 3,87% alla Borsa di Bombay, chiudendo a Rs 470,90. La delusione deriva dal fatto che non ci sarà una completa separazione dell’attività alberghiera come sperato.
Gli investitori avevano sperato che ITC si sarebbe liberata completamente della divisione alberghiera, poiché questa ha storicamente assorbito una quantità sproporzionata di capitale senza apportare un significativo contributo ai ricavi e agli utili dell’azienda madre, rappresentando meno del 5%.
In risposta alle aspettative, ITC ha dichiarato che questa mossa è parte della sua strategia più mirata di allocazione del capitale, che si è evoluta negli ultimi anni con l’adozione di una strategia “asset-right” per la divisione alberghiera. Tuttavia, mantenendo una quota del 40% nella nuova società, gli investitori temono che ITC continuerà a impegnare ingenti somme di capitale, riducendo così i rendimenti globali dell’azienda.
Nonostante l’adozione di un modello di business più leggero in termini di asset, che teoricamente dovrebbe portare a una migliore performance finanziaria, gli investitori non sembrano soddisfatti della decisione e avrebbero preferito una completa separazione della divisione alberghiera, ma questa opzione non si è concretizzata.
News
Boeing, piano per raccogliere 15 miliardi di dollari e creare liquidità
Boeing ha predisposto un piano per raccogliere 15 miliardi di dollari e garantire una maggiore liquidità all’azienda.
Un piano per raccogliere qualcosa come 15 miliardi di dollari: è il progetto di Boeing, anticipato proprio in queste ore dall’agenzia di stampa Reuters, che cita una fonte informata sui fatti.
Lo scorso 16 ottobre 2024, per la prima volta, era stato riportato che il produttore di aerei Boeing stava per mettere a punto un piano per raccogliere 15 miliardi di dollari con azioni ordinarie e un’obbligazione convertibile, nel tentativo di consolidare le finanze, messe a dura prova da uno sciopero che sta letteralmente paralizzando l’azienda.
Ma vediamo in quale modo l’azienda ha intenzione di sfruttare le risorse che ha in mente di raccogliere.
Boeing, un piano per raccogliere 15 miliardi di dollari
Il nuovo piano annunciato da Boeing prevede di raccogliere fino a 15 miliardi di dollari con un’azione combinata di vendita di azioni e azioni privilegiate convertibili. L’importo stimato, ad ogni modo, potrebbe aumentare in base alla domanda.
Al momento Boeing si sarebbe rifiutata di commentare in qualsiasi modo la notizia.
Già in precedenza Bloomberg News aveva riferito la tempistica prevista per l’aumento di capitale.
Ad inizio di ottobre, nei documenti normativi che Boeing ha depositato, viene messo in evidenza che la società avrebbe potuto raccogliere qualcosa come 25 miliardi di dollari in azioni ed obbligazioni, anche se il suo rating creditizio di grado di investimento fosse a rischio.
Boeing è alle prese con un controllo normativo leggermente più rigoroso: la produzione è limitata e i clienti stanno letteralmente perdendo fiducia nei suoi prodotti, da quando il pannello di una portiera di un aereo 737 Max si è staccato in volo.
Per tutto l’anno l’azienda ha continuato a bruciare liquidità. La scorsa settimana, inoltre, ha annunciato una nuova perdita trimestrale pari a 6 miliardi di dollari. All’inizio di questo mese Boeing ha dichiarato di aver sottoscritto un accordo di credito da 10 miliardi di dollari con i principali finanziatori:
- Bank of America;
- Banca Popolare Cinese;
- Goldman Sachs;
- JPMorgan.
Tra l’altro, proprio ad inizio ottobre, Boeing ha dichiarato che ha intenzione di tagliare 17.000 posti di lavoro, che corrispondono al 10% della sua forza lavoro. Ma non solo: rinvierà di un anno le prime consegne del suo jet 777X.
Le tre principali agenzie di rating del credito – S&P, Moody’s e Fitch – hanno dichiarato che taglieranno il rating di Boeing a spazzatura se l’azienda contrarrà nuovo debito senza rimborsare circa 11 miliardi di dollari di debito in scadenza fino al 1° febbraio 2026.
Boeing, lo sciopero continua
La scorsa settimana i lavoratori in sciopero della Boeing hanno respinto l’ultima offerta contrattuale dell’azienda. La presa di posizione dei lavoratori ha creato una nuova minaccia per le attività dei fornitori come l’azienda a conduzione familiare Independent Forge.
Il presidente Andrew Flores ha spiegato che se lo sciopero di oltre 33.000 lavoratori della Boeing negli Stati Uniti dovesse durare un altro mese, la sua azienda potrebbe dover ridurre le sue attività da cinque a tre giorni alla settimana per risparmiare denaro e trattenere i lavoratori.
Sebbene Independent Forge abbia già licenziato alcuni dipendenti, licenziarne altri non è un’opzione allettante. I 22 lavoratori rimasti sono essenziali per l’azienda, soprattutto quando lo sciopero finirà e la domanda di componenti aeronautiche in alluminio riprenderà. Flores ha spiegato che questi dipendenti costituiscono la spina dorsale dell’azienda. Il loro know-how è importante, non può essere sostituito.
Il voto espresso mercoledì dal 64% dei lavoratori dello stabilimento Boeing sulla costa occidentale contro l’ ultima offerta contrattuale dell’azienda , che sospende ulteriormente l’assemblaggio di quasi tutti i jet commerciali del costruttore, ha creato un nuovo banco di prova per fornitori come Independent.
La vasta rete globale di fornitori della Boeing, che produce componenti in grandi fabbriche moderne o in piccole officine in garage, era già stata messa a dura prova dalla crisi di qualità e sicurezza dell’azienda, iniziata a gennaio dopo lo scoppio di un pannello in volo su un nuovo 737 MAX.
News
Mercedes-Benz, gli utili della divisione auto sono crollati del 64%
Gli utili della divisione auto di Mercedes-Benz sono letteralmente crollati. I flussi di cassa arrivano dalla divisione industriale.
Crollati del 64% gli utili della divisione automobilistica di Mercedes-Benz, una delle più importanti case automobilistiche specializzata in veicoli di lusso. I numeri sono di gran lunga inferiori alle stime degli analisti: i consumatori cinesi hanno continuato a ridurre gli acquisti di beni di lusso condizionati da un’economia sempre più debole.
Harald Wilhelm, CFO di Mercedes-Benz, ammette che i risultati del terzo trimestre non soddisfano le ambizioni dell’azienda, aggiungendo che il gruppo continuerà nelle operazioni di taglio dei costi.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa stia accadendo a Mercedes-Benz.
Mercedes-Benz, crolla gli utili
Nel trimestre compreso tra il mese di luglio e quello di settembre 2024 gli utili di Mercedes-Benz sono stati condizionati dai costi di rinnovamento dei modelli e da un mercato difficile. Il gruppo si è impegnato principalmente con le nuove versioni del SUV Classe G, che sarà lanciata nel corso del prossimo trimestre.
A livello annuale le vendite di automobili sono state leggermente inferiori rispetto a quelle dell’anno precedente. Quelle del quarto trimestre, sostanzialmente, risultano essere in linea con quelle del terzo.
Un aspetto positivo di conti di Mercedes-Benz è costituito dalla continua generazione di flussi di cassa che arrivano dal business industriale, che è riuscito a raggiungere i 2,39 miliardi di euro nel corso del trimestre, in aumento del 2% rispetto allo scorso anno.
L’utile rettificato prima di interessi e imposte (EBIT) nell’unità automobilistica è sceso a 1,2 miliardi di euro rispetto alla stima media di LSEG di un calo del 3,6% a 3,19 miliardi di euro
I problemi maggiori, però, arrivano dalla Cina. Ola Kaellenius, CEO di Mercedes-Benz, ha sottolineato come i consumatori cinesi siano molto più cauti nell’effettuare degli acquisti importanti: la debolezza economica che dura da molto tempo e la crisi immobiliare hanno determinato una notevole incertezza per molti consumatori.
Nel corso del terzo trimestre, Mercedes-Benz ha tagliato due volte il suo obiettivo di margine di profitto annuo. Si è unita, in questo modo, al crescente numero di concorrenti europei che attribuiscono la causa del calo dei profitti all’indebolimento del mercato cinese.
I risultati sono arrivati proprio nel momento in cui stanno proseguendo i colloqui tra Pechino e Bruxelles sui dazi sulle importazioni di veicoli cinesi in Europa. Questo è, senza dubbio, un grosso grattacapo per molti big dell’industria automobilistica, preoccupati dalle possibili ritorsioni di Pechino.
Le preoccupazioni delle case automobilistiche tedesche
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che le case automobilistiche tedesche non dovrebbero temere la concorrenza della Cina.
Secondo Scholz alcuni sostengono che la Cina potrebbe fare molto meglio dell’Europa con i motori elettrici. Le aziende tedesche non devono avere paura di questa concorrenza. Scholz ha poi sottolineato che in passato il settore aveva dovuto fronteggiare la forte concorrenza di Corea del Sud e Giappone e ribadendo la posizione della Germania contro i dazi dell’Unione Europea sui veicoli elettrici (EV) di fabbricazione cinese.
Scholz è contrario ai dazi che potrebbero danneggiare la Germania. L’Ue dovrebbe ricorrere a tali misure laddove il dumping e i sussidi mettono effettivamente i produttori europei in una situazione di svantaggio, ad esempio nell’industria siderurgica.
Il settore automobilistico europeo si trova ad affrontare molteplici sfide, che vanno dagli elevati costi di produzione alla gestione del passaggio ai veicoli elettrici, fino al calo della domanda e all’aumento della concorrenza.
Questi problemi hanno portato alcune case automobilistiche europee a ridurre la capacità produttiva, mentre il principale attore della regione, Volkswagen sta valutando per la prima volta la chiusura di stabilimenti in Germania.
Joerg Burzer, membro del consiglio di amministrazione di Mercedes-Benz e responsabile della produzione, spiega che tutti gli stabilimenti dell’azienda sono ben utilizzati, a parte uno a Sindelfingen in Germania, dove viene prodotta la linea di modelli di alta gamma Classe S.
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Danone e Unilever, vendite in crescita, rispettivamente, del 4,5% e del 13,3%. Superate le previsioni
Nel terzo trimestre 2024 Unilever e Danone hanno superato le stime di vendita. Rimane ancora il problema dei prezzi troppo alti.
Unilever e Danone hanno superato le stime di vendita nel corso del terzo trimestre 2024. Le due aziende hanno iniziato a rallentare gli aumenti dei prezzi e stanno investendo nell’innovazione per riconquistare i clienti, che nel corso degli ultimi mesi si erano rivolti a dei brand meno costosi per far fronte all’impennata dei prezzi determinata dall’inflazione.
Durante la pandemia i costi generali sono aumentati: ad incidere pesantemente sono le spese sostenute per il trasporto delle materie prime. I prezzi dei cereali e dell’energia sono aumentati dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022. Unilever e Danone – come gran parte dell’industria alimentare confezionata – hanno dovuto aumentare i prezzi per riuscire a proteggere i margini. Questo ha portato gli acquirenti a passare a delle alternative più economiche, scegliendo le white label o i brand di proprietà di Walmart, Tesco e Carrefour.
Danone e Unilever, il problema dei prezzi
I prezzi di Unilever, nel corso del quarto trimestre 2022, sono aumentati del 13,3%. La divisione che si occupa della cura della casa è cresciuta di quasi il 17%, mentre quella legata ai gelati ha registrato un +14%.
Unilever ha registrato una crescita dei prezzi di base, nel corso del terzo trimestre 2024, ha registrato un +0,9%, con volumi di base in aumento del 3,5%, il più importante aumento a partire dal primo trimestre 2021. Le aspettative degli analisti, invece, si fermavano ad un 1% dei prezzi e ad un aumento del 3,2% dei volumi.
In una nota Hein Schumacher, amministratore delegato di Unilever, spiega che la società ha registrato un quarto trimestre consecutivo di crescita positiva e in miglioramento dei volumi, con ciascuno dei vari gruppi aziendali che ha registrato volumi più elevati anno dopo anno. Schumacher ha poi aggiunto che il sapone Dove, l’ammorbidente Comfort e i gelati Magnum hanno avuto buoni risultati.
Nel frattempo, anche la francese Danone ha superato le aspettative di vendita del terzo trimestre, spinta da un aumento del 3,6% nei volumi di vendita, mentre gli aumenti dei prezzi sono rallentati allo 0,7%, riflettendo la forte domanda in Nord America di prodotti ad alto contenuto proteico, creme per il caffè e acque.
Sia Unilever che Danone hanno mantenuto le loro previsioni per il 2024.
Danone ed Unilever, numeri rassicuranti
Nel corso del terzo trimestre Unilever ha registrato un aumento del 4,5% nelle vendite sottostanti, riuscendo a superare le previsioni degli analisti che si fermavano ad un aumento del 4,2%.
Tineke Frikkee, portfolio manager di Waverton Investment Management, spiega che è rassicurante vedere una forte crescita dei volumi nella maggior parte delle categorie. Un buon risultato nel settore dei gelati è utile, dato che si stanno preparando a uscire da questa divisione.
Unilever è al suo primo anno di svolta sotto la guida del CEO Schumacher. Come parte del piano, sta cercando di scorporare la sua attività di gelati, che produce Ben & Jerry’s e Cornetto. L’azienda sta anche spingendo nuovi prodotti, come il detersivo a ciclo rapido Wonder Wash, che continuerà a far salire di prezzo per aumentare le vendite.
Danone – produttore dello yogurt Activia, dell’acqua Evian e del latte per l’infanzia Aptamil – ha registrato un aumento del 4,2% nelle vendite comparabili nel terzo trimestre, superando le aspettative degli analisti che si aspettavano un aumento del 3,9%.
Juergen Esser, responsabile finanziario di Danone, prevede che in futuro possa esserci una certa inflazione nei costi dei materiali. Ma ha aggiunto che per aumentare il margine lordo, l’azienda deve creare il giusto equilibrio tra la produzione di volumi elevati e il mantenimento degli aumenti dei prezzi, garantendo al contempo una forte produttività.
È stato registrato il quinto trimestre consecutivo di crescita del volume delle vendite per Danone e il quarto per Unilever.
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Tesla, nel 2025 le vendite potrebbero crescere del 30%. Il titolo fa il botto in Borsa
La notizia che le vendite di Tesla potrebbero crescere del 30% fa brillare il titolo in Borsa, nelle contrattazioni pre-apertura.
Nelle contrattazioni pre-mercato il Tesla è balzata del 12%. Il titolo è galvanizzato dalle previsioni diffuse dall’azienda, che prevede una forte crescita delle vendite di automobili. il Ceo Elon Musk è riuscito a rassicurare gli investitori: sta ancora cercando di espandere il core business dell’azienda, ossia la vendita di veicoli elettrici.
Il rialzo delle azioni ha portato la capitalizzazione di Tesla a 80 miliardi di dollari, andando, in questo modo, a compensare la recente erosione di valore determinate dai timori che Musk fosse troppo concentrato su nuovi progetti come il robotaxi, che è stato presentato proprio di recente. Il quale, almeno nelle intenzioni del miliardario, dovrebbe guidare la crescita futura di Tesla.
Il futuro di Tesla
Elon Musk è riuscito a trasformare Tesla un’azienda leader nel mercato dei veicoli elettrici in una specializzata nell’intelligenza artificiale e robotica. Al momento, però, non è ancora riuscito a definire un piano aziendale dettagliato per riuscire a centrare il suo obiettivo.
Nel corso dell’ultimo trimestre, Musk ha fatto degli annunci aziendali audaci su tutto, tranne che sulle automobili. Ha parlato di taxi senza conducente e di robot umanoidi, ma ha sostanzialmente lasciato gli investitori preoccupati per la riduzione dei margini, che risultano essere compromessi dai prezzi bassi.
Musk – nel corso della conference call post utile che si è tenuta mercoledì 23 ottobre 2024 – ha previsto una crescita delle vendite nel 2025 che potrebbe oscillare tra il 20% ed il 30%. Ha promesso un veicolo accessibile e ha affermato che gli sforzi per ridurre i costi di produzione hanno contribuito ad aumentare il margine.
Jessica Caldwell, responsabile degli approfondimenti presso il sito web di ricerca e acquisto di automobili Edmunds, spiega che questa volta Elon Musk sembrava decisamente più appassionato e coinvolto. Caldwell ritiene che gran parte di Tesla sia legata al futuro, ma è necessario capire come ci si debba arrivare. Questo è ciò che la gente aveva bisogno di sentire e sono stati un po’ più bravi a fornire quei dettagli rispetto al passato.
Il sentiment mostrato dagli investitori, tra l’altro, è il risultato di un evento sfarzoso che si è tenuto nel corso del mese di ottobre, quando è stato presentato il robotaxi a due posti denominato Cybercab, che dovrebbe entrare in produzione nel 2026: sarà senza volante o pedali e dovrebbe costare meno di 30.000 dollari. Nel corso dell’evento è stato presentato anche un furgone senza conducente da venti posti e robot umanoidi, che hanno ballato con i partecipanti.
Delusi dalla mancanza di dettagli chiave sulla rapidità con cui Tesla avrebbe potuto incrementare la produzione di robotaxi e superare gli inevitabili ostacoli normativi, dopo quell’evento gli investitori hanno penalizzato le azioni della società. Musk ha dichiarato che Tesla punta a produrre almeno 2 milioni di Cybercab all’anno.
Tesla, gli investitori rimangono delusi
Le rassicurazioni fornite da Elon Musk nella giornata di mercoledì non hanno placato gli animi degli investitori.
Ross Gerber, CEO di Gerber Kawasaki Wealth and Investment Management e importante investitore in Tesla, ritiene che i robotaxi e l’intelligenza artificiale non sono i business fondamentali su cui voleva che Musk si concentrasse.
Musk si aspetta che i veicoli Tesla possano offrire dei servizi di ride-hailing a pagamento e senza conducente a partire dal 2025, raddoppiando la promessa fatta all’evento robotaxi. L’azienda starebbe già testando le operazioni con i suoi dipendenti nella Bay Area di San Francisco. Ma è probabile che tale piano incontrerà notevoli difficoltà normative.
Lo stesso Elon Musk ha ha dovuto riconoscere le potenziali difficoltà nell’ottenere le approvazioni in California, ammettendo che siamo davanti a qualcosa che l’anzienda non controlla totalmente, anche se ha aggiunto che sarebbe scioccato se non riuscisse ad ottenere l’approvazione nel corso del 2025.
Per ora, i fondamentali incoraggianti del core business dei veicoli elettrici probabilmente terranno Musk lontano dalla pressione. Fino al prossimo trimestre.
News
Coca Cola il fatturato netto è aumentato dello 0,3%, pari a 11,95 mld $
Il fatturato netto di Coca Cola è cresciuto seppur di poco. Le vendite vanno bene negli States, ma sono in calo in Cina e in Medio Oriente.
L’obiettivo di Coca Cola, per il 2024, è quello di riuscire a raggiungere la fascia alta delle sue previsioni di vendite organiche. Il colosso delle bevande potrebbe beneficiare della domanda crescente di bibite e succhi più costosi negli Stati Uniti, che, almeno fino a questo momento, hanno contribuito a far registrare un sorprendente aumento delle vendite nel terzo trimestre.
Le azioni di Coca Cola, ad ogni modo, sono scese del 2%: a pesare sulla quotazione del titolo in Borsa sono le dichiarazioni del Ceo James Quincey, che ha dovuto ammettere un calo dei volumi in Medio Oriente ed in Cina.
Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa aspettarci dai numeri di Coca Cola.
Coca Cola: bene negli States, male in Cina
Se le vendite di Coca Cola – e degli altri prodotti del gruppo come Fanta – vanno bene negli Stati Uniti, i numeri non sono altrettanto positivi in Cina e in Medio Oriente. Nel primo caso la domanda ha subito un duro colpo a causa della lenta ripresa economica nel periodo post-pandemia, determinata da una pesante e prolungata crisi immobiliare. Il conflitto in Medio Oriente ha avuto un impatto diretto sull’offerta nella regione.
Il fatturato di Coca Cola in Nord America è cresciuto del 12%: l’azienda ha introdotto sul mercato delle lattine sottili da 12 once, in modo da attrarre dei clienti con un budget limitato: un’offerta che ha spinto la domanda.
Danni Hewson, responsabile dell’analisi finanziaria presso AJ Bell, spiega che Coca Cola ha dato prova di un’abilità piuttosto raffinata nel convincere i consumatori a continuare a sborsare cifre esorbitanti per i suoi prodotti. Il team ha raddoppiato gli sforzi per fornire il prodotto giusto, nei posti giusti e alle persone giuste.
L’azienda, inoltre, prevede che le vendite organiche possano crescere del 10% rispetto ad una precedente previsione di aumento del 9-10%. Il suo prezzo medio di vendita è aumentato del 10%, mentre i volumi unitari sono diminuiti dell’1%. I ricavi della Coca Cola in Europa, Medio Oriente e Africa sono diminuiti del 7%, mentre nella regione Asia-Pacifico sono scesi del 4%.
Ramon Laguarta, CEO della rivale PepsiCo, ad inizio ottobre aveva affermato che gli aumenti dei prezzi e i costi dei prestiti stavano danneggiando i bilanci dei consumatori. Il produttore di patatine Frito-Lay ha tagliato le sue previsioni di vendita annuali dopo aver pubblicato un fatturato trimestrale al di sotto delle aspettative.
Il fatturato netto comparabile di Coca Cola è aumentato dello 0,3% a 11,95 miliardi di dollari. Gli analisti si aspettavano un calo del 2,62%. L’utile rettificato è stato di 77 centesimi ad azione, rispetto alle stime di 74 centesimi, e la società ha mantenuto la sua previsione di crescita annuale per un utile rettificato del 5%-6% nonostante gli aumenti dei prezzi.
Christian Greiner, senior portfolio manager presso F/m Investments, spiega che la debolezza del titolo sta prendendo sempre più piede in termini di prezzo, mentre la guidance viene semplicemente mantenuta.
L’Oms punta il dito contro le bibite gasate
L’Organizzazione Mondiale della Sanità punta il dito contro gli alimenti e le bevande confezionate, ribadendo che dovrebbero riportare delle informazioni nutrizionali di facile lettura sulla parte anteriore del prodotto, in modo da aiutare i consumatori ad effettuare delle scelte più sane e consapevoli.
L’aumento del consumo di cibi lavorati, ricchi di sale, zucchero e grassi, è una delle cause principali della crisi globale dell’obesità: più di un miliardo di persone soffrono di questa condizione e si stima che ogni anno si verifichino otto milioni di decessi precoci dovuti a problemi di salute correlati, come diabete e malattie cardiache.
Tuttavia, i governi hanno faticato a introdurre politiche per frenare l’epidemia.
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