Economia
JPMorgan: al vaglio alcune attività di due diligence
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JPMorgan Chase & Co., la nota multinazionale americana di servizi finanziari con sede a New York, è sotto esame da parte delle autorità di regolamentazione statunitensi per la due diligence (“diligenza dovuta”, ovvero l’attività di investigazione e di approfondimento di dati e di informazioni relative all’oggetto di una trattativa) che la banca ha condotto su alcune delle sue acquisizioni passate, secondo quanto è stato riportato dal Financial Times venerdì 7 aprile.
Queste operazioni includono un accordo da 175 milioni di dollari con il fondatore di una start-up che questa settimana è stato accusato penalmente di aver frodato il noto istituto bancario.
Sotto esame l’acquisizione della start-up Frank
L’Office of the Comptroller of the Currency (OCC), l’agenzia federale del governo degli Stati Uniti che regola e vigila tutte le banche nazionali e le filiali di banche estere presenti nel Paese, ha programmato una revisione specifica delle operazioni di JPMorgan dopo che la banca ha acquistato decine di piccole società nel 2021 e 2022, secondo quanto riferito da persone che hanno familiarità con la questione.
Una di queste era la start-up di aiuti finanziari agli studenti Frank. Ciò, infatti, avviene pochi giorni dopo che la fondatrice ed amministratrice delegata di Frank, Charlie Javice, è stata accusata di associazione a delinquere finalizzata a frodi bancarie, telematiche e mobiliari dalla Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente federale preposto alla vigilanza delle borse valori negli Stati Uniti. La frode in questione è in relazione alla vendita da 175 milioni di dollari della società a JPMorgan Chase Bank nel 2021.
Javice ha fondato Frank nel 2017 per aiutare i clienti a richiedere aiuti finanziari per i loro studi. JPMorgan ha annunciato l’operazione Frank nel settembre 2021, acquistandola attraverso la divisione Chase retail banking della banca con l’obiettivo di dare al prestatore un maggiore accesso ai clienti più giovani.
L’acquisto di Frank per 175 milioni di dollari non è stato rilevante per una banca che ha più di 2 miliardi di dollari di attività e ha generato più di 37 miliardi di dollari di profitti lo scorso anno. Ora, però, l’acquisizione è diventata una delle operazioni più famose che JPMorgan abbia fatto negli anni.
I problemi sono emersi mesi dopo la chiusura dell’operazione, quando JPMorgan ha cercato di capire perché i tassi di consegna e di apertura delle e-mail ai clienti di Frank fossero molto più bassi del previsto. L’indagine interna ha portato alla luce quello che ora le autorità sostengono essere uno schema durato mesi per falsificare i dati.
Sia JPMorgan che l’OCC hanno rifiutato di commentare. Neanche gli avvocati di Javice hanno risposto alle richieste di commento.
Una serie di vicissitudini giudiziarie
A dicembre JPMorgan aveva intentato una causa contro Javice e Olivier Amar, che era il responsabile della crescita della Frank, presso il tribunale federale del Delaware, sostenendo di aver aiutato a falsificare milioni di clienti per indurre la banca ad acquistare la sua azienda.
In quell’occasione, infatti, Javice è stata accusata dal Dipartimento di Giustizia di aver ripetutamente mentito alla più grande banca statunitense, affermando che Frank aveva messo in fila 4,25 milioni di clienti studenti, mentre in realtà disponeva dei dati di soli 300.000 studenti. Frank avrebbe pagato un professore di scienze dei dati per fabbricare le informazioni necessarie a chiudere l’affare, versando 105.000 dollari per un elenco di milioni di studenti. Secondo i pubblici ministeri, l’azienda avrebbe poi guadagnato 45 milioni di dollari dalla vendita della società.
Secondo il rapporto, tuttavia, la revisione dell’OCC era stata programmata prima della causa di JPMorgan. Le accuse di frode, però, renderanno l’affare Frank un’area di cruciale attenzione a causa dell’incapacità della banca di scoprire il presunto inganno durante il processo di acquisto. L’amministratore delegato Jamie Dimon ha poi descritto l’operazione come un enorme errore, in una conference call con gli analisti del 13 gennaio.
Dal canto suo, Javice ha presentato una contro-denuncia a febbraio, reputandosi innocente e accusando JPMorgan di aver compromesso la sua reputazione e di aver trattenuto ingiustamente 28 milioni di dollari di indennità di mantenimento e di azioni.
Questo è purtroppo l’ennesimo duro colpo che la nota banca d’affari deve sopportare. Il mese scorso, infatti, JPMorgan ha scoperto di essere proprietaria di contratti nickel, del valore di circa 1,3 milioni di dollari, della London Metal Exchange (LME), che si sono rivelati essere supportati da sacchi di pietre anziché di metallo.
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Cina, gli stimoli all’economia generano speranza, non fiducia. Cosa cercano gli investitori
Per il momento le promesse di stimoli all’economia hanno portato unicamente della speranza, non della fiducia. Cosa si aspettano gli investitori.
In Cina le promesse di stimolo all’economia hanno portato un po’ di speranza, anche se è troppo presto per affermare che si traduca in fiducia. Una dimostrazione in questo senso arriva dall’atteggiamento di un professionista del settore finanziario cinese citato da Reuters, Zhang Jing, che è riuscito a cavalcare così bene il recente rally del mercato azionario tanto da poter prendere in considerazione l’ipotesi di investire nel settore immobiliare. Prima di farlo, però, vuole avere altre certezze da parte del Governo.
La posizione di Zhang Jing è molto chiara: non ha ancora abbastanza fiducia, anche se è convinto che acquistare una casa aumenti le sue possibilità di trovare un coniuge. Per il momento Zhang Jing vuole aspettare e vedere come si sviluppano le cose, nella speranza che il governo introduca delle politiche efficaci per stimolare l’economia.
Cina, misure di stimolo all’economia
In Cina gli acquirenti di case, gli investitori e i consumatori sono sostanzialmente in fermento, in attesa che arrivino le misure di stimolo economico promesse. Nella maggior parte dei casi, però, sono titubanti nel prendere delle decisioni di spesa importanti, che potrebbero dare slancio ad un’economia in rallentamento. Una dinamica che è stata messa pienamente in mostra all’Expo in quella che un tempo era una delle città in più forte espansione della Cina.
Lan Foan, Ministro della Cina, nella giornata di sabato ha ribadito che il governo ha intenzione di aumentare significativamente il debito per rilanciare l’attività economica. Ma non sono stati forniti ulteriori dettagli sull’entità o sulle tempistiche, deludendo le aspettative degli investitori e degli analisti.
Per il momento i dettagli potrebbero mancare per dei semplici motivi procedurali. Per poter emettere del debito extra è necessaria l’approvazione del parlamento, che potrebbe arrivare nel corso delle prossime settimane. Anche se effettuare degli annunci di un incremento incompleti sono in contrasto con l’urgenza richiesta da un’economia che rischia di non riuscire a centrare l’obiettivo del 5% fissato per il 2024. Oltre ad essere sottoposta ad una pesante pressione deflazionistica.
Gli economisti prevedono la necessità di 2-3 trilioni di yuan (da 283 a 424 miliardi di dollari) in stimoli fiscali aggiuntivi. Alcuni investitori hanno affermato che la cifra deve essere ancora più alta per sostenere il rally del mercato.
Secondo Carlos Casanova, economista senior per l’Asia dell’UBP, le dichiarazioni di Lan non sarebbero arrivate in un momento ben preciso. ora come ora, infatti, uno dei principali ostacoli che sta incontrando l’economia della Cina è la prolungata flessione del mercato immobiliare, che nel picco del 2021 ha rappresentato circa un quarto dell’attività economica.
Cina, gli annunci politici arrivati a fine settembre
A fine settembre sono arrivati alcuni annunci politici che hanno dato una prima scossa al mercato immobiliare, contribuendo a riaccendere l’interesse da parte di alcuni acquirenti (principalmente quelli alle prime armi).
La banca centrale ha tagliato i tassi di interesse e ha iniettato 1 trilione di yuan nel settore bancario. Grandi città come Shenzhen, Guangzhou e Shanghai si sono unite al resto del paese nell’eliminare la maggior parte delle restrizioni all’acquisto di case.
Tali misure hanno spinto le azioni cinesi ai massimi degli ultimi due anni, prima di ritirarsi a causa dell’incertezza dovuta alla mancanza di dettagli.
Durante la festività nazionale del 1-8 ottobre, le vendite per superficie sono aumentate del 23% rispetto all’anno scorso.
A Shenzhen, dove i prezzi sono scesi di circa il 40% rispetto al picco massimo, durante il periodo in questione sono stati firmati circa 1.841 contratti preliminari di vendita di nuove case, con un aumento del 664% rispetto all’anno scorso, ha affermato l’autorità per l’edilizia abitativa della città. Nella vicina area di Daya Bay, nuovi cartelloni pubblicitari recitano: I prezzi delle case sono al minimo storico. Ora è il momento di comprare.
Tuttavia, alla fiera immobiliare, alcuni venditori non erano certi che il miglioramento del sentiment potesse essere duraturo.
Chen Gengtao, responsabile delle vendite per la società immobiliare Manjinghua, ha esposto appartamenti in due progetti diversi: uno più centrale, che sta riscontrando un evidente aumento di interesse da parte degli acquirenti, e uno in periferia, che invece non lo sta riscontrando.
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Banca Centrale Europea: 25 punti base ora e 25 a dicembre. Ormai è fatta?
BCE si prepara a tagli da 25 punti base – e altri tagli prima di dicembre. Sarà Francoforte a guidare il fronte pivot
Sarà di nuovo la Banca Centrale Europea a spingere sull’acceleratore di un allentamento delle politiche monetarie globali. BCE con ogni probabilità taglierà i tassi di altri 25 punti base durante il prossimo incontro, cosa che era stata quasi categoricamente esclusa fino a un paio di settimane fa. Un cambio di rotta che dipende da diversi aspetti – a partire da un rallentamento cinese che pesa tanto sugli export e ad un’inflazione che appare ormai come quasi certamente battuta.
Si tratterebbe, nel caso, del terzo taglio da 25 punti base per la Banca Centrale Europea – un percorso che poi era quello che si sarebbe augurato il capo di Bankitalia Fabio Panetta – che aveva da tempo chiesto a BCE un percorso di tagli lento ma costante, per anticipare eventuali riflessi recessivi che sono sempre sul tavolo dopo una fase relativamente lunga di tassi verso i massimi storici.
Il taglio arriva anche senza dati a supporto?
I falchi contestano una possibile decisione di questo tipo, dato che dall’ultima decisione presa da BCE sono mancati dati chiari a indicare la necessità di intervenire con un altro taglio. È così che si è espresso ad esempio Peter Kazimir, che è a capo della banca centrale slovacca, che mentre in diversi tra i giornalisti chiedevano la possibilità di nuovi tagli, indicava proprio l’assenza di dati appunto a supporto.
Ad oggi però Kazimir rimane l’unico a sostenere una posizione del genere, con tutti gli altri aventi voto che sembrerebbero invece intenzionati a votare a favore dei tagli.
Rimarrà aperta la questione di cosa fare poi a dicembre, per quanto l’orientamento attuale sembrerebbe essere quello di un ulteriore taglio anche entro fine anno.
Una questione complicata, con BCE che dipende da fattori anche extra-europei
In realtà BCE non sarà completamente autonoma nella decisione: la Banca Centrale Europea dovrà tenere conto di altri fattori macro, a partire da condizioni dell’economia cinese che non sembrerebbero essere in trend positivo o in recupero, nonostante un piano di stimoli a rate che sembrerebbe essere… potenzialmente ampio.
Pesa anche la direzione intrapresa da Federal Reserve: per quanto circolino voci della possibilità di non tagliare a novembre, sembra che le necessità siano altre, impellenti e impossibili da superare semplicemente perché l’inflazione non sembrerebbe procedere in modo a sufficienza rapido verso il 2%.
Crollerà così anche il mito della nave monetaria guidata dai venti dei dati: di dati per giustificare un taglio al prossimo giro ce ne sono effettivamente pochi, come ricorda Kazimir. Il tentativo sembrerebbe essere quello di anticipare il ciclo – nella speranza che ci si riesca.
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Tesla presenta Cybercab, il nuovo robotaxi che costa meno di 30.000 dollari
Tesla ha presentato Cybercab, il nuovo robotaxi che costerà meno di 30.000 dollari e sulla carta dovrebbe rivoluzionare il settore.
Si chiama Cybercab il nuovo robotaxi della Tesla, che nella giornata di ieri Elon Musk ha ufficialmente presentato al pubblico. Senza volante e pedali, l’auto ha due porte che si aprono ad ala di gabbiano: Musk ha scommesso più che altro sull’impatto che aveva sul pubblico il costo contenuto del veicolo, che può essere acquistato ad un prezzo inferiore aii 30.000 dollari.
Cybercab verrà prodotto da Tesla a partire dal 2026. Ma oltre al robotaxi, Musk ha presentato anche il robovan, che ha la possibilità di trasportare fino a 20 persone, anche se per questo modello sono stati offerti pochi dettagli.
Reduce da un vero e proprio record di proiezioni mancate, Musk, almeno per il momento, non ha voluto anticipare quanto velocemente Tesla sia in grado di superare gli ostacoli normativi all’immissione sul mercato di Cybercab. Ma soprattutto se sia realmente in grado di superare i robotaxi rivali, primo tra tutti quello di Alphabet.
Tesla svela i segreti del suo robotaxi: Cybercab
Secondo alcuni analisti ed esperti del settore, la creazione di un robotaxi potrebbe richiedere anche degli anni. Soprattutto per riuscire a risolvere i problemi dettati dalla sicurezza e dell’affidabilità. A finire sotto la lente d’ingrandimento sono stati principalmente gli incidenti e la difficoltà che, almeno al momento, ha la tecnologia a rispondere a diversi scenari come il clima, gli incroci complessi ed il comportamento dei pedoni.
Musk ha presentato Cybercab nel corso dell’evento intitolato We, Robot (con tanto di apparente cenno ad I, Robot dello scrittore Isaac Asimov). Nome scelto con molta attenzione, tanto che lo stesso manager ha spiegato che Tesla dovrebbe dovrebbe essere pensata più come una società di robotica AI piuttosto che come una casa automobilistica.
Dennis Dick, trader azionario di Triple D Trading, ha spiegato di essere piuttosto deluso. Dick ritiene che il mercato volesse linee temporali più definitive. Le indicazioni date da Musk sono state, invece, molto superficiali.
Elon Musk ha spiegato che Cybercab costerà 20 centesimi al miglio nel tempo e la ricarica sarà induttiva, non richiedendo spine. Il funzionamento dei robovan sarà ancora più economico: 5 centesimi al miglio.
I veicoli si baseranno sull’intelligenza artificiale e sulle telecamere piuttosto che sull’hardware comune tra i rivali robotaxi, come il lidar. Un approccio che gli esperti hanno segnalato come impegnativo, sia da un punto di vista tecnico che normativo.
Al di là dei veicoli, Musk ha annunciato molti progressi fatti con il suo robot umanoide Optimus, che potrebbe eventualmente essere valutato da 20.000 a 30.000 dollari e che può svolgere molte attività quotidiane.
Musk deve riconquistare la fiducia del mercato
Nel 2019 Musk aveva detto di essere molto fiducioso che Tesla potesse lanciare sul mercato un robotaxi operativo entro il 2020. Quest’anno, invece, ha spostato l’attenzione sul Cybercab e ha scartato i piani per costruire un’auto più piccola ed economica, che possa, in qualche modo, essere impiegata per contrastare il rallentamento della domanda di veicoli elettrici.
Tesla rischia di pubblicare il suo primo calo delle consegne quest’anno: gli incentivi all’acquisto non sono riusciti ad attirare abbastanza clienti per la sua vecchia gamma di veicoli elettrici, come hanno messo in evidenza i calcoli effettuati da Reuters che si basano sui guadagni del terzo trimestre. I tagli dei prezzi destinati a compensare gli alti tassi di interesse hanno ristretto i margini di profitto. Diverse aziende che tentano di entrare nel mercato dei robotaxi hanno subito miliardi di dollari di perdite, costringendo alcune a chiudere il settore.
L’approccio di Tesla alla tecnologia di guida autonoma completa richiede una costante attenzione del conducente, ma mantiene bassi i costi.
Secondo Jessica Caldwell, responsabile del sito web di ricerca e acquisto di auto Edmunds, Musk ha fatto un lavoro fantastico nel dipingere un futuro ideale per i trasporti che promette di liberare il nostro tempo e aumentare la sicurezza. Ma rimangono molte domande su come ciò sarà raggiunto da un punto di vista pratico.
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Google vince il premio Nobel. No, non è proprio così. Ma ci manca veramente poco
Qualcuno potrebbe affermare che Google abbia vinto il premio Nobel. Non è proprio andata così: lo hanno fatto i suoi ricercatori.
Questa settimana sono stati assegnati i premi Nobel per la chimica e la fisica ad un gruppo di pionieri dell’intelligenza artificiale affiliati a Google. Una decisione che, indubbiamente, ha sollevato non poche dibattiti sul predominio che l’azienda ha nel campo della ricerca e su come debbano essere riconosciute le innovazioni effettuate nel campo dell’informatica.
Nella ricerca sull’intelligenza artificiale, senza dubbio, Google è sempre stata in prima linea. Anche se è stata costretta a mettersi sulla difensiva mentre cercava di affrontare la pressione competitiva di Microsoft e di OpenAI. Oltre a dover combattere con il maggiore controllo normativo effettuato da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Premio Nobel, premiata anche Google
Hanno ricevuto il premio Nobel per la chimica Demis Hassabis, co-fondatore dell’unità di intelligenza artificiale di Google DeepMind, il suo collega John Jumper e il biochimico David Baker. L’Accademia svedese ha apprezzato il lavoro che i due ricercatori hanno effettuato per la decodificazione delle strutture delle proteine microscopiche.
Geoffrey Hinton, ex ricercatore di Google, ha vinto il premio Nobel per la fisica. Insieme allo scienziato John Hopfield ha effettuato le prime scoperte nell’apprendimento automatico, che hanno aperto la strada al boom dell’intelligenza artificiale.
La mancanza di un premio Nobel per la matematica o l’informatica – secondo la professoressa Dame Wendy Hall, informatica e consulente per l’intelligenza artificiale presso le Nazioni Unite – ha distorto il risultato.
Dame Wendy Hall ha spiegato che il comitato del premio Nobel non ha intenzione di perdersi le novità relative all’intelligenza artificiale, anche se è stato molto creativo accostare Geoffrey alla fisica. Si possono muovere, infatti, alcuni dubbi ed una serie di perplessità. Ma sono entrambi meritevoli di un premio Nobel per le scoperte che hanno fatto.
Anche Noah Giansiracusa – professore associato di matematica alla Bentley University e autore di How Algorithms Create and Prevent Fake News – ha sostenuto che la vittoria di Hinton era discutibile. Secondo Giansiracusa,quello che ha fatto è stato fenomenale, ma era fisica? Anche se c’è ispirazione dalla fisica, non stanno sviluppando una nuova teoria in fisica o risolvendo un problema di vecchia data in fisica.
Ricordiamo che le categorie del premio Nobel – che sono relative ai risultati ottenuti in medicina o fisiologia, fisica, chimica, letteratura e pace – sono state stabilite nel testamento dell’inventore svedese Alfred Nobel, morto nel 1895. Il premio per l’economia è un’aggiunta successiva, istituita con una dotazione della banca centrale svedese nel 1968.
La vittoria del premio Nobel e il predominio di Google
Le autorità di regolamentazione degli Stati Uniti, nel corso di questi mesi, stanno tenendo sott’occhio Google per una possibile scissione, che potrebbe costringerla a cedere parti della sua attività, come il browser Chrome e il sistema operativo Android, che secondo alcuni le consentono di mantenere un monopolio illegale nella ricerca online.
I profitti derivanti dalla sua posizione di leadership hanno consentito a Google e ad altre grandi aziende tecnologiche di superare il mondo accademico tradizionale nella pubblicazione di ricerche rivoluzionarie sull’intelligenza artificiale.
Lo stesso Hinton ha espresso un certo rammarico per il lavoro svolto nella sua vita, lasciando Google l’anno scorso per poter parlare liberamente dei pericoli dell’intelligenza artificiale e avvertendo che i computer potrebbero diventare più intelligenti delle persone molto prima di quanto previsto in precedenza.
Quando lasciò Google nel 2023 a causa delle sue preoccupazioni sull’intelligenza artificiale, Hinton affermò che l’azienda stessa aveva agito in modo molto responsabile.
Per alcuni, le vittorie del premio Nobel di questa settimana sottolineano quanto stia diventando difficile per l’accademia tradizionale competere con le grani aziende dell’elettronica. Giansiracusa ha affermato che c’era bisogno di maggiori investimenti pubblici nella ricerca.
Secondo Giansiracusa gran parte della Big Tech non è orientata verso la prossima svolta del deep learning, ma a fare soldi spingendo chatbot o mettendo annunci ovunque su Internet. Ci sono sacche di innovazione, ma gran parte di essa è molto poco scientifica.
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Cina, scatta il rally azionario. Hang Seng di Hong Kong è balzato del 4%
Scatta il rally azionario in Cina. I principali indici della seconda potenza economica globale brillano, dopo un’iniziale incertezza.
La Cina continua a rimanere al centro dell’attenzione. Le azioni della seconda più importante economia a livello globale hanno ripreso il loro rialzo, galvanizzate dalle aspettative di un briefing dei funzionari cinesi che si terrà questo fine settimana, che potrebbe portare a nuovi stimoli fiscali. Il dollaro, invece, sfiora i massimi di due mesi prima della pubblicazione del rapporto sull’inflazione negli Stati Uniti.
All’inizio della sessione asiatica le azioni della Cina continentale hanno registrato un rialzo, avvenuto nel momento in cui la Banca Centrale Cinese ha avviato una linea di credito da 500 miliardi di yuan con lo scopo di stimolare i mercati dei capitali. Il piano era già stato annunciato a fine settembre e rientra in un più ampio progetto che prevede una serie di misure di stimolo.
Ma vediamo come si muovono i mercati azionari della Cina.
Cina, come si muovono i mercati azionari
Aumenta del 3% circa l’indice blue chip CSI300 della Cina, andando ad invertire parzialmente il 7% registrato nella giornata di ieri: ad innescare questo risultato sono state le preoccupazioni di alcuni investitori, che hanno notato la mancanza di dettagli nel pacchetto di stimolo. L’Hang Seng di Hong Kong è balzato di oltre il 4%, dopo essere sceso dell’1,3% nella giornata di mercoledì. Nel 2024 è cresciuto del 26%.
L’indice MSCI più ampio delle azioni Asia-Pacifico al di fuori del Giappone è in aumento dell’1,25%.
In questo momento l’attenzione del mercato risulta essere saldamente rivolta alla conferenza stampa che il Ministero delle Finanze della Cina terrà nella giornata di sabato: nel corso di questo appuntamento dovrebbero essere forniti ulteriori dettagli sul piano di stimolo fiscale.
Richard Tang, stratega per la Cina presso Julius Baer, ritiene che il consenso preveda misure di stimolo fiscale per un importo compreso tra 2 e 3 trilioni di yuan. Tang, inoltre, si aspetta che nelle prossime settimane vengano annunciati ulteriori provvedimenti fiscali.
Ad ogni modo questi giorni sono stati particolarmenti volatile per i mercati cinesi. Dopo la lunga festa nazionale, nella giornata di martedì 8 ottobre 2024, le azioni della Cina continentale sono riuscite a raggiungere i massimi degli ultimi due anni. Anche se hanno perso immediatamente slancio, penalizzate principalmente dalla mancanza di dettagli sulle misure di stimolo. La mancanza di informazioni, sostanzialmente, ha inferto un duro colpo all’entusiasmo del mercato.
Nella giornata di mercoledì i principali indici di riferimento della Cina hanno registrato le maggiori perdite giornaliere da quando è scoppiata la pandemia Covid 19.
Come si muovono nel complesso gli indici azionari in Cina
Dando uno sguardo complessivo a come si muovono le azioni in Cina, si nota che l’indice CSI300 è in rialzo del 26%, mentre l’indice Shanghai Composite ha registrato un aumento del 22% da quando le misure sono state annunciate per la prima volta il 24 settembre.
Nicholas Yeo, responsabile delle azioni cinesi presso Abrdn, ritiene che la recente svolta politica segni un cambiamento radicale nel livello di sostegno politico e che probabilmente seguirà un significativo sostegno fiscale. Secondo Yeo, per fare in modo che la ripresa duri, il governo deve attuare misure di stimolo fiscale.
In questi giorni, tra l’altro, l’indice dei prezzi al consumo USA incombe. Durante la notte, l’S&P 500 e il Dow hanno chiuso a livelli record dopo la pubblicazione dei verbali della riunione della Federal Reserve e in vista dei dati sull’inflazione di settembre.
Dai verbali emerge che una sostanziale maggioranza dei funzionari della Fed presenti alla riunione di settembre era favorevole all’inizio di un’era di politica monetaria più accomodante con un taglio dei tassi di mezzo punto percentuale.
Tuttavia, come si evince dai verbali, sembrava esserci un accordo ancora più ampio sul fatto che la mossa iniziale non avrebbe impegnato la Fed a nessun ritmo specifico di riduzione dei tassi in futuro.
I mercati stanno scontando una probabilità dell’82% di un taglio di 25 punti base il mese prossimo, come ha mostrato lo strumento FedWatch del CME, con gli investitori che stanno ridimensionando le aspettative di tagli aggressivi dei tassi dopo il solido rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti della scorsa settimana.
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