News, Green Economy

Kenya, fotovoltaico per portare energia in luoghi remoti

Avatar di Alessandro Calvo
Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
Scopri i nostri principi editoriali

Il Kenya costruirà 136 mini-reti elettriche che genereranno energia attraverso i pannelli fotovoltaici, con l’obiettivo di fornire elettricità ai cittadini che abitano in luoghi remoti. La decentralizzazione della produzione di energia, un trend degli ultimi anni che sta prendendo piede anche in Occidente, aiuterà così i kenyoti più distanti dai centri abitati a poter contare su una fonte stabile di energia elettrica.

Il progetto si chiama KOSAP ed era stato approvato dall’Associazione per lo Sviluppo Internazionale nel 2017. È stato finanziato dalla Banca Mondiale e ora comincerà a diventare realtà, con l’obiettivo di connettere alla rete elettrica 277.000 famiglie e un totale di 1.5 milioni di persone. Saranno allacciate a queste mini-reti anche 567 infrastrutture pubbliche, favorendo anche lo sviluppo istituzionale della nazione africana. Il tutto, chiaramente, con un occhio di riguardo per l’ambiente dal momento che si tratta al 100% di un progetto basato sull’energia rinnovabile.

presentazione della notizia secondo cui il Kenya costruirà 136 mini-reti fotovoltaiche per portare energia in luoghi remoti
Il Kenya sta puntando molto sul fotovoltaico per portare l’energia elettrica nelle aree più remote della nazione

Lo sviluppo delle mini-reti in Kenya

Attualmente il Kenya può già contare su 62 mini-reti elettriche, con altre 28 già in costruzione. Il grande obiettivo del governo è quello di allacciare tutti i cittadini a una fonte stabile di energia elettrica già entro il 2030, un obiettivo ambizioso ma che sta prendendo forma di anno in anno. Le mini-reti non sono direttamente connesse alla rete elettrica nazionale, ma connettono direttamente le fonti di produzione -nella maggior parte dei casi pannelli fotovoltaici- ai consumatori locali.

Il vantaggio principale di questa strategia è che gli investimenti richiesti sono decisamente più bassi, ma dall’altra parte queste mini-reti non possono assicurare la stessa garanzia di avere un accesso stabile alla rete elettrica. L’installazione di accumulatori rimane molto costosa, per cui spesso l’elettricità non è disponibile nelle ore notturne o quando i pannelli non riescono a produrne abbastanza per via delle condizioni meteorologiche. In futuro potrebbero comunque venire integrati nella rete nazionale, ma nel frattempo assicurano per lo meno una fonte di energia anche nelle zone dove prima non ne arrivava una.

Il progetto KOSAP deve comunque affrontare sfide importanti per poter diventare realtà. In primo luogo il fatto che gli investimenti necessari siano elevati, mentre al contempo il potere d’acquisto di chi risiede nelle aree più remote è basso. Questo rende difficile giustificare il progetto da un punto di vista economico, ma indubbiamente l’impatto è positivo sul fronte sociale.

foto di un piccolo villaggio rurale in kenya
Le aree rurali sono importanti per l’economia kenyota, soprattutto per la produzione di caffè e altre materie prime agricole

Il trend della produzione decentralizzata

Se le nazioni africane si stanno concentrando sulla produzione decentralizzata di energia quasi per necessità, in Occidente questo trend viene visto di buon occhio per altre ragioni. Il futuro appartiene all’energia rinnovabile, ma spesso non è possibile o non è conveniente costruire mega-progetti solari o fotovoltaici. Per molti, il futuro si basa sulla produzione decentralizzata di energia attraverso soluzioni come l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici, piccole turbine sui salti d’acqua minori e pale eoliche nei punti dove il vento si incanala.

Le economie sviluppate tendono ovviamente a connettere tutte queste fonti di produzione alla loro rete principale nazionale, ma rimane comunque interessante l’idea di poter spostare la produzione di energia da grandi centrali a piccoli centri produttivi. Questo significa distribuire gli investimenti in modo più omogeneo e diversificare il rischio di problemi alle fonti di produzione di energia su un numero maggiore di impianti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *