Green Economy
La Serbia eliminerà gradualmente il carbone entro il 2050
Il governo della Serbia presto annuncerà ufficialmente la sua intenzione di eliminare gradualmente il carbone il prima possibile o al più tardi entro la fine del 2050. Il Paese dovrà inoltre includere l’obiettivo nei suoi documenti strategici e preparare un piano per la chiusura delle centrali elettriche a carbone entro il 2030.
Il disegno di legge è già stato inviato dal governo all’Assemblea nazionale alla fine del mese scorso.
Il primo passo concreto del Paese verso la sostenibilità ambientale
Gli obblighi di decarbonizzazione e la chiusura delle centrali termiche fanno parte di un disegno di legge sulla ratifica del contratto di garanzia per il prestito di 300 milioni di euro (pari a 332,89 milioni di dollari) che l’azienda elettrica statale Elektroprivreda Srbije (EPS) ha ottenuto dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (European Bank for Reconstruction and Development, EBRD).
Nel documento si legge che il Paese si impegnerà a stabilire le tappe per lo smantellamento delle centrali termiche entro il 31 dicembre 2030. Inoltre, appena possibile dopo l’esecuzione dell’accordo di prestito e dell’accordo di garanzia, la Repubblica di Serbia annuncerà l’impegno del Paese a eliminare gradualmente l’uso del carbone il prima possibile e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2050, è riportato in una clausola di una parte del disegno di legge, sotto il titolo “altri obblighi”. Ciò si rifletterà nelle versioni nuove o aggiornate dei documenti strategici nazionali“, è stato aggiunto.
Attualmente, infatti, la Serbia non ha ancora fissato alcun obiettivo di decarbonizzazione e di eliminazione del carbone nelle sue leggi e strategie. Tuttavia, firmando la Dichiarazione di Sofia sull’Agenda verde per i Balcani occidentali, ha raggiunto un importante traguardo impegnandosi a lavorare per rendere l’Europa neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.
Durante il vertice di Sofia, tenutosi il 10 novembre 2020 e presieduto congiuntamente da Bulgaria e Macedonia del Nord, di fatto, i sei Stati dei Balcani occidentali candidati a entrare nell’Unione Europea (Serbia, Kosovo, Macedonia del Nord, Albania, Bosnia Erzegovina e Montenegro) hanno sottoscritto la Dichiarazione sul mercato regionale comune (Declaration on Common Regional Market) e l’Agenda verde per i Balcani occidentali, che li impegna a sostenere e ad accelerare i cambiamenti e i processi nella regione con l’obiettivo generale di affrontare il cambiamento climatico, allineandosi quindi al Green Deal dell’UE.
La proposta di legge prevede anche che la Serbia adotti un piano nazionale per l’energia e il clima (National Energy and Climate Plan, NECP) entro il 31 dicembre e che preveda un obiettivo di oltre il 45% di energie rinnovabili nel mix di produzione di elettricità del Paese entro la fine del 2030.
Già lo scorso anno, infatti, la Serbia aveva preparato la prima versione del NECP e ha già tenuto una revisione pubblica.
Tra gli obblighi previsti dalla proposta di legge c’è un’asta per i parchi eolici con una capacità di almeno 400 MW e un piano triennale per le aste. Il bando pubblico per la prima asta, preparata in collaborazione con la EBRD, era stato inizialmente annunciato per il primo trimestre del 2023, poi posticipato ad aprile.
Gli obiettivi del prestito
Il governo ha scritto nel disegno di legge che il prestito di 300 milioni di euro risolverà un’urgente carenza di liquidità fornendo sostegno finanziario all’EPS e fornirà anche supporto per lo sviluppo di una strategia credibile di completa decarbonizzazione entro il 2050.
Il prestito, infatti, non dovrà essere utilizzato per investimenti di capitale in combustibili fossili o per gli stipendi dei lavoratori delle miniere e delle centrali elettriche a carbone, bensì prevede anche un sostegno per la riqualificazione dei dipendenti dell’EPS interessati dalla transizione verde.
Il denaro sarà anche utilizzato per pagare gli incentivi agli investitori nelle energie rinnovabili e per le importazioni di energia elettrica.