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Messico, Cofece critica Pemex sul mercato del jet fuel

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Written by Samanta Musai
Diplomata in Scienze Economiche, con parte del mio percorso formativo svolto presso l'Université Paris-Est Créteil a Parigi, ho conseguito una specializzazione in Amministrazione Aziendale. La mia professione di analista è incentrata sulla geopolitica e sulla macroeconomia.
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COFECE (Comisión Federal de Competencia Económica), agenzia governativa messicana indipendente incaricata di promuovere la concorrenza e prevenire le pratiche anticoncorrenziali nel mercato messicano, ha dichiarato venerdì che il mercato del carburante per aerei nel Paese è caratterizzato da barriere all’entrata per la concorrenza e dovrebbe essere riformato per includere regole che limitino la posizione dominante di Pemex, di proprietà dello Stato.

Cofece ha raccomandato, in particolare, che il CRE stabilisca un tetto alla quota di mercato di Pemex nel settore dello stoccaggio di carburante per aerei, che secondo l’organismo ostacola la concorrenza. Il CRE (Comisión Reguladora de Energía) è l’ente governativo messicano che regola e supervisiona il settore dell’energia nel Paese ed ha il compito di garantire che le attività del settore energetico siano svolte in modo efficiente, competitivo e sostenibile, tutelando nel contempo gli interessi dei consumatori.

foto di stazione rifornimento per aerei, bandiera del Messico
La posizione dominante di Pemex sul mercato del jet fuel limita la concorrenza in Messico

La posizione dominante di Pemex

Il mercato petrolifero e del gas in Messico è da tempo dominato dall’azienda nazionale Pemex, che gestisce anche la produzione e la vendita di carburante per aerei, nonostante i suoi principali poteri di monopolio siano stati abrogati dieci anni fa a favore di un mercato più competitivo con una riforma costituzionale .

L’azienda non ha un limite massimo per la capacità di riserva di carburante e ciò limita l’ingresso dei concorrenti: la maggior parte della capacità di stoccaggio viene contrattata con Pemex e le attuali regole che disciplinano i permessi di importazione di carburante per aerei scoraggiano l’entrata nel mercato.

L’organismo di controllo ha anche fornito raccomandazioni riguardanti l’approvvigionamento, lo stoccaggio secondario e interno e la commercializzazione al dettaglio, raccomandando che i ministeri dell’energia e dell’economia apportino modifiche per incentivare maggiormente i partecipanti. Cofece ha aggiunto che se le sue raccomandazioni venissero attuate i risvolti sarebbero positivi, poiché una maggiore concorrenza si rifletterebbe in prezzi migliori per il consumatore finale.

Pemex è fortemente indebitata

Pemex si trova ad affrontare miliardi di dollari di debiti in scadenza quest’anno e il prossimo, come dichiarato dal suo amministratore delegato. Con un debito finanziario totale di quasi 108 miliardi di dollari alla fine dell’anno scorso, Pemex deve rimborsare circa 8,2 miliardi di dollari quest’anno e altri 9 miliardi di dollari nel 2024, sia in obbligazioni che in prestiti bancari a lungo termine.

foto del logo di Pemex, bandiera del Messico
Pemex deve affrontare costi particolarmente elevati e sta cercando di farlo senza ricorrere alle casse dello Stato

Alla fine di gennaio, Pemex ha emesso obbligazioni decennali per 2 miliardi di dollari con un tasso di interesse del 10,375% per rifinanziare parte del debito: in questo modo ha evitato di accedere ancora una volta alle entrate dello Stato, che negli ultimi quattro anni ha fornito all’azienda circa 45 miliardi di dollari. Pemex ora prevede di aumentare la produzione di greggio e condensato a 2 milioni di barili al giorno entro l’inizio del 2024, rispetto a 1,69 milioni di barili al giorno nel 2022.

Il governo spera che Pemex non debba chiedere ulteriore aiuto alle casse dello Stato, ma non è da escludere: il ministero delle Finanze e Pemex lavorano a stretto contatto e l’azienda rappresenta il più grande contributore alle entrate statali.

Pemex ha ridotto parte del suo debito in un contesto in cui i prezzi del petrolio sono particolarmente elevati, registrando un modesto profitto di circa 1,2 miliardi di dollari lo scorso anno: l’impennata del prezzo del petrolio ha gonfiato le sue entrate del 60% fino a 123 miliardi di dollari, ma gran parte di questi guadagni è stata assorbita da costi elevati, tra l’acquisto di prodotti petroliferi per la rivendita, costi finanziari, tasse e commissioni.

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