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Nike investigata per sfruttamento di lavoro forzato in Cina

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Nike torna a soffrire accuse pesanti riguardo allo sfruttamento del lavoro minorile. Questa volta provengono dal Canadian Ombudsperson for Responsible Enterprise (CORE), un ente pubblico canadese che si occupa di investigare le pratiche non etiche e illegali delle imprese private. Per quanto Nike sia una società americana, ha una filiale locale (Nike Canada Corp.) che verrà giudicata in loco. In contemporanea è stata aperta anche un’altra investigazione da parte del CORE, contro la società Dynasty Gold Corporation che invece si occupa di estrazione mineraria.

L’investigazione riguarda alcune pratiche di produzione impiegate da Nike in Cina. Nello specifico, Nike è accusata di aver sfruttato il lavoro della minoranza Uyghur che da anni viene perseguitata dal governo cinese. L’investigazione del CORE è stata annunciata con un comunicato stampa accompagnato da un lungo report, nel quale vengono spiegati nel dettaglio i capi d’accusa. Il report si apre con un’affermazione importante: l’investigazione è stata aperta in seguito alle segnalazioni di ben 28 diverse organizzazioni canadesi, che puntano tutte quante nella stessa direzione. Questo significa che, anche se il processo giudiziale è ancora agli albori, ci sono delle basi solide su cui si fondano le accuse.

presentazione della notizia sull'investigazione per uso di lavoro forzato contro Nike
Per Nike si tratta di un ritorno nell’occhio del ciclone, dopo il decennio di accuse negli anni ’90 riguardante l’uso di lavoro minorile in Cina

Le accuse: sfruttamento di lavoro forzato e lavoro minorile

Se emergeranno delle prove concrete dei fatti di cui Nike è accusata, il danno all’immagine per l’azienda sarà molto difficile da riparare. Infatti il report spiega che la multinazionale americana dell’abbigliamento sportivo starebbe mantenendo relazioni commerciali con alcune imprese incluse in un elenco aggiornato dell’Australian Strategic Policy Institute. Si tratta di una lista in cui il governo australiano, per mano di enti specializzati, riporta i nomi di tutte le imprese cinesi che impiegano il lavoro forzato della minoranza Uyghur. Inoltre ci sarebbero delle prove concrete del fatto che Nike ha ricevuto almeno tre spedizioni da una società chiamata Qingdao Taekwang a luglio 2019; questa è un’azienda che notoriamente impiega il lavoro forzato della popolazione Uyghur nella sua forza lavoro.

Sono riportati anche i nomi di molte altre società all’interno del report: Esquel Textile, Qingdao Jifa Group e altri ancora. Tutti nomi di aziende che, secondo diverse fonti, impiegano lavoro forzato -paragonabile a una vera e propria schiavitù moderna- nel loro processo produttivo. La situazione ricorda molto quella degli anni ’90, quando una lunga serie di accuse di alto profilo furono rivolte a Nike con l’accusa di sfruttare il lavoro minorile sottopagato in Cina. Da quel momento Nike ha cercato di migliorare l’immagine delle proprie pratiche del lavoro, cercando di riparare al danno subito. A distanza di trent’anni, con un mercato molto più sensibile a queste tematiche, la situazione potrebbe ora ripetersi.

foto di un mercato frequentato dalla popolazione Uyghur
Il governo cinese non tollera che la popolazione Uyghur parli una lingua diversa e non si allineato con la cultura generale che il PCC vorrebbe imporre in Cina

Uyghur, la minoranza che Nike starebbe sfruttando

La Cina è da anni oggetto di critiche internazionali per il trattamento degli Uyghur, un gruppo etnico e religioso di lingua turca che vive principalmente nella regione dello Xinjiang, nel nord-ovest del paese. Secondo una lunga serie di indagini e testimonianze, le autorità cinesi hanno implementato politiche oppressive nei confronti degli Uyghur, tra i quali spicca il confinamento forzato di un numero significativo di individui in campi di detenzione. Ufficialmente, il Partito Comunista Cinese li definisce “campi di rieducazione”.

All’interno di questi campi, si sostiene che gli Uyghur siano sottoposti a detenzione arbitraria, privazione dei diritti umani fondamentali, torture, propaganda perpetua, lavoro forzato e assimilazione culturale. Ci sono anche accuse di sterilizzazione forzata e coercizione nell’ambito di politiche di controllo demografico.

Le autorità cinesi negano le accuse, per quanto siano fatti ben documentati da una lunga serie di fonti. Vari enti nazionali e sovranazionali hanno anche costituito degli elenchi in cui vengono riportati i nomi di imprese che sfruttano il lavoro forzato degli Uyghur, tra cui figurano aziende con cui Nike starebbe intrattenendo rapporti commerciali. Investigare la materia non sarà facile, dal momento che la Cina tenta di occultare le prove legate al trattamento di questa minoranza. Si stima che questa popolazione conti 10 milioni di individui e che oltre un milione di questi siano stati detenuti o uccisi dal 2014 a oggi.

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