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OPEC+ verso estensione dei tagli alla produzione di petrolio

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Di fronte a un prezzo del barile che ancora non decolla, il cartello OPEC+ starebbe considerando di prolungare la politica di tagli volontari alla produzione iniziata nella seconda metà dello scorso anno. I tagli all’attività estrattiva sono stati promossi soprattutto da Russia e Arabia Saudita, nel tentativo di mantenere più bassi i livelli di offerta e spingere verso l’alto il prezzo del barile. Considerando che le quotazioni del greggio sono rimaste stabili e non hanno avuto l’impennata che l’OPEC+ si stava aspettando, tre fonti vicine ai vertici hanno riferito a Reuters che molto probabilmente i tagli verranno mantenuti anche durante il secondo trimestre dell’anno. Manca l’ufficialità, ma sembra che ci sia già un pre-accordo piuttosto solido tra i paesi esportatori.

Attualmente il cartello OPEC+, che alla fine dello scorso anno ha perso l’Angola nel novero dei suoi membri, ha approvato tagli volontari alla produzione di 2,2 milioni di barili rispetto alle quote di produzione che erano state assegnate ai singoli paesi. Ma una crescita che viaggia a rilento in Cina e vicina allo zero in Europa hanno messo un freno significativo alla domanda di petrolio; al tempo stesso, una produzione record di greggio negli Stati Uniti e in Brasile hanno rapidamente colmato il gap di offerta lasciato dai paesi OPEC.

L’OPEC continua a voler mantenere bassi i livelli di offerta

Prezzi in rialzo in risposta alla notizia

Il prezzo del petrolio WTI ha chiuso la giornata a 78,85$ al barile, in rialzo di oltre un punto percentuale e mezzo, con una performance molto simile anche per il Brent. I prezzi sono in rialzo di quasi il 10% da inizio anno, anche in risposta a un forte aumento dell’incertezza geopolitica in Medio Oriente e non solo. Due delle tre fonti anonime che hanno parlato con la stampa hanno suggerito addirittura che già nella prossima riunione dell’OPEC+ potrebbe essere deliberata un’estensione dei tagli alla produzione fino a fine anno. L’organizzazione e i vertici della compagnia petrolifera saudita Aramco non hanno risposto a richieste di un commento in materia.

Per attendere una decisione definitiva bisognerà attendere con ogni probabilità fino alla prima settimana di marzo, quando i membri si siederanno formalmente a discutere sui loro piani. Rimane comunque da notare che, nei recenti commenti dell’Arabia Saudita -di fatto leader del cartello- è già emersa la piena disposizione a estendere i tagli alla produzione se si rivelassero necessari. Nel frattempo c’è comunque chi si prepara a riempire eventuali cali dell’offerta: gli Stati Uniti nel 2023 sono ufficialmente diventati i maggiori produttori del petrolio che viene importato nell’Unione Europea, ed è probabile che non si faranno sfuggire l’opportunità di continuare a esserlo anche nel 2024.

L’Arabia Saudita rimane molto ferma sulla sua predisposizione ai tagli di output estrattivo

Analisti vedono l’obiettivo a 85$

Secondo Dennis Kissler di BOK Financial, nei prossimi mesi inizierà a manifestarsi una situazione di ristrettezze sul fronte dell’offerta e i prezzi reagiranno a un eventuale prolungamento dei tagli alla produzione dei paesi OPEC+. Kessler ritiene che l’obiettivo dell’organizzazione sia un range di prezzo vicino a 85$ per barile, cosa che potrebbe essere raggiunta anche grazie alle tensioni geopolitiche. Per quanto nelle ultime settimane sembra che la possibilità di un conflitto allargato in Medio Oriente sia diminuita, rimangono comunque molti focolai di incertezze. Uno di questi è il traffico delle navi petroliere nel mar Rosso, ancora minacciato dagli attacchi degli Houthis malgrado l’avvio delle operazioni militari internazionali. Gli Houthis hanno già promesso di non sospendere gli attacchi fino a che il conflitto a Gaza non sarà finito, per cui si prospetta una situazione che andrà avanti ancora per diversi mesi.

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