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Paesi emergenti, -34% per le emissioni di bond ad aprile

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il valore totale delle emissioni di bond dei paesi emergenti, misurato in dollari americani, è calato del 34% su base mensile secondo gli ultimi dati di Tellimer Research. I dati sono aggiornati alla fine di aprile e rivelano un trend interessante, soprattutto per chi è interessato all’acquisto di bond governativi ad alto rendimento. Pare infatti che lo scenario geopolitico complicato, unito ai tassi di interesse in rialzo, stiano frenando le emissioni di obbligazioni per le nazioni che non godono di un merito creditizio elevato presso le agenzie di rating.

Le emissioni di obbligazioni da parte dei paesi emergenti sono anche metro della misura dell’ottimismo generale degli investitori. Quando c’è fiducia per la crescita e la stabilità dell’economia, gli investitori accettano il rischio maggiore posto dal prestare denaro ai governi di paesi emergenti; quando gli investitori sono scettici riguardo allo stato dell’economia, invece, domandano alti premi per il rischio che spingono le economie in via di sviluppo a limitare le emissioni di bond. I dati di aprile sono anche particolarmente interessanti perché rivelano lo stato delle cose in mezzo alla crisi di fiducia bancaria negli Stati Uniti e al crescente rischio di default del Kenya, della Bolivia e di diverse altre nazioni.

presentazione della notizia sul calo delle emissioni di bond dei paesi emergenti
Per le nazioni emergenti è diventato poco attraente emettere nuovi bond in questo periodo

Calano le emissioni di bond dopo il record di gennaio

Malgrado il drastico calo delle emissioni nel corso di aprile, il 2023 è iniziato come un anno di forte attività per le emissioni di bond da parte del Tesoro delle nazioni emergenti. Gennaio ha visto emissioni per un totale di 68.4 miliardi di dollari, prima che entrassero in gioco elementi di incertezza come il crollo di Credit Suisse e di tre diversi istituti di credito negli Stati Uniti. Nel corso dei mesi gli investitori hanno iniziato a comprendere che i tassi di interesse sarebbero rimasti in aumento più a lungo del previsto, che l’inflazione sarebbe stata difficile da combattere e che i rendimenti dei bond sarebbero aumentati.

La convergenza di questi elementi ha fatto sì che ad aprile l’attività di emissione da parte dei paesi emergenti abbia toccato il suo minimo del 2023, ma soprattutto che sia complessivamente dimezzata rispetto ai volumi di gennaio. Soltanto cinque nazioni emergenti -Messico, Turchia, Giordania, Bahrain e Brasile- hanno emesso nuove obbligazioni il mese scorso. Quasi tutte le emissioni sono avvenute all’inizio del mese, di fatto lasciando le ultime settimane di aprile completamente prive di emissioni. Più che essere i paesi emergenti a non avere sete di capitali, sembra che siano gli investitori a domandare tassi troppo alti per poter rendere convenienti le emissioni. È semplicemente diventato troppo difficile trovare dei modi di investire il denaro che garantiscano una redditività positiva sui bond emessi.

foto di un cantiere in corso
Per una nazione è conveniente emettere bond quando è possibile investire quel capitale con un ritorno più alto del tasso di interesse pagato agli investitori

Difficile trovare fiducia sui mercati

Considerati i rendimenti interessanti proposti dalle obbligazioni emesse dal Tesoro delle nazioni sviluppate, gli investitori hanno difficoltà a fidarsi di prestare alle nazioni emergenti in un momento di forte instabilità economica. La guerra continua in Ucraina, mentre in Occidente le banche centrali non sono ancora riuscite a vincere la loro partita contro il tasso di inflazione: dopo i fatti avvenuti nel comparto bancario statunitense, molti investitori sono tornati a prevedere una recessione nel corso del 2023.

Tutti questi fattori concorrono a rendere più difficile la raccolta di capitali. Inoltre molte nazioni arrivano comunque da un periodo in cui, per far fronte alla pandemia, le banche centrali hanno stampato molto denaro; gennaio ha visto un record di emissioni, e le due cose insieme fanno sì che per molte nazioni non ci sia urgenza di emettere nuove serie di obbligazioni. Questo rimane comunque un segno interessante della situazione attuale dei mercati finanziari, soprattutto per quanto riguarda il mondo del credito.

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