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Petrolio in discesa su produzione dell’OPEC in aumento

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Per il secondo mese di fila, l’output delle nazioni OPEC è aumentato: secondo i dati ufficiali dell’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, settembre ha visto un aumento di 120.000 barili al giorno per quanto riguarda esclusivamente i paesi membri. L’aumento si deve soprattutto alla maggiore attività estrattiva in Nigeria e in Iran. Nel caso di quest’ultima, addirittura il livello di produzione è arrivato ai massimi dal 2018 a oggi. La pubblicazione dei dati ha causato un calo del prezzo del barile in apertura di settimana, con il WTI che momentaneamente è tornato al di sotto dei 90$.

La produzione complessiva del cartello continua a rimanere estremamente bassa rispetto ai livelli di questa primavera, prima che le nazioni OPEC decidessero di tagliare di nuovo la produzione e poi di prolungare questi livelli bassi di produzione nel corso dell’inverno. Nonostante ciò, i mercati non stanno guardando troppo ai dati attuali. Si guarda soprattutto alla prossima riunione dell’OPEC, che si terrà mercoledì in videoconferenza. Alla riunione parteciperà anche la Russia, che insieme all’Arabia Saudita è stata la principale fautrice della decisione di mantenere livelli di produzione molto bassi.

presentazione della notizia su dati della produzione opec di petrolio a settembre
Malgrado i livelli produttivi rimangano bassi rispetto alla domanda, il Segretario Generale avverte che le nazioni OPEC non hanno più grande spazio per aumentare la produzione

Mancano ancora 700.000 barili al giorno

Malgrado il lieve aumento della produzione, sul mercato mancano ancora 700.000 barili al giorno rispetto a quanto le quote di produzione dell’OPEC stabiliscono attualmente. Il motivo sarebbe l’incapacità, da parte dell’Angola e della Nigeria in particolare, a mantenere il passo con le quote assegnate. Inoltre l’Arabia Saudita ha deciso, il mese scorso, di introdurre un taglio volontario alla propria produzione di petrolio pari a 1 milione di barili al giorno. Rimane invece stabile, secondo il report dell’OPEC, la produzione negli Emirati Arabi Uniti e nella maggior parte delle altre nazioni del Medio Oriente.

La variabile che pesa in questo momento è soprattutto la Russia, che nella prossima riunione potrebbe decidere di tirare fuori qualche altra novità inaspettata. Per il momento, il consensus che si è creato sui mercati prevede che si lasci tutto così com’è fino a fine anno. Nel corso del 2023, però, già più volte le attese degli analisti hanno lasciato spazio a sorprese che hanno cambiato le carte in tavola.

Foto di barili di petrolio
Ci si attende che, nella riunione di mercoledì, si parli anche di investimenti in aumenti delle infrastrutture produttive

OPEC ottimista su domanda, chiede più investimenti

L’organizzazione delle nazioni esportatrici di petrolio continua a dirsi ottimista riguardo ai livelli di domanda di petrolio che si manifesteranno nel corso dei prossimi mesi. Il Segretario Generale dell’OPEC, Haitham Al Ghais, ne ha parlato lunedì mattina ad Abu Dhabi dove Big Oil si è riunita ieri per parlare di taglio alle emissioni inquinanti. Al Ghais ha detto di prevedere che i livelli di domanda rimangano elevati per tutto il 2023 e che la situazione si dimostri stabile anche nel corso del 2024, con una crescita della domanda di circa 2.3 milioni di barile al giorno entro la fine del prossimo anno.

Al tempo stesso, vari dei membri al vertice dell’organizzazione, parlando allo stesso evento, hanno chiesto ai membri di aumentare gli investimenti. Il Segretario Generale dell’OPEC ritiene che attualmente i livelli di investimento siano “pericolosamente bassi”, affermando che le nazioni esportatrici hanno pochissima capacità produttiva libera per poter pensare di aumentare ulteriormente le proprie esportazioni. Prevede addirittura che, in caso di mancato intervento, il prezzo del barile possa raggiungere i 110$ al barile già nel breve-medio termine. Le nazioni OPEC si trovano strette tra la consapevolezza che il mercato del petrolio non brillerà in eterno, e la necessità di investire per mantenersi al passo con la domanda in questi ultimi decenni di rush finale.

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