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Petrolio, miglior mese da gennaio. JP Morgan alza previsioni

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Luglio è stato il mese di maggior rialzo per il prezzo del petrolio da gennaio a oggi. Dopo mesi di calo nei prezzi del barile, dettati soprattutto da una domanda di mercato al di sotto delle attese, ora il greggio ritrova la via dei rialzi. Il trend sembra trovare conferma nelle previsioni di Wall Street, con JP Morgan che alza le previsioni per la domanda di mercato nel resto dell’anno. Questa notizia potrebbe avere un effetto importante anche sulle previsioni di inflazione, dal momento che il calo dei prezzi delle materie prime -in primo luogo quello del petrolio- ha aiutato nella riduzione della pressione sui prezzi nel corso degli ultimi mesi.

Il mese del petrolio si chiude, per quanto riguarda la quotazione del WTI americano, con un rialzo del 15,80% rispetto alla chiusura di giugno. Il prezzo del barile è arrivato a 81,80$ del barile, proprio mentre le società che si occupano di estrazione hanno riportato utili sotto le attese negli ultimi dati trimestrali. La principale novità dell’ultimo mese è che la Cina sembra avere iniziato un vero percorso di ripresa economica dopo un primo semestre difficile nel 2023. Questo è confermato dal fatto che il prezzo del petrolio russo sta aumentando: anche se sanzionato dalle principali economie occidentali, i partner commerciali vicini a Putin -tra cui la Cina- continuano a importare barili dalla Russia a prezzi scontati rispetto alle quotazioni di Borsa internazionali.

presentazione della notizia sulla revisione a rialzo delle previsioni di prezzo del petrolio di Goldman Sachs
Il secondo semestre del 2023 potrebbe aprirsi con un’inversione di tendenza per il prezzo del petrolio

Goldman Sachs alza le previsioni

Goldman Sachs ha alzato le previsioni sia per quanto riguarda il prezzo del barile alla fine dell’anno, sia per quanto riguarda la domanda giornaliera. Si prevede un deficit di 1.8 milioni di barili al giorno nella seconda metà del 2023 e un deficit di 600.000 barili al giorno nel 2024, indicando una domanda superiore all’offerta. Secondo Goldman, questo dovrebbe portare il prezzo del brent addirittura verso i 95$ per barile entro fine anno. Questo malgrado le riserve di petrolio siano attualmente piuttosto alte, indicando che l’offerta rimane elevata ai livelli attuali.

Sono essenzialmente due le cause che Goldman Sachs ha indicato nella propria previsione per giustificare la revisione a rialzo. La prima è uno sforzo efficace dell’OPEC nel cercare di limitare i livelli di produzione giornalieri, con diversi tagli all’export già praticati nel corso del 2023. Il secondo è una revisione a rialzo delle stime di crescita, con il rischio di una recessione che si è fatto molto più contenuto soprattutto negli Stati Uniti. Con l’inflazione che rimane nettamente in calo negli USA e la fine dei rialzi dei tassi che sembra sempre più vicina, ormai è diventato meno probabile che l’economia entri realmente in recessione. Diverso il discorso per l’Europa, dove invece il calo della produzione industriale è significativa e una recessione sembra decisamente più probabile.

grafico del cracking spread
La differenza tra prezzo del petrolio e prezzo dei prodotti raffinati, nota come “cracking spread”, è rimasta particolarmente alta negli ultimi due anni

Non tutte cattive notizie per i consumatori

Malgrado il prezzo relativamente contenuto del barile di petrolio nel corso degli ultimi mesi, il prezzo dei prodotti raffinati è rimasto elevato. Questo per via di un cracking spread particolarmente alto. Il cracking spread rappresenta lo scarto tra il prezzo del petrolio e quello dei prodotti raffinati, solitamente misurato con un rapporto tra barili processati dalle raffinerie e prezzo dei prodotti venduti. Negli ultimi due anni, i margini della raffinazione sono stati insolitamente elevati e hanno segnato uno dei migliori periodi storici per le imprese del settore. Ora, malgrado il prezzo del barile sia in aumento, è possibile che rimanga invariato quello della benzina o che addirittura diminuisca.

Nel corso degli ultimi mesi, infatti, il cracking spread ha iniziato a ridursi e a tornare su livelli più vicini a quelli storici. Per questo motivo, anche se le imprese che si occupano di esplorazione e estrazione del petrolio arrivano da un mese molto positivo in Borsa, quelle che si occupano esclusivamente di raffinazione hanno avuto una performance nettamente diversa. Questo è indicativo anche di come ci siano delle novità importanti per quanto riguarda il mercato del petrolio in generale, che ancora sta cercando di ribilanciarsi del tutto dopo gli effetti della pandemia.

La variabile critica nel corso dei prossimi mesi sarà la ripresa cinese, che fatica ancora a decollare e rimane un tema centrale per valutare le previsioni sulla domanda di petrolio.

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