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Piovono critiche su accordo per combustibili fossili del COP 28

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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C’è voluta meno di una settimana affinché il nuovo accordo sui combustibili fossili raggiunto al COP 28, e tanto celebrato dagli organizzatori, finisse già sotto una pioggia di critiche a livello internazionale. Dopo aver raggiunto in zona Cesarini un accordo che prevedesse anche un riferimento a gas e petrolio, il testo finale recita che le nazioni si impegneranno ad “allontanarsi dai combustibili fossili” per limitare il surriscaldamento globale a 2 °C entro la fine del secolo. Questo è stato il compromesso trovato tra le posizioni dei paesi più green, che volevano a tutti i costi un riferimento esplicito ai combustibili fossili, e le nazioni OPEC che invece si sono impegnate a ogni costo a lasciare gli idrocarburi fuori dal testo finale.

Malgrado la politica abbia celebrato il risultato, gli scienziati sembrano andare completamente nella direzione opposta. Sono arrivate critiche su ogni fronte, dal fatto che non ci sia un impegno concreto sui limiti di consumo di gas e petrolio, al fatto di non avere operato alcuna distinzione tra questi combustibili fossili e il carbone. A distanza di pochi giorni, emergono delle critiche forti da parte di enti di ricerca, gruppi di studio, enti no profit e organizzazioni pro ambiente.

presentazione della notizia su critiche della comunità scientifica all'accordo sui combustibili fossili del COP 28

Critiche all’assenza di impegni concreti

Una delle voci più autorevoli che si è espressa sull’argomento è quella di Aarti Kholsa, direttore di Climate Trends. Il dott. Kholsa ritiene che un limite evidente del nuovo accordo sia quello di non avere stabilito delle azioni concrete da prendere già entro la fine di questo decennio, malgrado il testo abbia riconosciuto che la temperatura media del Pianeta stia aumentando. Inoltre sottolinea come il testo finale lasci ampie concessioni al mondo del gas e del petrolio. Harjeet Singh di Climate Action Network International fa un’osservazione simile, indicando che il testo finale della risoluzione sia ricco di lacune che permettono all’industria dei combustibili fossili di trovare varie scappatoie per continuare indisturbata nei propri affari.

Un report di Kick Big Polluters Out ha anche rivelato che al COP 28 erano presenti 2.456 lobbysti dell’industria dei combustibili fossili. Un numero record, soprattutto per una conferenza sull’ambiente. Nel frattempo si verifica anche uno scambio di accuse tra India e Occidente: l’India avrebbe voluto che le nazioni sviluppate si impegnassero a ridurre l’uso di gas e petrolio, mentre le nazioni Occidentali avrebbero voluto che il testo finale prevedesse espressamente un riferimento alla fine dell’utilizzo delle centrali a carbone. Tolto l’entusiasmo iniziale, sembra che ora il testo non piaccia già più a nessuno.

foto di una centrale a carbone su una costa

Oxford contro la cattura diretta della CO2

Un punto molto interessante riguarda la cattura diretta della CO2. Le nazioni del Nord, specialmente la Norvegia e il Canada, hanno insistito molto affinché questo tipo di tecnologia fosse incentivato dall’accordo raggiunto alla conferenza delle Nazioni Unite. Questo perché, in entrambi i casi, si parla di nazioni che producono una grande quantità di combustibili fossili ma almeno formalmente vorrebbero mostrarsi paladine delle questioni ambientali. Uno studio dell’Università di Oxford rivela che la strada potrebbe essere sbagliata: secondo la nuova pubblicazione basata su modelli previsionali, costerà al mondo 1 triliardo di dollari in più all’anno eseguire una transizione energetica ad alta densità di cattura diretta della CO2 rispetto a una a bassa intensità di utilizzo di questa tecnologia.

Bisogna comunque notare che, secondo la International Energy Agency (IEA), la cattura diretta dell’anidride carbonica potrebbe comunque giocare un ruolo importante all’atto pratico per ridurre le emissioni inquinanti. La IEA stima che, entro il 2070, il mondo potrebbe ridurre del 15% le proprie emissioni di gas serra proprio ricorrendo ai sistemi di cattura diretta. Su questo punto rimane dunque uno scontro aperto nella comunità scientifica, ma i climatologi fanno notare che il tempo a disposizione per chiarirsi le idee sta esaurendosi in fretta.

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