News, Economia

Raiffeisen Bank International sotto il mirino dell’OFAC

Avatar di Samanta Musai
Written by Samanta Musai
Diplomata in Scienze Economiche, con parte del mio percorso formativo svolto presso l'Université Paris-Est Créteil a Parigi, ho conseguito una specializzazione in Amministrazione Aziendale. La mia professione di analista è incentrata sulla geopolitica e sulla macroeconomia.
Scopri i nostri principi editoriali

Raiffeisen Bank International, la seconda più importante banca austriaca, è sotto indagine da parte delle autorità statunitensi per effettuare un controllo sul suo operato in territorio russo.

Venerdì scorso la banca aveva informato pubblicamente di aver ricevuto a gennaio una richiesta da parte dell’OFAC (U.S. Treasury Department’s Office of Foreign Assets Control) per fornire alcuni chiarimenti in merito alle attività del leader austriaco all’interno del mercato russo, alla luce degli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

La banca ha infatti ricevuto numerose critiche nell’arco dell’ultimo anno per aver deciso di continuare ad operare in Russia, ma si è difesa affermando che il suo operato non è condizionato dalle operazioni militari del Paese ed è decisa a lavorare in totale trasparenza.

L’OFAC ha chiesto alla banca austriaca di fornire maggiori dettagli sul suo coinvolgimento nelle questioni del Donbas, dell’Ucraina in generale e della Siria, dando anche chiarimenti sulle transazioni e sulle attività di alcuni suoi clienti. Le autorità avevano richiesto una risposta entro febbraio, ma la banca è riuscita a negoziare ottenendo il permesso di fornire i suoi dati divisi in tre parti: ad aprile, maggio e giugno.

Il dibattito si è acceso particolarmente ieri, lunedì 20 febbraio, poiché la notizia di venerdì ha influenzato anche l’andamento azionario della banca austriaca.

immagine di una banca stilizzata, foto di una mano con indice puntato
Le conseguenze della guerra per Raiffeisen Bank

Le conseguenze del conflitto ucraino

Molte aziende estere, allo scoppio della guerra in Ucraina, si sono allontanate dall’ambiente russo in seguito alle sanzioni emesse dai Paesi Occidentali. In risposta, Vladimir Putin ha reso molto più complicate le procedure di allontanamento delle banche estere, rendendo necessario che ciò venga prima approvato da lui.

Raiffeisen è fortemente immersa nel sistema finanziario russo, essendo una tra le 13 più importanti banche del Paese, di cui solo due estere. Ha infatti un forte impatto sul mercato, il quale a sua volta risulta essere particolarmente importante per la banca, considerato che nel 2022 la metà dei profitti era dovuto proprio alla Russia. L’anno precedente, infatti, la banca ha ottenuto un profitto netto pari a 3.8 miliardi di euro, di cui 2 miliardi derivanti dal suo operato in territorio russo.

Raiffeisen non è mai stata sanzionata in passato, ma le autorità europee hanno paura che, se ciò dovesse accadere, potrebbe portare a conseguenze anche in Europa, avendo rapporti con molti paesi europei ed essendo la seconda banca più importante dell’Austria.

Le sanzioni dell’OFAC

Lo U.S Treasury può applicare penalizzazioni a chiunque non rispetti le direttive: la sanzione più pesante che l’OFAC può imporre consiste nell’essere inserito nella cosiddetta SDN list, che produce come conseguenza quella di vedere congelate le proprie azioni negli Stati Uniti, impedendo alle aziende e ai cittadini americani di effettuare scambi con esse, e quella di impedire che le attività di una banca o di individui si effettuino in dollari, chiaramente cruciale per il commercio e per il sistema finanziario internazionale.

foto in tribunale con immagini delle bandiere russa e ucraina
Le sanzioni della autorità statunitensi

L’OFAC ha sanzionato cinque banche russe e numerosi oligarchi nel corso del conflitto, ma cerca generalmente di non applicare tali sanzioni se non in casi di estrema necessità, poiché consapevole che siano particolarmente stringenti.

La banca ha infine affermato di star cooperando con le istituzioni, poiché consapevole del fatto che la richiesta sia assolutamente legittima e messa in atto non come conseguenza di specifiche attività sospette, ma solo per effettuare un controllo alla luce delle complicazioni che possono essere sorte dalle sanzioni occidentali. Gli analisti di Erste Group hanno infatti cercato di tranquillizzare gli animi affermando che richieste del genere sono comuni e non portano necessariamente a provvedimenti. UniCredit, che continua a mantenere rapporti con la Russia, non ha però ricevuto una richiesta del genere per il momento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *