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Repsol blocca €1,5 miliardi di investimenti in idrogeno verde

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Repsol e il governo spagnolo si scambiano colpi e contraccolpi. La coalizione di governo vorrebbe introdurre una nuova imposta sui grandi gruppi dell’energia, che andrebbe a colpire Repsol in modo molto diretto. La società, in tutta risposta, ha immediatamente bloccato il suo progetto di produzione di idrogeno verde nei Paesi Baschi e minaccia di fare la stessa cosa anche con tutti gli altri impianti. Nel caso in cui dovesse succedere, per il governo spagnolo potrebbe essere molto difficile raggiungere i target legati alla sostenibilità che l’Unione Europea sta dettando ai Paesi Membri per il 2030. I negoziati sono incandescenti e per il momento non sembra che ci sia una linea di comunicazione diretta tra le due parti.

Repsol è il pioniere spagnolo dell’idrogeno verde insieme a Iberdrola, la società nazionale di utilities equiparabile alla nostra Enel. Le due aziende, sfruttando il grande potenziale dell’energia fotovoltaica in Spagna, hanno dato il via a una lunga serie di investimenti in idrogeno verde nel corso degli ultimi anni che potrebbero rendere la penisola iberica l’hub di produzione più importante in Europa. Ora che il governo potrebbe introdurre una nuova imposta su queste aziende, però, i rispettivi management devono fare i conti con il fatto che l’idrogeno verde è ancora non redditizio. In tempi difficili, i progetti a bassa redditività sono i primi a farne le spese.

presentazione della notizia su blocco cantieri di idrogeno verde di Repsol

La nuova imposta scatena la reazione del gruppo

Repsol ha annunciato l’interruzione immediata del suo progetto nei Paesi Baschi senza che ci fosse alcun riferimento a un’intenzione del genere nel corso dei suoi ultimi incontri con gli azionisti. La società non nasconde il fatto che sia una reazione direttamente collegata alla necessità di proteggere i propri interessi di fronte a un trattamento fiscale che favorirebbe i competitor internazionali e metterebbe in crisi il ritorno economico degli investimenti in idrogeno verde in Spagna. Oltre al progetto da 100 MW nei Paesi Baschi, l’azienda gestisce un portafoglio da 1,5 miliardi di euro di impianti di questo genere tra cui i maxi-progetti di Cartagena e di Tarragona. Sono impianti di rilevanza europea, che teoricamente dovrebbero permettere a Repsol nel corso dei prossimi anni di diventare una grande esportatrice di idrogeno verde verso altri paesi europei.

Al tempo stesso, questa nuova imposta andrebbe a pesare sui bilanci della società e cancellerebbe il vantaggio competitivo offerto dall’irradiamento solare della Spagna. Altri metodi di produzione dell’idrogeno verde, come quello prodotto in Germania a partire dall’energia eolica offshore, potrebbero improvvisamente diventare più economicamente validi. Di fronte a questa incertezza sulla regolamentazione del settore, Iberdrola manda un segnale al governo: finché non ci sarà chiarezza, lo sviluppo dei nuovi cantieri verrà bloccato. La società ha dichiarato anche di avere altri mercati su cui è pronta a investire.

foto di un impianto di produzione di idrogeno verde con energia eolica e solare

L’imposta al centro della bufera

Lo scorso anno, la coalizione di governo di centro-sinistra formata da PSOE e Sumar ha proposto e approvato un’imposta straordinaria sui profitti delle banche e delle società energetiche. Questo perché la crisi energetica europea, insieme al rialzo dei tassi d’interesse, hanno portato a ricavare una quantità senza precedenti di utili in questi settori; al tempo stesso altri segmenti dell’economia ne hanno sofferto molto, per cui l’idea era quella di tassare più pesantemente chi aveva giovato della situazione per aiutare i settori in difficoltà. Teoricamente la validità sarebbe dovuta essere di un solo anno, ma ora la coalizione di governo sarebbe pronta ad estenderla oltre.

La misura in questione, che non è ancora stata ufficialmente prorogata dal governo, l’anno scorso ha generato 2,9 miliardi di euro in gettito fiscale per le casse spagnole e ha “mangiato” il 17% degli utili complessivi prodotti dal settore bancario e da quello dell’energia. Ora Repsol, che nel frattempo sta cercando nuove opportunità in Venezuela, prova a far pesare la sua quantità di posti di lavoro e investimenti generati per la Spagna per far desistere i legislatori dalla proroga delle tasse straordinarie.

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