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Taglio del cuneo fiscale, il paradosso dell’aliquota al 56% per chi guadagna meno di 40mila euro

Un vero e proprio paradosso del taglio del cuneo fiscale ha introdotto un’aliquota del 56% per chi ha un reddito compreso tra i 32mila e 40mila euro.

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Taglio del cuneo fiscale, il paradosso dell'aliquota al 56% per chi guadagna meno di 40mila euro

Con la Legge di Bilancio 2025 arriva un nuovo taglio del cuneo fiscale, che, per uno scherzo del destino, porta a spendere più soldi di tasse. In un certo senso potremmo essere davanti ad un effetto paradossale: nella fascia di reddito compresa tra i 32.000 ed i 40.000 euro si viene a creare un’aliquota marginale del 56%: no, non stiamo sbagliando. Siamo davanti ad un’aliquota enorme, la più alta di tutte, che va ad impattare direttamente sui contribuenti che rientrano in quella fascia di reddito.

Quello che balza letteralmente agli occhi è che se i contribuenti iniziano a guadagnare oltre 40.000 euro, l’aliquota scende drasticamente al 44%, innestando un effetto regressivo a fronte di maggiori redditi. A mettere in evidenza quello che a tutti gli effetti potrebbe essere considerato un paradosso è una memoria che è stata depositata dall’Ufficio parlamentare di bilancio in occasione dell’audizione sul Ddl Bilancio.

Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire quale sia l’impatto sui contribuenti del taglio del cuneo fiscale.

Taglio del cuneo fiscale, gli impatti sui contribuenti

Prima addentrarci sul paradosso del taglio del cuneo fiscale è importante sottolineare che i lavoratori che rientrano nella fascia di reddito compresa tra i 35.000 ed i 40.000 euro sono quelli più avvantaggiati dalle novità previste dalla Manovra 2025. Il motivo è molto semplice: appartengono allo scaglione Irpef che fino a questo momento non ha beneficiato dei vantaggi del taglio del cuneo fiscale – che si traduce in uno sconto contributivo -: questa volta ne riusciranno a beneficiare anche loro. Volendo sintetizzare al massimo, chi dovesse rientrare in questa fascia di reddito nel 2025 avrà una busta paga più alta rispetto a quella del 2024.

La premessa è doverosa, anche perché il taglio del cuneo fiscale per il 2025 sembra causare alcuni pasticci, andando ad introdurre un’aliquota marginale effettiva molto alta, che va a colpire direttamente quei contribuenti che percepiscono dei redditi che non sono faraonici.

Cos’è un’aliquota marginale effettiva? Volendo sintetizzare al massimo costituisce la percentuale che viene applicata all’aumento di reddito oltre una certa soglia. In altre parole stiamo parlando di quella parte dell’aumento dello stipendio che va in tributi e che, quindi, non arriva nelle tasche dei lavoratori. Questo tipo di operazioni, nella maggior parte dei casi, genera delle vere e proprie distorsioni nella scala dei redditi. Nel caso che stiamo prendendo in esame quel punto equivale ai 32.000 euro: ogni euro in più che i lavoratori dipendenti guadagnano, il 56% finisce in tasse fino al raggiungimento dei 40.000 euro. Stiamo parlando, di fatto, della percentuale più alta prevista dal nostro ordinamento.

Quanto si deve pagare in tasse

Quali sono, sostanzialmente, le conseguenze di questo paradosso del taglio del cuneo fiscale? Una persona che, oggi come oggi, dovesse guadagnare poco meno di 32.000 euro e riesce ad ottenere un aumento di stipendio dal proprio datore di lavoro, gli resterà in tasca una cifra molto più bassa rispetto all’aumento lordo.

Discorso molto simile vale per gli straordinari: nel caso in cui con l’orario normale lo stipendio si dovesse attestare poco sotto i 32.000 euro l’anno lordi, il dipendente non avrà alcun incentivo a lavorare di più, perché la maggior parte dei soldi che gli arriveranno andranno a finire direttamente nelle tasche del fisco.

Come molti ben sapranno a seguito della riforma fiscale le aliquote Irpef sono passate da quattro a tre. Per riuscire a confermare gli effetti del taglio del cuneo fiscale (relativo ai contributi) si è scelto di operare sul fronte dei tributi da versare, con un sistema di bonus e detrazioni che devono essere calcolati in base al reddito del lavoratore. Sotto gli 8.500 euro il beneficio è pari al 7,1%, mentre fino a 15.000 euro è del 5,3% e al 4,8% fino a 20.000 euro. Per chi percepisce un reddito compreso tra i 20.000 ed i 32.000 euro è prevista una detrazione pari a 1.000 euro l’anno. Oltre i 32.000 e fino ai 40.000 euro la detrazione inizia a decrescere fino ad azzerarsi. Andando a combinare le tre aliquote Irpef e i quattro scaglioni di riferimento per i bonus si vengono a generare sette aliquote marginali, la più alta delle quali è compresa tra i 32.000 ed i 40.000 euro.

Pierpaolo Molinengo è laureato in materie letterarie ed è un giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002. Ha iniziato ad occuparsi di Economia fin da subito, concentrandosi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i suoi interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Pierpaolo Molinengo scrive di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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