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Terremoto a Taiwan e tsunami in Giappone: possibili grandi interruzioni alle supply chain

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il terremoto più forte registrato a Taiwan negli ultimi 25 anni ha gettato nel panico la popolazione dell’isola, mentre si attende che lo tsunami generato dalla scossa faccia il suo approdo sulle coste Sud del Giappone. All’aeroporto di Okinawa sono già stati sospesi tutti i voli: il sisma di magnitudo 7.5 ha stupito tutti, causando un trauma umano e sociale che potrà essere compreso soltanto nel corso delle prossime settimane. Bisogna ritornare al 1999 per ricordarne uno più forte, di magnitudo 7.6. In quell’occasione, il tragico evento fece perdere la vita a 2.400 persone e distrusse molte delle infrastrutture critiche della nazione.

Mentre si lavora senza sosta per cercare le persone che possono essere state intrappolate dalle macerie e si cerca di avere una prima valutazione dei danni umani ed economici, in Giappone la televisione locale delle isole nella parte Sud dell’arcipelago ripete la stessa frase: “Sta arrivando uno tsunami, evacuate immediatamente, non fermatevi e non tornate indietro”. Tutto questo ha un impatto che va al di là delle imprese e dell’economia, ma Taiwan e il Sud del Giappone sono anche due aree industriali che ricoprono un ruolo molto importante nella filiera economica mondiale. Taiwan, in particolare, è sede di TSMC e di buona parte delle principali fonderie di microchip del mondo. Si teme che per il mercato dei semiconduttori possa aprirsi una seconda fase come quella del 2020-21.

presentazione della notizia su terremoto a Taiwan
Sull’isola di Taiwan vivono 23 milioni di persone

Le aziende avvisano i dipendenti: andate via

Al momento è troppo presto per identificare i danni alle infrastrutture taiwanesi, ma i primi report dei testimoni oculari raccontano che quasi tutte le principali imprese del paese hanno chiesto ai loro dipendenti di allontanarsi dagli stabilimenti produttivi. La prima è stata proprio Taiwan Semiconductor Manufacturing Co (TSMC), che ha evacuato i suoi dipendenti da tutti i suoi stabilimenti principali. Non è chiaro se si tema il rischio di un crollo di queste infrastrutture, dove vengono prodotti i principali semiconduttori per smartphone, auto elettriche ed elettrodomestici del mondo. Anche Apple e Nvidia hanno chiesto ai dipendenti di allontanarsi da alcune zone, inviando degli SMS di allerta ai dipendenti.

Per il momento nessuna azienda ha ancora emesso un comunicato stampa ufficiale con una prima valutazione dei danni. Sui social media intanto circolano le prime foto di condomini crollati, auto travolte dai palazzi distrutti e soccorritori che si affrettano ad aiutare le persone di cui sentono le grida. Tutto sembra pensare che il conteggio delle vittime non sarà basso e che anche a livello industriale i danni richiederanno una lunga opera di ristrutturazione. Le notizie cattive sembrano non finire per Taiwan: dopo la pandemia e la costante minaccia di un’invasione cinese, ora si aggiunge anche la necessità di far fronte al peggior terremoto degli ultimi 25 anni.

Si attende lo tsunami in Giappone

Secondo l’Agenzia Meteorologica Giapponese, è atteso nelle prossime ore uno tsunami di circa 3 metri con un forte potenziale di distruzione. Le prime a essere colpite dovrebbero essere le isole dell’arcipelago giapponese che si trovano nel Sud del paese, ma sembra inevitabile che l’energia dell’onda anomala si trasferirà anche alle coste meridionali dell’isola principale. Le autorità hanno subito iniziato a evacuare le isole più piccole, che rischiano di essere completamente travolte senza lasciare spazio a posti sicuri dove rifugiarsi. Nel frattempo le grandi navi cargo ormeggiate a Okinawa hanno lasciato i porti per rifugiarsi in mare aperto, cercando di evitare il peggio della collisione diretta con lo tsunami. La speranza è che i grandi passi avanti tecnologici di Taiwan e Giappone nella costruzione di edifici adatti a sostenere questo tipo di sollecitazioni possano aiutare a salvare quante più vite possibile.

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