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Treasuries, inversione di rotta dopo i dati sull’inflazione

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Dopo settimane di costante aumento dei rendimenti dei bond governativi americani, che hanno portato a una diminuzione dei loro prezzi, lo scenario ora si è inaspettatamente invertito. I fondi speculativi che precedentemente scommettevano sul calo dei prezzi dei bond, ora si trovano di fronte a un’inversione delle aspettative. I rendimenti dei bond decennali, che avevano raggiunto oltre il 5% il 23 ottobre, sono scesi al 4,43%, il livello più basso in sette settimane. Questo cambiamento rappresenta una svolta notevole nelle prospettive di mercato, in parte alimentata dal controllo dell’inflazione negli Stati Uniti, portando un’ondata di sollievo agli investitori e influenzando una nuova dinamica nei mercati.

Sebbene analisti e investitori si aspettassero numeri più alti, i tassi annuali di inflazione generale e core sono stati rispettivamente del 3,2% e del 4,0%. Questo risultato ha contraddetto la previsione di un’inflazione più elevata, specialmente considerando la robusta performance dell’economia americana. La svolta nei prezzi dei bond riflette quindi questo scenario, indicando un cambiamento di prospettiva tra gli investitori, che ora vedono il calo dell’inflazione accelerare più del previsto. La Federal Reserve degli Stati Uniti, di fronte a questi dati, potrebbe trovarsi in una posizione incline a considerare tagli ai tassi d’interesse nel secondo trimestre del 2024, una prospettiva che quasi sembrava impensabile fino a un mese fa.

presentazione della notizia su inversione del trend dei bond americani

“Big Long”

Dopo questo periodo di notevole volatilità nel mercato dei Treasuries, con la divulgazione dei nuovi dati sull’inflazione si osserva un movimento di inversione del trend. Il cambiamento di paradigma riflette un repentino cambiamento nelle prospettive degli investitori, indicando un ritorno della fiducia nei bond in un’atmosfera di sollievo dopo le precedenti preoccupazioni sull’inflazione. L’ascesa nei prezzi dei bond implica contemporaneamente una diminuzione dei tassi d’interesse, evidenziando un cambiamento nelle valutazioni del mercato rispetto all’ambiente economico. I quotidiani finanziari americani hanno addirittura iniziato a parlare di Big Long, in contrapposizione al celebre “Big Short” della crisi del 2008.

Improvvisamente i bond del Tesoro americano sono tornati a essere appetibili e gli investitori stanno generando un’ondata di acquisti che non ha avuto precedenti durante l’anno in corso. Nel frattempo, grandi hedge funds come quello di Bill Ackman hanno chiuso le posizioni short sui Treasuries e in certi casi hanno addirittura ribaltato la direzione del loro investimento. Cambiano anche le prospettive sulle prossime mosse della Federal Reserve: ora sembra che i tassi attuali siano sufficienti per riportare la pressione sui prezzi al di sotto del target del 2%, e potrebbe anche essere possibile iniziare a tagliare i tassi prima di quanto era previsto fino alla settimana scorsa.

grafico dell'andamento dei tassi dei Treasuries decennali

Gli analisti aggiornano le loro previsioni

Secondo le analisi di analisti ed economisti sull’evoluzione recente dell’economia e dei tassi di inflazione negli Stati Uniti, la prospettiva per gli investimenti in bond diventa più interessante. Ronald Temple, capo stratega di Lazard, ha parlato di “disinflazione immacolata” e ha sottolineato che, in assenza di shock esterni, la Federal Reserve sarà sempre più propensa a tagliare i tassi nel secondo trimestre del 2024.

Jason Pride, analista e capo della strategia di investimenti in bond di Glenmede, ha invece esortato alla prudenza. Lo ha fatto evidenziando tutte le celebri occasioni del passato in cui una banca centrale, dichiarando vittoria prematuramente contro l’inflazione, si è poi ritrovata a dover inseguire gli aumenti dei prezzi.

Non tutta Wall Street, dunque, è ancora convinta del fatto che la guerra contro l’inflazione si fermi qui. Senz’altro, però, è diventato l’atteggiamento più comune tra gli analisti. Ora bisogna capire quali saranno gli effetti sull’economia del calo dell’inflazione: è possibile che i prezzi smettano di lievitare senza un raffreddamento nel mercato del lavoro? Questa è la domanda più difficile a cui rispondere in questo momento. Fino a qui l’inflazione è stata alta anche in risposta a un mercato del lavoro vicino alla piena occupazione, e a una spesa dei consumatori in costante aumento. Ora che ci sono notizie positive sul fronte dell’inflazione, ci si chiede se l’economia reale continuerà a performare così bene.

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