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USA, debito da carte di credito raggiunge $1 triliardo

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il debito totale sulle carte di credito americane, secondo un report pubblicato da poche ore dalla Federal Reserve Bank of New York, ha raggiunto i 988 miliardi di dollari. Una cifra vicina alla soglia di un triliardo (1.000 miliardi), considerata però più psicologica che pratica. I dubbi però rimangono: l’economia americana è troppo indebitata? Ci si chiede quali possano anche essere gli effetti di questa situazione nel caso in cui, ad esempio, l’economia dovesse rallentare in vista di una recessione. Il credito al consumo è sempre stata una caratteristica tipica degli statunitensi, ma tra inflazione e pandemia si è arrivati a toccare dei nuovi record.

Bisogna anche ricordare che i tassi di interesse attuali della Federal Reserve sono al loro massimo storico da oltre 10 anni. Questo significa che i consumatori indebitati sulla propria carta di credito stanno andando incontro a una spesa per gli interessi notevolmente più alta che in passato. Malgrado ciò, sembra che almeno fino a questo momento gli interessi non abbiano scoraggiato gli acquisti: un possibile segno di fiducia per l’andamento dell’economia, ma anche una possibile bomba ad orologeria nel caso di una crisi economica. Anche gli analisti sono divisi nell’interpretare questi dati, che per alcuni sono un problema e per altri un segno di ottimismo.

presentazione della notizia sul debito da carte di credito negli stati uniti
Il debito da carte di credito ha sostenuto l’economia in questi mesi di tassi in rialzo, favorendo l’attività dei consumatori

L’inflazione favorisce le carte di credito

Il trend riscontrato dalla Federal Reserve di New York è che, con i prezzi dei beni di consumo in aumento, sempre più persone hanno scelto di utilizzare la carta di credito per coprire delle spese che prima venivano affrontate con pagamento a vista. Questo può aiutare in un primo momento a mantenere i livelli di consumo, sia all’interno del proprio nucleo familiare che nell’economia più in generale. Una volta che si raggiunge il proprio tetto sul debito, però, iniziano i problemi veri e propri: oltre a dover diminuire le spese, ci si trova a fare i conti anche con il pagamento degli interessi.

Finché il mercato del lavoro rimarrà forte come oggi, è difficile che la situazione possa rappresentare un problema a tutti gli effetti. I salari si sono adeguati all’inflazione e i lavoratori possono confidare nel fatto che con i loro stipendi riusciranno a ripagare il debito sulla propria carta di credito.

La situazione diventerebbe più complicata nel caso in cui si verificasse una crisi del lavoro, con le persone che ora devono far fronte ai propri debiti senza avere entrate. Da tempo la Federal Reserve sostiene che i livelli di occupazione siano “troppo alti”, al punto che con un mercato del lavoro così dinamico diventa impossibile abbassare l’inflazione in modo stabile e duraturo. Dall’altra parte, però, se si perdesse un numero significativo di posti di lavoro, il debito al consumo potrebbe avere delle ricadute molto importanti sul sistema bancario.

foto di una persona che paga con carta di credito
Al momento non sembra che i tassi di interesse elevati abbiano scoraggiato i consumatori dall’uso delle proprie carte

Si guarda ai crediti in sofferenza

La prima metà di quest’anno è stata decisamente poco felice per il settore bancario statunitense. Il fallimento di quattro banche, tra cui la celebre Silicon Valley Bank e la grande First Republic Bank, ha segnato uno dei periodi di maggiore incertezza per gli istituti di credito regionali. Il debito sulle carte di credito degli americani, in parte, ha tenuto a galla il settore -e l’economia nel suo complesso- facendo registrare dei dati sui consumi sempre positivi. In questo modo le imprese hanno potuto continuare a espandersi e a vendere, aumentando anche i livelli di occupazione e favorendo ulteriormente i consumi.

Con i tassi di interesse che viaggiano su livelli molto alti, però, ci si chiede se a un certo punto la politica monetaria diventerà la causa dell’interruzione in questo circolo virtuoso. Se dovesse accadere e le banche si trovassero improvvisamente a far fronte a un gran numero di clienti che non riescono a ripagare i debiti sulle proprie carte di credito, potrebbero esserci altre turbolenze all’interno del comparto. E se realmente la Federal Reserve ritiene che ridurre l’occupazione sia necessario per ridurre la pressione sui prezzi, allora il rischio che i crediti in sofferenza aumentino nei prossimi mesi è particolarmente concreto.

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