Il mercato delle commodities agrarie continua ad attraversare una fase di forte volatilità, da quando la Russia ha deciso di non rinnovare il Black Sea Grain Deal. L’accordo prevedeva che l’Ucraina potesse continuare a esportare in sicurezza i suoi cereali, soprattutto dal porto di Odessa, verso altre nazioni del mondo. Essendo l’Ucraina uno dei principali produttori di grano, orzo e fertilizzante al mondo, la decisione di Putin ha avuto un impatto a cascata su tutto il mercato. Il prezzo dei futures ha iniziato a volare in risposta al mancato accordo, con le Nazioni Unite che ora temono per la possibilità che milioni di persone nel mondo possano patire la fame come conseguenza.
Inizialmente l’accordo era stato raggiunto attraverso la mediazione di Turchia e Nazioni Unite. Ora, invece, gli Stati Uniti sono disposti a intervenire direttamente per garantire alla Russia ciò che questa ha sempre chiesto in cambio del libero passaggio dell’export ucraino: la possibilità di esportare le proprie materie prime verso altre nazioni del mondo. Teoricamente i cereali e i fertilizzanti russi non sono soggetti a sanzioni dirette, ma l’export ha subito le conseguenze delle restrizioni finanziarie internazionali. Senza poter accedere al sistema SWIFT e senza poter fare operazioni di export in dollari, la Russia si è trovata senza le basi per gestire i flussi finanziari connessi al commercio dei propri beni.
Gli USA pronti a fare “tutto il necessario”
Il motivo principale per cui la Russia ha deciso di interrompere l’accordo con l’Ucraina legato alla tutela delle navi commerciali è che, secondo Vladimir Putin, l’Occidente non avrebbe fatto la sua parte nel rispettare le richieste russe. Le Nazioni Unite avevano siglato con la Russia un accordo separato, impegnandosi per tre anni a garantire il libero flusso di commodities agricole verso i partner commerciali della Russia. Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha dichiarato nella giornata di giovedì che gli Stati Uniti sono pronti a fare “tutto il necessario” per garantire l’export di materie prime russe in caso di ritrovato accordo sull’export ucraino.
Principalmente i limiti all’export, in questo momento, riguardano la gestione dei pagamenti e l’assicurazione delle navi. Le navi commerciali sono sempre tenute ad avere un’assicurazione sulle proprie spedizioni, altrimenti non possono essere ammesse nei porti internazionali. Dal momento che il sistema finanziario tradizionale ha tagliato i rapporti tra Occidente e Russia, è molto difficile per gli spedizionieri russi ottenere un’assicurazione per le spedizioni. Inoltre, essendo tagliata fuori dal sistema SWIFT, la Russia ha anche seri problemi a ricevere pagamenti dalle nazioni importatrici. Questo dimostra da una parte che le sanzioni finanziarie hanno funzionato nel limitare il potenziale dell’economia russa, ma ora la leva del Black Sea Grain Deal potrebbe portare alla rimozione di alcuni limiti.
Nel frattempo Putin si muove in altri modi
Dal presidente della Federazione Russa, al momento, arrivano segnali piuttosto contrari al rinnovo del Black Sea Grain Deal. Di recente la Russia ha intensificato gli attacchi sulle infrastrutture ucraine che si occupano di immagazzinare e produrre grano. Si teme persino che in caso di avvicinamento di navi cargo, la Russia possa attaccare queste navi anche se civili: nel comunicato con cui la Federazione Russa si è ritirata dall’accordo, ha esplicitamente segnalato che non sarebbe più stato garantito il passaggio sicuro delle navi dirette verso i porti ucraini nell’area nord-ovest del Mar Nero.
Per risollevare l’immagine della Russia a livello internazionale, il governo russo si è mosso anche per collaborare con le nazioni africane che potrebbero soffrire maggiormente le conseguenze del mancato export ucraino. Putin ha offerto a queste nazioni la possibilità di negoziare direttamente le forniture di cereali con la Russia, e ha cancellato miliardi di dollari in debiti che i governi avevano nei confronti della Russia. In questo modo Putin non si assicura soltanto il supporto internazionale di queste nazioni, ma cerca anche di favorire l’export russo a discapito di quello ucraino. Sarà interessante osservare se, dopo l’annuncio di Blinken, il presidente russo deciderà di fare dei passi indietro o se continuerà sulla propria linea dura.