L’indice PMI negli Stati Uniti, aggiornato il 3 aprile in base ai dati raccolti a marzo, segna 46.3 punti e mostra così un altro calo su base mensile. A febbraio, lo stesso indice segnava 47.7 punti. Per chi non fosse familiare con l’indice PMI (Purchasing Managers Index), si tratta di una misurazione degli ordini industriali piazzati dai manager delle aziende verso i propri fornitori. Dal momento che gli ordini di oggi sono le forniture di domani, questo strumento è solitamente piuttosto preciso nel prevedere l’andamento della produzione industriale.
Quando il valore dell’indice PMI è superiore a 50, indica che gli ordini industriali sono aumentati; quando è inferiore a 50, indica che gli ordini sono diminuiti rispetto alla rilevazione precedente. Attualmente, il valore segnato dall’indice è il più basso degli ultimi tre anni. Questo lascia dei dubbi sulla situazione della produzione industriale negli USA e sulla possibilità che nei prossimi mesi questo possa portare anche a un calo dell’occupazione.
Un dato significativo per gli analisti
L’indice PMI prevede anche delle sotto-categorie, ciascuna con un proprio valore, in modo tale da poter misurare l’andamento degli ordini industriali in diversi settori. In quest’ultima rilevazione, tutte le sotto-categorie hanno riscontrato un punteggio inferiore a 50 per la prima volta dal 2009. Chiaramente molti investitori si chiedono se questo sia da interpretare come un segnale di imminente recessione, proprio ora che i mercati sembravano aver ritrovato fiducia dopo la crisi bancaria di metà marzo.
Fino a questo momento, ciò che ha realmente evitato la recessione è stato l’alto livello di occupazione. Fino a che l’occupazione rimane alta, è molto difficile che si verifichi una recessione vera e propria. La domanda è se il mercato del lavoro possa continuare a mantenersi forte, ora che sempre più società sembrano interessate a ridurre i costi. Proprio mentre veniva pubblicato il dato, ad esempio, gli uffici di McDonald’s restavano chiusi per permettere alla società di portare a termine un grande round di licenziamenti in forma telematica.
Notare un ennesimo calo nella produzione industriale non è una cosa da poco. Significa che, in prospettiva, potrebbero venire annunciati altri licenziamenti nel corso dei prossimi mesi. Questo sarebbe un segnale preoccupante per l’economia e per i mercati finanziari, rimuovendo la barriera di contenimento che fino a questo momento ha evitato il verificarsi di una recessione vera e propria.
Situazione slegata dalle vicende bancarie
Il report che ha accompagnato la pubblicazione del dato riporta anche alcuni commenti da parte dei manager che si occupano di forniture industriali per imprese di grandi dimensione. Anche se diversi di loro hanno commentato di stare attivamente monitorando le vicende del settore bancario, tutti hanno assicurato che i loro ordini non sono stati influenzati da questa situazione.
Da una parte la si può interpretare come una buona notizia, perché sembra che il panico per la solidità bancaria non abbia intaccato le strategie aziendali. Dall’altra parte è anche una notizia negativa, perché significa che rassicurare le imprese sulla solidità degli istituti di credito non sarà sufficiente a motivare le aziende ad aumentare la produzione industriale. D’altronde è normale che, con i tassi di interesse in aumento, l’attività economica rallenti.