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Veicoli elettrici: Proterra si somma a elenco di bancarotte

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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La startup legata alla mobilità elettrica Proterra, che si era quotata sul Nasdaq con grandi ambizioni a novembre 2020, dichiara bancarotta. La società aveva inizialmente venduto le proprie azioni a 10$ ciascuna in fase di IPO, quotandosi in Borsa tramite una SPAC -come era consueto durante la pandemia- e a distanza di meno di 3 anni ora il titolo vale 0.13$. La società operava tre unità di business: una leata alla produzione di componenti per veicoli elettrici, una per la ricarica degli EVs delle flotte aziendali, e una terza legata agli autobus elettrici. Quest’ultima avrebbe dovuto segnare il grande passo avanti di Proterra, ma la società non ha trovato compratori a sufficienza. L’azienda era stata valutata $1.6 miliardi durante la quotazione tramite SPAC.

Questo fallimento si aggiunge a una lunga serie di altri fallimenti nell’industria dei veicoli elettrici, che finalmente sembra starsi consolidando introno a pochi grandi gruppi. Joe Biden aveva persino visitato di persona la fabbrica di Proterra in South Carolina in una visita del 2021, e la società aveva già ricevuto oltre $10 milioni in fondi connessi ai programmi di aiuto per far fronte alla pandemia. Ora tutti questi sforzi da parte degli investitori istituzionali, privati e pubblici cadono nel vuoto: la società ha fatto appello all’articolo 11 che regolamenta la bancarotta negli Stati Uniti. Il titolo sta rapidamente arrivando verso quota 0$ in Borsa, anche considerando che il patrimonio della società non sembra valere molto rispetto ai suoi debiti.

Per Proterra si tratta della fine di un avventura iniziata nel 2004: a oggi l’azienda conta 870 dipendenti, che ora rischiano di rimanere disoccupati

Proterra decide di optare per la bancarotta

Anziché emettere altre azioni e cercare di mantenere in vita l’impresa, il management ha deciso di chiedere la bancarotta con l’appoggio degli azionisti. Sembra che non ci siano prospettive per Proterra, che ha bruciato grandi quantità di liquidità durante la sua vita -specialmente dopo la IPO-. Nel 2022 la società ha riportato una perdita di $421 milioni a fronte di un fatturato di $341 milioni. Nemmeno il margine operativo era positivo: Proterra perdeva denaro per ogni prodotto venduto ai clienti.

Tutto questo ha rapidamente prosciugato le riserve di liquidità in mano all’azienda, costringendola ad andare incontro a nuovi round di finanziamento che hanno fatto precipitare il valore delle azioni. Teoricamente rimangono oltre $200 milioni in liquidità nell’ultimo bilancio trimestrale, ma al ritmo a cui l’azienda brucia liquidità non durerebbero comunque molto. Inoltre gli investitori stanno evitando da tutto l’anno le società non profittevoli, con l’unica eccezione rappresentata dall’AI che ha catalizzato totalmente l’attenzione dei venture capitalist.

Un problema notevole degli autobus di Proterra, che ha portato alla mancanza di acquirenti su larga scala, era indubbiamente il prezzo delle batterie. Anche al netto degli incentivi pubblici, l’offerta della società non è mai stata competitiva con gli autobus a diesel e anche nonostante ciò Proterra non era in grado di ottenere un margine positivo dalla vendita dei suoi mezzi.

Durante la sua storia, Proterra ha consegnato in totale poco più di 1.000 autobus elettrici ai clienti

Il settore degli EV verso il consolidamento

Electric Last Mile e Lordstown sono altre due SPAC che avevano già dichiarato bancarotta nel settore degli EV prima di Proterra. Ma anche guardando al di fuori delle società che hanno già fatto questo passaggio, è innegabile che versino in cattive acque la maggior parte dei produttori di EVs che si erano quotati tramite SPAC nel 2020-21:

  • Fisker ha perso l’81% della valutazione di Borsa;
  • Chi ha comprato le azioni Canoo il giorno della SPAC ha perso il 94%;
  • Le azioni Lucid Motors sono in caduta libera (-89%);
  • Rivian, che meriterebbe un elenco a parte essendosi quotata tramite IPO classica, ha perso oltre l’85% della sua capitalizzazione di mercato rispetto al giorno della quotazione.

Tutto questo malgrado Tesla e i principali produttori tradizionali -ora sempre più concentrati sull’elettrico- hanno registrato vendite record e una performance nettamente migliore anche per i loro titoli in Borsa.

Il settore dei veicoli elettrici sta andando incontro a un consolidamento evidente, con pochi produttori che emergono come leader di mercato e tante startup che falliscono. Considerando che il settore automotive beneficia molto delle economie di scala e che offre solitamente margini bassi alle imprese, era molto difficile che l’ondata di nuovi produttori di EV superasse intatta gli anni di evoluzione del mercato. I tassi di interesse elevati di questo periodo, che hanno reso gli investitori più attenti e il credito più costoso, non hanno ulteriormente favorito le piccole società.

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