Volvo produrrà i suoi EVs in Europa: è il primo effetto dei dazi sulle importazioni dalla Cina

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Volvo è il primo produttore di automobili che adatta la produzione dei suoi veicoli elettrici ai nuovi dazi che l’Unione Europea sta pensando di introdurre sulle importazioni di EVs dalla Cina. Anche se fino a questo momento l’UE non è riuscita ad arrivare a una decisione finale, con le ultime elezioni europee che potrebbero completamente cambiare la visione politica di certi temi a Bruxelles, Volvo ritiene che i dazi siano pressoché inevitabili. Considerando che per spostare la produzione serve un lavoro serrato di diversi mesi, la società ha preferito iniziare ad agire preventivamente e provare a guadagnare un vantaggio competitivo rispetto ai competitor.

La storia di Volvo è iniziata nel 1927 in Svezia, e alcuni dei modelli della società hanno fatto la storia dell’automobilismo. Il marchio è noto soprattutto per l’elevata sicurezza dei suoi veicoli e per il comfort a bordo, cose che hanno partecipato all’idea di qualità della produzione manifatturiera del Nord Europa. Non tutti sanno che in realtà la proprietà dell’azienda è passata da tempo in mano a Geely, in produttore cinese specializzato in veicoli elettrici che ha spostato in Cina gran parte della produzione.

presentazione della notizia su Volvo che produrrà alcuni veicoli elettrici in Europa
L’UE dovrà prendere la decisione finale entro novembre

Comincia l’onshoring basato sui dazi

A riportare sui piani di Volvo è il Times, che ne ha parlato con fonti vicine ai fatti che preferiscono rimanere anonime. In ogni caso è interessante notare come, malgrado l’azienda sia intenzionata a spostare una parte della produzione in Europa, il suo obiettivo rimanga quello di mantenere la gran parte delle sue operazioni in Cina. Persino dopo l’introduzione dei dazi è probabile che una parte consistente dei modelli di Volvo continuino a essere prodotti negli stabilimenti cinesi, che rimarranno incaricati di produrre per il mercato locale e per tutti i mercati di esportazione dove i dazi non sono al livello di quelli europei.

I primi modelli che verranno prodotti in Belgio saranno la EX30 e la EX90. L’unico mercato che serviranno, al di fuori di quello dell’Unione Europea, è quello del Regno Unito. Secondo i calcoli del management sarebbe troppo caro produrre in Europa per qualunque altro mercato di esportazione, a dimostrazione di come ormai il vantaggio competitivo europeo nella produzione di automobili sia stato completamente cancellato dai progressi della tecnologia cinese.

Volvo ha aperto uno stabilimento anche negli USA, sempre per reagire ai dazi sugli EVs prodotti in Cina

Più posti di lavoro ma auto più care

Fino a dieci anni fa sembrava che l’UE non avrebbe mai smesso di esportare automobili e che la Cina non avrebbe mai smesso di importarle, ma con l’avvento dei veicoli elettrici la situazione si è ormai totalmente ribaltata: è l’Unione Europea che ha bisogno di dazi per difendersi dalle importazioni cinesi. Anche se questo può salvare dei posti di lavoro che sarebbero andati persi, presso le grandi case automobilistiche, la situazione rimane dura. Anche se le grandi case automobilistiche tedesche e le case del lusso italiane continuano a esportare verso l’estero i loro modelli premium a motore termico, più aumenta la quota di veicoli elettrici in circolazione e più la storia della produzione manifatturiera automobilistica si sposta verso la Cina. Nel frattempo gli europei stanno accettando che, per salvare parte della produzione, gli EVs cinesi che potrebbero essere acquistati per una frazione del prezzo di quelli europei finiranno per diventare del 50-100% più cari.

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