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Rc Auto sempre più cara, adesso si pagano 416 euro. Si vuole abolire il bonus/malus
La Rc Auto è sempre più cara. Per contenere i costi si propone di abolire il sistema bonus/malus. Ma servirà a qualcosa?
Continua a lievitare il costo della Rc Auto. A fare il punto della situazione, questa volta, è l’Ivass – ossia l’istituto che vigila l’intero comparto – che ha messo in evidenza come ad ottobre 2024 il premio sia aumentato del 7,2% rispetto al 2023. Mediamente una polizza arriva a costare 416 euro.
In termini reali – togliendo, quindi dal prezzo della Rc auto gli effetti dell’inflazione – il rincaro è pari al 6,3%. A partire dal 2022 i costi per assicurare un veicolo a motore sono in costante aumento.
Ma entriamo un po’ nel dettaglio e vediamo cosa sta accadendo al prezzo della Rc Auto.
Rc Auto, prezzi in continuo aumento
Gli aumenti della Rc Auto coinvolgono trasversalmente tutti i principali capoluoghi italiani: il picco più alto, ad ogni modo, è stato registrato a Roma, dove l’aumento ha sfiorato l’11,5%. L’incremento più basso, invece, è stato registrato a Reggio Calabria, dove gli automobilisti devono pagare solo l’1,5% in più. I rincari sono stati pari all’8% a Torino e a Milano.
A Bologna il prezzo della Rc Auto è salito del 5,3%, mentre a Genova è stato registrato un +7,8% e a Firenze un +6,2%. A Napoli l’incremento è stato pari all’8,4%, ma questa è la città nella quale si registrano i costi medi più alti: siamo intorno a 602 euro. La città meno cara è Aosta – dove si pagano 267 euro in meno rispetto a Napoli -, ma anche qui l’aumento è stato pari all’11,7%.
Ma quali sono le motivazioni per le quali il costo della Rc Auto è così alto? Secondo l’Ivass, nel corso degli anni, il sistema Bonus/Malus ha perso la sua efficacia e i suoi due obiettivi principali:
- misurare il rischio;
- incentivare alla guida prudente.
Questo è il motivo per il quale sarebbe necessaria una riforma. Anche perché, oggi come oggi, almeno il 90% dei guidatori è in classe 1: il meccanismo che legava il costo della polizza alla classe di merito si è quindi inceppato. Secondo l’Ivass sarebbe necessario introdurre un attestato di rischio allargato e dei contratti che prevedano – nel caso in cui il conducente non dovesse avere degli incidenti – la possibilità di riconoscere all’assicurato una parte degli utili guadagnati dalla compagnia di assicurazioni grazie al comportamento virtuoso dell’automobilista.
Le reazioni delle associazioni dei consumatori
Ad entrare a gamba testa sul costo della Rc Auto ci ha pensato anche il Codacons, che ha sottolineato come i prezzi continuano a salire.
A partire dalla seconda metà del 2022 i prezzi delle polizze hanno iniziato a crescere, portando il premio medio a ottobre 2024 a quota 416 euro – spiega il Codacons -. Rispetto a gennaio 2022 le tariffe Rc auto hanno subito un rincaro complessivo del 17,8%, passando da una media di 353 euro di gennaio 2022 (dato Ivass) ai 416 euro attuali, con un aumento di ben 63 euro a polizza. Considerate le 32,9 milioni di auto assicurate in Italia, la crescita delle tariffe ha determinato nell’ultimo biennio una stangata complessiva da oltre 2 miliardi di euro a danno degli automobilisti italiani”.
Abolire il sistema bonus/malus servirebbe a qualcosa per contenere i prezzi della Rc Auto? Nel caso in cui si volesse procedere in tal senso, secondo Federcarrozzieri, sarebbe necessario assumersi la responsabilità di lasciare alle compagnie assicuratrici la determinazione arbitraria delle tariffe. Cosa che, tra l’altro, avviene già ora. Federcarrozzieri ritiene che per risolvere il problema delle assicurazioni auto è necessario puntare alla mobilità degli assicurati con dei mezzi drastici, come la portabilità delle polizze, così come avviene con la telefonia fissa e mobile.
Assoutenti ritiene che l’ultima proposta di Ivass lascia leggermente perplessi: la proposta di ridistribuire gli utili ai guidatori virtuosi è tardiva e di dubbia efficacia, se non viene accompagnata dalla volontà di riformare un mercato dominato da oligopoli e vessazioni nei confronti degli assicurati.
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Revolut diventa una banca italiana. Dal 2025 ci sarà anche l’Iban nostrano
Arriva l’Iban italiano per Revolut, che dal prossimo anno sarà a tutti gli effetti una banca del nostro paese, con la quale pagare le bollette.
Revolut scommette sull’Italia e rilancia la sfida: l’app finanziaria ha intenzione di raggiungere i 4 milioni di clienti entro la fine del 2025. Ed ha aperto la filiale italiana , che sarà sottoposta al controllo della Bce e della Banca d’Italia.
Grazie a questa novità i nuovi clienti di Revolut potranno ricevere un Iban italiano, mentre quelli che sono già suoi clienti hanno la possibilità di cambiare quello in loro possesso (attualmente è un Iban lituano, dato che la banca proviene da quel paese). La trasformazione potrà avvenire a partire dal mese gennaio. Continueranno ad esserci le consuete garanzie a tutela dei depositi dei clienti, che sono coperti fino a 100.000 euro dal Fondo di Garanzia dei Depositi della Banca di Lituania.
Ma entriamo un po’ nel dettaglio e scopriamo quali sono le novità che riguardano Revolut.
Revolut sbarca ufficialmente in Italia
Revolut ha intenzione di crescere in Italia. L’app finanziaria, ad oggi, ha qualcosa come 50 milioni di clienti a livello mondiale. Con il lancio della filiale italiana, ora come ora, i conti correnti verranno gestiti direttamente dalla succursale italiane e saranno, quindi, sottoposti alla supervisioni delle autorità italiane (ossia la Banca d’Italia) e della Banca Centrale Europea.
Nicola Vicino, neo general manager della succursale italiana, spiega che questo passaggio rende Revolut a tutti gli effetti una banca italiana. L’Iban del nostro Paese permetterà di ricevere lo stipendio o l’accredito della pensione e addebitare le bollette di casa. Il tutto potrà avvenire senza problemi o intoppi di sorta. Grazie a questa novità, che partirà nel 2025, sarà molto più semplice – secondo Vicino – scegliere Revolut come banca principale: stando ad uno studio effettuato dallo stesso istituto lituano almeno il 46% degli italiani (stiamo parlando quasi della metà) ritiene che sia fondamentale avere una banca con un Iban italiano per sceglierla come istituto principale.
Importante scoglio da superare per Revolut – così come tutte le altre realtà che operano esclusivamente online – è convincere gli italiani ad abbandonare le banche tradizionali con le loro succursali fisiche.
Revolut è una super app fintech, il cui valore è pari a 45 miliardi di euro. Sta crescendo a ritmo elevato, tanto che le stime prevedono che i clienti in Italia possano arrivare a quota 3 milioni nei primi mesi dell’anno e raggiungere il traguardo dei 4 milioni entro la fine del 2025.
Solo quest’anno i clienti in Italiano hanno effettuato la bellezza di 300 milioni di transazioni utilizzando Revolut: rispetto al 2023 sono cresciute dell’86%.
Revolut, lo scorso anno, ha quasi raddoppiato i ricavi, che sono cresciuti del 95% arrivando a sfiorare i 2,2 miliardi di dollari. Il margine di profitto netto è stato pari al 19% e per il terzo anno consecutivo in utile (428 milioni di dollari).
Nel corso delle prossime settimane sono attese altre importanti novità.
Le novità pronte al lancio
In seguito al lancio degli Iban italiani- spiega Ignacio Zunzunegui, Head of Growth Sud Europa -. presto consentiremo ai nostri clienti di accedere agli interessi sui depositi tramite un nuovo prodotto che lanceremo nelle prossime settimane.
È previsto, infatti, il lancio di un nuovo conto risparmio remunerato, i cui interessi saranno pagati su base giornaliera. Già presente in Spagna il conto risparmio di Revolut ha dei tassi che oscillano tra il 2,02% per il piano standard – che non prevede dei costi – e il 3,5% per i conti Ultra, che, però, arrivano a costare fino al 45 euro al mese. A breve i clienti avranno anche la possibilità di richiedere la carta di credito.
In tempi recenti l’azienda ha anche iniziato ad offrire dei prestiti personali, erogati grazie ad un prodotto flessibile che non prevede dei costi o delle commissioni aggiuntive. O dei costi d’istruttoria.
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Conto corrente sempre più conveniente. Adesso costa solo 100 euro l’anno
Nel 2023 il conto corrente è diventato più conveniente rispetto all’anno precedente. Diminuiscono, anche se di poco, i costi.
Il conto corrente sta diventando sempre più conveniente, almeno da sette anni a questa parte, arrivando a costare, mediamente, 100,70 euro all’anno, pari a 3,3 euro in meno rispetto al 2022. I dati emergono da una recente indagine di Bankitalia, che è andata ad analizzare il costo sostenuto dalle famiglie per il proprio conto corrente. E, soprattutto, ha messo in evidenza come il calo degli oneri sia quantificabile nell’80% per le spese fisse ed un 20% per quelle variabili.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire in quale modo siano cambiati i costi dei rapporti bancari delle famiglie.
Conto corrente, costi in discesa per le famiglie
La Banca d’Italia ha analizzato qualcosa come 11.985 conti correnti: 605 di questi sono stati sottoscritti allo sportello fisico di una banca, mentre 1.174 sono online non riferibili a degli sportelli, mentre altri 1.000 sono postali (complessivamente attivati in 50 uffici postali)
Nel periodo compreso tra il 2011 e il 2023, secondo l’analisi effettuata da via Nazionale, la variazione delle spese fisse ha contribuito in maniera determinante all’andamento dei costi di gestione dei rapporti bancari.
Nel 2023 le spese fisse di un conto corrente sono state mediamente pari a 70,1 euro, in calo di 3,4 euro rispetto a quelle del 2022. A determinare il risparmio delle famiglie sono i costi minori legati al canone di base e, in seconda istanza, le minori spese di gestione ed emissione delle carte di credito.
La situazione cambia leggermente se ci si sofferma sulle spese variabili, che sono scese a 30,6 euro: gli utenti hanno ridotto i prelievi di contante e di bonifici allo sportello, compensati da un numero maggiore di bonifici effettuati online e dall’aumento dei pagamenti automatici. Sono rimaste pressoché invariate le commissioni sui pagamenti e sui prelievi di contante.
In calo anche la spesa di gestione del conto corrente online – che non è riferibile in alcun modo allo sportello bancario – che è scesa di 4,8 euro, attestandosi a 28,9 euro l’anno. Stando ai dati in possesso di Bankitalia, il risparmio è stato determinato principalmente dalla minore proporzione di clienti che risultano essere assoggettati al pagamento del canone di base.
A finire sotto i riflettori è anche il conto corrente postale, la cui spesa di gestione è cresciuta per il secondo anno consecutivo, arrivando a costare 67,1 euro dal precedente 59,6 euro. La maggior parte dei costi sono attribuibili alle spese variabili, che sono aumentate di 6,5 euro a causa di un aumento generalizzato dell’operatività.
La spesa media per le tre tipologie ponderate di conto corrente postale si attesta, grosso modo, a 87,8 euro.
I costi delle commissioni
La Banca d’Italia ha anche analizzato, per i rapporti bancari collegati a dei contratti di apertura di credito in conto corrente, le commissioni per la messa a disposizione dei fondi, che sono risultate essere pari, almeno in media, all’1,7% del credito accordato, confermando i costi sostenuti nel corso dell’anno precedente. Mediamente, le commissioni di istruttori che vengono applicate sono scese da 16,5 a 23,7 euro.
Le associazioni dei consumatori ritengono che i costi sostenuti siano ancora alti. Unc ed Assoutenti hanno chiesto a gran voce delle riduzioni maggiori, dopo i rialzi che hanno fatto in modo che la spesa media andasse oltre i 100 euro.
Se si estende lo sguardo agli ultimi anni si scopre che i costi a carico dei correntisti sono saliti enormemente: nel 2013 la spesa media di gestione dei conti correnti, includendo spese fisse e variabili, era pari a 81,9 euro, contro i 100,7 dello scorso anno – spiega Gabriele Melluso, presidente Assoutenti -. Questo significa che per le medesime operazioni un correntista spende rispetto a 10 anni fa ben 18,8 euro in più, con un aumento dei costi del 23%.
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Mutui, le rate scenderanno di 66 euro se la Bce effettua un nuovo taglio
Nel caso in cui la Bce dovesse procedere con un ulteriore taglio dei tassi, le rate dei mutui potrebbero scendere di 66 euro a partire dal 2025.
Come cambieranno le rate dei mutui a partire da domani? Quali decisioni verranno prese all’interno della riunione della Bce in calendario proprio per giovedì 11 dicembre 2024? Il board della Banca Centrale Europea si riunirà proprio domani per l’ultima volta di quest’anno: al centro dell’incontro ci saranno i tassi d’interesse.
Stando ad un stima effettuata da Facile.it, nel caso in cui l’Eurotower dovesse effettuare un ulteriore taglio di 25 punti base, le rate dei mutui a tasso variabile potrebbero scendere di 18 euro nel corso dei prossimi mesi. Questo significa che, prendendo a riferimento un finanziamento ipotecario standard, si prevede che la rata mensile possa passare da 682 a 664 euro.
Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa cambierà per i mutui.
Mutui, cosa è accaduto nel 2024
Nel suo complesso il 2024 – ma in particolar modo il secondo semestre – è stato caratterizzato dal calo degli indici. La Banca Centrale Europea, a partire dal mese di giugno, ha iniziato a tagliare i tassi, riuscendo, in questo modo, a dare una boccata d’ossigeno alle famiglie che hanno sottoscritto dei mutui a tasso variabile. Fino a questo momento, però il calo che è stato registrato è sostanzialmente marginale, soprattutto se si vanno a prendere in considerazione gli aumenti che sono stati registrati nel corso degli ultimi anni.
Prendendo in considerazione un mutuo standard, a partire da inizio 2024 la rata è scesa di 66 euro, passando da 748 euro a 682 euro. Siamo ancora lontani dai valori registrati ad inizio 2022, quando la cifra si era attestata intorno ai 456 euro.
Viste le condizioni favorevoli di mercato in tanti hanno approfittato delle offerte delle banche per surrogare il mutuo, passando dal variabile al fisso e abbattendo così la rata – spiegano gli esperti di Facile.it -. Ma grazie ai tagli della BCE anche chi ha mantenuto il tasso variabile ha potuto risparmiare, seppur in modo meno marcato.
Ma quali sono, invece, le previsioni per il 2025? Andando a dare uno sguardo ai futures sugli Euribor si scorge che, nel corso del prossimo anno gli indici potrebbero continuare a scendere, soprattutto nel corso del primo semestre. Nella seconda parte dell’anno si dovrebbero stabilizzare (le analisi sono state effettuate sui tassi aggiornati al 6 dicembre 2024).
Il mercato prevede che nel corso del mese di giugno 2024, l’Euribor a 3 mesi possa scendere al di sotto del 2%. Nel caso in cui queste previsioni si dovessero avverare, la rata dei mutui standard si dovrebbe attestare intorno a 612 euro nel corso del primo semestre 2025, mentre arriverebbe a sfiorare i 600 euro a dicembre 2025. Il calo complessivo, a questo punto, si attesterebbe intorno agli 80 euro rispetto a quanto si sta pagando oggi.
Meglio aspettare o fare la surroga?
A questo punto conviene aspettare fino al prossimo anno o è preferibile procedere con una surroga immediatamente? Stando ad un’analisi effettuata da Facile.it – che si basa sulle offerte migliori a disposizione in questo momento – gli indici Tan per un mutuo standard partono dal 2,50%, mentre la rata è pari a 565 euro. Nel caso di un mutuo green i suddetti valori scendono addirittura al 2,23%, con una rata di 548 euro.
Molto pragmaticamente, volendo surrogare un mutuo variabile oggi come oggi, si passerebbe da una rata variabile pari a 683 euro ad una rata fissa di 565, riuscendo a beneficiare di uno sconto pari a 120 euro. Siamo davanti ad una prospettiva di risparmio ben più elevata e rapida rispetto alla prospettiva dei tagli futuri.
Benché siano in discesa i tassi variabili continuano ad essere meno competitivi rispetto a quelli fissi. in questo caso, sempre per lo stesso mutuo standard, i Tan partono da 2,49% con un rata fissa a 564 euro, con il 3,68% e una rata iniziale di 635 euro prevista per i mutui a tasso variabile.
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Rc Auto obbligatoria anche per i veicoli fermi
Anche per i veicoli fermi la Rc Auto è diventata obbligatoria. Vediamo quando è necessario sottoscrivere un’assicurazione
L’obbligo del premio Rc Auto si allarga a tutti i veicoli fermi. Anche a quelli che non escono dal garage o dalle zone private. A prevederlo è una nuova normativa che è stata introdotta direttamente dall’Unione europea. La novità ha un obiettivo ben preciso: quello di andare a tutelare i soggetti che sono coinvolti in incidenti. E soprattutto ridurre il più possibile il numero dei mezzi per i quali che non è stato sottoscritto una Rc Auto.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa cambia per i mezzi che rimangono fermi all’interno di un box privato.
Rc Auto per i veicoli fermi in garage
A cambiare sostanzialmente le novità relative alle regola relative alla Rc Auto per i veicoli forma nel box auto ci ha pensato la Direttiva europea 201/2118/Ue, che è stata sostanzialmente recepita dal nostro Paese attraverso il Decreto Legislativo n. 184 del 22 novembre 2022. Grazie a questa modifica, sostanzialmente, il legislatore è andato a modificare il Codice delle Assicurazioni Private: la novità, che coinvolge l’articolo 122, ha imposto l’estensione della Rc Auto per tutti i mezzi che possono circolare sulla strada. Non importa che vengano effettivamente utilizzati: vale anche i veicoli fermi. L’intento è quello di andare a tutelare in maniera più ampia e completa le vittime di incidenti stradali. Anche quando coinvolti lo sono dei veicoli fermi.
L’estensione della Rc Auto a tutti i veicoli, con ogni probabilità, potrebbe determinare un aumento dei premi delle assicurazioni. Il fatto che la domanda inizi ad aumentare potrebbe incentivare alcune assicurazioni ad alzare i prezzi. Altre invece, un po’ più onestamente, potrebbero cogliere l’occasione per introdurre delle polizze innovative o introdurre degli sconti agevolati.
Ad ogni modo, prima di prendere una decisione in qualsiasi senso è opportuno le offerte, per scegliere la soluzione che, almeno sulla carta, risulti essere leggermente più economiche.
Sarà necessario sottoscrivere una Rc Auto per tutti i veicoli che siano parcheggiati in un’area pubblica o privata, ma devono essere idonei alla circolazione. Non è obbligatorio sottoscrivere un’assicurazione per le seguenti categorie:
- i veicoli che sono stati ritirati ufficialmente dalla circolazione, tra i quali rientrano quelli radiati o demoliti;
- eventuali veicoli che siano stati sequestrati o risultino essere sottoposti ad un fermo amministrativo;
- mezzi che non abbaino dei componenti essenziali – come, per esempio, il motore o le ruote – che li abbiano resi inutilizzabili.
Ma molto pragmaticamente, cosa cambia per gli automobilisti? Nel momento in cui un veicolo fermo dovesse risultare integro e, per questo, integro alla circolazione, deve avere un’assicurazione. A questo punto gli automobilisti, che dovessero tenere fermi in garage dei mezzi per un lungo periodo, potrebbero doversi trovare ad affrontare dei costi non previsti. Questo è il motivo per il quale alcune compagnie assicurative potrebbe pensare a delle Rc Auto con dei prezzi flessibili, che potrebbero permettere di ridurre i costi nei periodi in cui il mezzo non dovesse essere utilizzato.
Rc Auto, le sanzioni per chi non la dovesse sottoscrivere
Le sanzioni a cui potrebbero andare in contro chi non sottoscrive una Rc Auto per un veicolo fermo sono alte: possono variare da un minimo di 841 euro per arrivare 3.287 euro, a seconda delle varie casistiche. Ma questo non basta: il mezzo, inoltre, potrebbe essere sequestrato fino a quando la sua posizione non viene regolarizzata.
Nel caso in cui la casistica dovesse essere più grave o si fosse davanti ad una recidiva, potrebbe scattare la sospensione della patente di guida.
Come anticipato in precedenza, la nuova regola ha uno scopo ben preciso: quello di andare a contrastare il fenomeno dei veicoli non assicurati, in modo da aumentare la sicurezza stradale e abbassare i costi del sistema assicurativo. Il legislatore europeo, inoltre, ha intenzione di fornire una tutela uniforme a tutti i soggetti che sono coinvolti in un incidente, facendo in modo che ci sia sempre un’assicurazione sempre responsabile per eventuali danni.
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Conto corrente, rivoluzione in corso. Ecco cosa cambierà nel 2025
Il conto corrente, dal 2025, cambierà completamente in volto. L’Ue ha previsto una rivoluzione che cambierà tutte le abitudini.
A partire dal nuovo anno cambiano le regole del conto corrente. Ad impattare direttamente sui rapporti bancari sarà il Regolamento europeo n. 886/2024, una norma che interessa trasversalmente tutti i paesi che fanno parte dell’area Sepa. Vengono introdotte, infatti, alcune disposizioni per snellire le procedure di pagamento, con l’intento di andare a favorire gli scambi commerciali. Le nuove regole vengono introdotte, tra l’altro, con la volontà di promuovere l’utilizzo dei mezzi di pagamento tracciabili. A trarne vantaggio, indubbiamente, saranno i titolari di un conto corrente, che in nessun modo potranno essere penalizzati dall’introduzione delle nuove misure da parte dei vari istituti di credito.
Le novità che coinvolgono il conto corrente
I titolari di un conto corrente devono tenere a mente una data molto importante: il 9 gennaio 2025. Da quel momento, infatti, tutti gli istituti di credito che sono attivi nell’Unione europea dovranno dare la possibilità ai propri clienti di ricevere i bonifici istantanei. A disciplinare questa materia è proprio il regolamento europeo, che ha provveduto a disciplinare i cosiddetti Instant Payments: stiamo parlando dei pagamenti istantanei, che vengono regolamentati dal punto di vista del beneficiario. Quest’ultimo deve avere la possibilità di riceverli.
I bonifici istantanei vengono utilizzati già da diverso tempo. Ma ad oggi, purtroppo, sono ancora molti i titolari di un conto corrente che non li possono ricevere, dovendo necessariamente attendere diversi giorni per vedersi l’accredito.
Le banche – che da un punto di vista tecnologico hanno avuto tutto il tempo per adeguarsi alla novità – dovranno avviare le procedure necessarie perché i propri clienti possano ricevere i bonifici istantanei.
Le novità non riguarderanno unicamente quanti hanno un conto corrente nell’Unione europea, ma avranno un impatto diretto anche sui Paesi che fanno parte dello Spazio economico e che hanno adottato delle valute diverse dall’euro. Questi Stati avranno più tempo per adeguarsi alle nuove disposizioni: fino al 9 luglio 2027. A dover rispettare quest’ultima deadline saranno:
- Liechtenstein;
- Islanda;
- Norvegia.
Una volta che i titolari di un conto corrente avranno la possibilità di ricevere i bonifici istantanei ci sarà un ulteriore passo da fare. Dovrà essere estesa a tutti i clienti la possibilità di inviare il denaro velocemente utilizzando questo mezzo di pagamento. Per adottare gli standard previsti dall’Unione europea le banche avranno tempo fino al 9 ottobre 2025.
Molti istituti di credito, ad ogni modo, si sono già portati avanti e si sono mossi con lungimiranza. L’accesso ai bonifici istantanei è stato allargato ad una platea più ampia dei propri clienti. Una strategia – che sotto molti punti di vista è sicuramente funzionale – ha dato la possibilità agli utenti di provare ad utilizzare questo modo per effettuare i pagamenti.
Bonifi istantanei, chi li ha già introdotti
Ma come si fa a sapere chi ha già introdotto i bonifici istantanei? Per saperlo è necessario rivolgersi alla propria banca, che potrebbe già permettere di usarli. O comunque aver predisposto un calendario più ravvicinato rispetto a quello previsto dall’Unione europea.
A condizionare le tempistiche dell’applicazione del Regolamento europeo non è semplicemente la volontà delle banche. Fermo restando la deadline fissata dall’Ue, è necessario, infatti, tutelare al massimo la sicurezza e la privacy dei clienti. Anche perché i bonifici istantanei, tramite il servizio di home banking, possono essere effettuati a qualsiasi ora del giorno, compresi i festivi. Questo è il motivo per il quale sono state introdotte alcune regole che devono essere necessariamente seguite per effettuare l’invio, la più importante delle quali è la concordanza tra l’intestatario dell’Iban indicato e il beneficiario.
Ma non solo: le banche dovranno applicare ai propri clienti le stesse commissioni previste per l’invio e la ricezione dei bonifici ordinari, che saranno sostituiti completamente a partire dal prossimo autunno.
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