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Naspi 2025, come funziona il contributo addizionale

Indubbiamente una delle novità più importanti relative alla Naspi è quella del contributo addizionale. Vediamo come funziona e chi ne ha diritto.

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Naspi 2025, come funziona il contributo addizionale

Alcune interessanti novità in arrivo quest’anno coinvolgono la Naspi: la più importante, indubbiamente, è quella che prevede un secco giro di vite sui furbetti dell’indennità di disoccupazione. La seconda, invece, riguarda l’arrivo del contributo addizionale, garantito anche per quanti godono del trattamento di disoccupazione.

Ma cerchiamo di capire quali sono le novità più importanti che riguardano la Naspi e quali impatto avranno sui diretti interessati.

Naspi, stop alle dimissioni volontarie

Ricordiamo che la Naspi è uno dei più importanti strumenti assistenziali, che viene erogato a quanti perdono il lavoro involontariamente. È, in altre parole, l’indennità per disoccupati Inps, che spetta a tutti i lavoratori con l’eccezione di quelli agricoli, dei collaboratori e dei dipendenti a tempo indeterminato impiegati nelle pubbliche amministrazioni.

Volendo sintetizzare al massimo la Naspi costituisce uno strumento di integrazione al reddito, che viene erogata nei periodi in cui il dipendente non lavora. È uno strumento che viene utilizzato parecchio dai lavoratori stagionali, dagli edili e da quanti svolgono dei lavori intermittenti per natura.

A partire dal 2025 vi è un vero e proprio giro di vite per chi riceve la Naspi. È stata introdotta una stretta per limitare le pratiche dei furbetti dell’indennità di disoccupazione.

Il cambio di passo interessa principalmente quanti stiano mettendo in atto delle pratiche che, almeno nelle intenzioni di chi le effettua, dovrebbero servire a superare alcuni ostacoli a percepire l’indennità. Una prassi molto comune è quella di dare le dimissioni e successivamente trovare una nuova assunzione di comodo: un’operaione che vede la collusione tra il datore di lavoro e i lavoratori.

I primi, infatti, preferiscono le dimissioni del lavoratore, che in questo modo non avrebbe diritto alla Naspi e gli eviterebbe di pagare il ticket di licenziamento. La pratica, adesso, sta trovando dei nuovi limiti: la novità prevede che il lavoratore sia impiegato nella nuova azienda per almeno tre mesi – per la precisione 13 settimane – per liberarsi completamente dal vincolo delle precedenti dimissioni.

Ma non solo. Le troppe assenze ingiustificate diventano delle dimissioni volontarie: sono, infatti, molti i lavoratori che pur di non dimettersi – e quindi rischiare di non prendere la Naspi – fanno in modo di farsi licenziare dal datore di lavoro restando sempre a casa. Nel caso in cui si configurava questa situazione, la Naspi non può essere percepita.

La Naspi e il contributo addizionale

Indubbiamente uno dei difetti della Naspi, che era stata varata con il vecchio Jobs Act di Matteo Renzi, è la durata dell’indennità, che è pari alla metà delle settimane lavorate nel corso degli ultimi quattro anni che precedono la perdita dell’ultimo posto di lavoro.

Sempre che i precedenti periodi di lavoro non diano diritto ad altri tipi di indennità, il lavoratore rischia di essere coperto per pochi mesi dall’indennità di disoccupazione.

Uno dei casi più lampanti in questo senso è quello costituito dai lavoratori stagionali, che lavorano in estate per quattro o cinque mesi, per poi richiedere la Naspi. Facendo due conti, con la Naspi non si riescono a coprire tutti i mesi nei quali i diretti interessati sono privi di occupazione.

In questo scenario più ampio si inserisce il contributo addizionale. L’Inps, con il messaggio n. 269 del 23 gennaio 2025 ha fornito le indicazioni necessarie proprio ai lavoratori che svolgono delle attività stagionali.

Il contributo viene erogato ai lavoratori che vengono utilizzati per:

intensificazioni dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno o per semplici esigenze tecnico produttive.

Molto pragmaticamente il contributo risulta essere a carico del datore di lavoro. Risulta essere pari all’1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. A cui deve essere aggiunto uno 0,5% per ogni rinnovo del contratto a tempo determinato.

Pierpaolo Molinengo è laureato in materie letterarie ed è un giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002. Ha iniziato ad occuparsi di Economia fin da subito, concentrandosi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i suoi interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Pierpaolo Molinengo scrive di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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