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Analisti: oro più appetibile dopo gli attacchi in Israele

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Wall Street fa i conti con un nuovo rischio geopolitico, che si somma alle già numerose tensioni intorno al mondo. Dopo che il governo d’Israele ha dichiarato guerra ad Hamas, in seguito agli attacchi terroristici degli ultimi giorni, gli analisti vedono probabile un trend rialzista per il prezzo dell’oro. Anche se la questione sembra al momento circoscritta all’area tra Israele e Palestina, è sempre imprevedibile quale escalation possa nascere da un nuovo conflitto armato in Medio Oriente. Di conseguenza, il ruolo dell’oro come bene rifugio sembra guadagnare valore nel corso di questo travagliato fine settimana.

Sono diversi gli analisti che si sono espressi in questo modo durante il weekend. Peter Cardillo di Spartan Capital Securities ritiene che i fatti avvenuti in Israele siano l’esempio perfetto del motivo per cui l’oro trova spazio nei portafogli degli investitori. Anche Edward Moya di Oanda, broker internazionale con sede a New York, ritiene che l’unico impatto immediato degli attacchi dei giorni scorsi sui mercati finanziari possa essere un aumento dei capitali investiti in beni rifugio. Si aggiunge a queste voci anche quella di Brian Jacobsen, che indica due variabili da monitorare per capire quale impatto possa avere tutto questo sui mercati: la durata del conflitto e l’eventuale ingresso o appoggio di nazioni terze.

presentazione della notizia su effetti del conflitto tra Israele e Hamas sui mercati

Impatto immediato sui mercati israeliani

Le notizie degli attacchi di Hamas, prima con razzi e poi addirittura con bande di uomini armate nei confini d’Israele, ha causato la chiusura d’emergenza delle attività commerciali israeliane per tutto il fine settimana. Lunedì una parte delle aziende riaprirà, ma ci sarà un forte stato d’allerta che inevitabilmente andrà a pesare sulla fiducia di consumatori e imprese. Inoltre, come tutti gli Stati che si preparano a un conflitto, bisognerà mettere in conto grandi spese per sostenere lo sforzo bellico. Come diretta conseguenza, ci si aspetta un ribasso significativo del valore delle azioni e dei bond israeliani già dalle prime ore di negoziazioni della settimana che sta per aprirsi.

Un altro impatto evidente sarà sulla valuta israeliana, che indubbiamente godrà di meno fiducia da parte dei mercati. Per il momento, Wall Street non prevede che ci sarà un grande effetto a cascata sul valore degli asset internazionali. L’unico mercato che potrebbe essere effettivamente influenzato è quello dell’oro, soprattutto sei i cittadini israeliani decideranno di proteggere i loro capitali deviando la liquidità verso i beni rifugio. Bisognerà però seguire con attenzione gli eventi dei prossimi giorni, soprattutto in relazione alla possibilità che Iran e Arabia Saudita prendano qualche tipo di provvedimento.

foto del confine tra Israele e Palestina
Il ritorno del conflitto tra Israele e Hamas rischia di coinvolgere anche altre nazioni del Medio Oriente

Si teme turbolenza anche per il petrolio

Anche se al momento si tratta soltanto di un’ipotesi, gli analisti che seguono il mercato delle materie prime suggeriscono di fare molta attenzione al mercato del petrolio. Questo perché l’Iran ha apertamente appoggiato gli attacchi di Hamas, trattandosi di una nazione storicamente rivale degli israeliani. L’Iran ha aumentato notevolmente la produzione di petrolio negli ultimi mesi, grazie a un ritrovato accordo con gli Stati Uniti dopo che l’amministrazione Biden ha cambiato la linea dura mantenuta prima da Trump.

Con il prezzo del petrolio che continua a salire e le scorte che stanno toccando i loro minimi dell’anno in corso, il timore è che l’Iran possa appoggiare Hamas anche militarmente e finanziariamente. Quasi certamente questo farebbe scattare delle sanzioni dagli Stati Uniti, i maggiori alleati d’Israele, provocando un nuovo squilibrio nell’offerta mondiale di petrolio. Si parla anche della possibilità che tutto ciò possa accadere con l’Arabia Saudita, anche se in questo caso sembra esserci una probabilità molto inferiore di un appoggio militare e delle conseguenti sanzioni. La situazione rimane in rapida evoluzione.

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