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Azionario cinese teme per elezioni | Candidati sul piede di guerra

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Sul settore azionario cinese cominciano a formarsi nuove e minacciose nubi. Sembrano ormai lontani i giorni degli incontri con l’amministrazione Biden, che almeno secondo i più ottimisti avrebbero potuto ridurre le diverse tensioni commerciali tra i due paesi. Con le elezioni che si avvicinano, il tema rapporti commerciali con la Cina diventerà sempre più caldo – e nessuno dei due candidati sembra essere disposto a promettere un ritorno ad una parvenza di normalità.

Da un lato c’è il presidente in carica Joe Biden, che pur con toni più melliflui, ha ribadito non solo i dazi che ha ereditato dalla precedente amministrazione, ma che ha tagliato l’accesso alle aziende cinesi a tecnologie fondamentali. Dall’altro c’è la possibilità di ritorno di Donald Trump, che ha iniziato a parlare di dazi fino al 60% per i prodotti importanti dalla Cina. Una quantità di dazi che secondo le proiezioni offerte da Bloomberg potrebbero avere un impatto enorme su due settori di forza assoluta per la Cina: quello dei prodotti tessili,a anche finiti, e quello dell’elettronica di consumo. Un messaggio chiaro, che potrebbe complicare ulteriormente la situazione di una borsa cinese già in grave difficoltà.

Le elezioni preoccupano la finanza cinese

Sono le elezioni il maggiore fattore di incertezza per la ripresa dell’azionario cinese

Non vedremo gli effetti sulla borsa cinese dei toni che, inevitabilmente, si stanno alzando sul breve periodo. Mentre Pechino e Shanghai festeggiano il capodanno, e con le borse ancora chiuse per qualche giorno, ci sarà però da iniziare a considerare il potenziale impatto di una corsa a chi promette maggiore durezza verso la Cina, almeno in senso commerciale, tra i due candidati alla Casa Bianca. Donald Trump sembrerebbe voler dominare questo scenario. Ha proposto infatti pubblicamente – anche se poi si dovrà vedere se sarà in grado di imporli sul serio – dazi fino al 60% per i prodotti importanti dalla Cina. Dazi che andrebbero a impattare in particolare su settori che hanno già margini molto ridotti e che difficilmente potranno assorbire senza impatto sui costi finali un inasprimento di questa portata.

Secondo le proiezioni che sono state offerte da Bloomberg, entro il 2030, se dovessero passare le misure indicate da Trump (e se questo dovesse venire eletto), si potrebbero perdere il 20% circa delle esportazioni nel settore tessile verso gli USA, il 16,5% per l’elettronica, il 6,5% per metalli e affini, il 6,4% per i prodotti farmaceutici e chimici.

Numeri certamente importanti, che si rifletterebbero soltanto in parte poi in maggiori importazioni per gli USA da Europa, Messico e il resto dei paesi asiatici. Una situazione preoccupante per il commercio mondiale e potenzialmente esplosiva per un’economia, quella cinese, che inizia a mostrare qualche segnale di difficoltà.

Borsa cinese cosa
Nessuno dei due candidati piace ai long sulle borse cinesi

Pechino non preferisce nessun candidato

Secondo la testimonianza anonima raccolta da Bloomberg, a Pechino non ci sarebbero preferenze nette per l’uno o l’altro candidato. L’esplosività verbale di Donald Trump viene infatti riconsiderata anche alla luce di quanto avvenuto tra i due paesi durante la presidenza Biden. Presidenza che non è stata morbida nei confronti di Pechino e che continua a proibire l’esportazione di chip e tecnologia che sono fondamentali per la prossima stagione dell’industria e dei servizi su scala globale.

C’è poco per essere ottimisti, almeno ai piani più alti del Partito, qualunque sia il vincitore che uscirà dalle elezioni di novembre. Con altri problemi che potrebbero arrivare anche dal settore degli investimenti americani negli USA.

La questione infatti non è limitata ai dazi, per quanto sia quella a guadagnarsi più di frequente le prime pagine dei giornali. L’idea di fondo di Trump sarebbe quella di imporre restrizioni agli investimenti cinesi negli USA e parimenti limitare il flusso di capitali americani nell’economia cinese. Cosa che potrebbe causare alla Cina più problemi dei dazi sopracitati.

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