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Bond USA, i rendimenti precipitano dopo la Fed

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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I rendimenti dei bond americani sono in caduta libera dopo la riunione di politica monetaria della Federal Reserve, che ha ufficialmente indicato di voler iniziare ad abbassare i tassi nel corso del prossimo anno. La notizia ha subito scosso i mercati, con un rally del comparto azionario e un’ondata di acquisti di obbligazioni: gli investitori cercano di accaparrarsi i bond ai tassi elevati di rendimento di oggi, consapevoli del fatto che nei prossimi mesi i tassi saranno destinati a scendere. Già nelle scorse settimane si era iniziato a vociferare che la Fed potesse invertire la rotta della politica monetaria nel corso del prossimo anno, ma questa è stata la prima volta in cui la banca centrale statunitense ha ufficialmente messo nero su bianco questa intenzione.

La Federal Reserve ha iniziato ad alzare i suoi tassi d’interesse a marzo 2022, in risposta all’ondata di inflazione che si è scatenata in tutto il mondo dopo la pandemia. Dopo aver toccato il punto più alto degli ultimi 15 anni, ora finalmente i tassi della Fed ricominceranno a scendere: c’è aria di mercato rialzista, tanto per le azioni quanto per le obbligazioni. Attenzione però a non cantare vittoria troppo presto, perché Powell e i suoi hanno ricordato che le loro decisioni rimarranno comunque ancorate ai dati macroeconomici che verranno pubblicati nei prossimi mesi.

Inversione di rotta nel 2024

La Federal Reserve ha iniziato le proprie dichiarazioni con un’affermazione molto importante: i rialzi dei tassi d’interesse sono ormai arrivati alla fine. Sembra che su questo punto non ci sarà nulla da dire, a meno che non arrivino delle sorprese realmente enormi sul fronte dell’inflazione. Il board di politica monetaria si aspetta anche tre tagli ai tassi da 25 punti base ciascuno nel 2024. Si tratta di una previsione più ottimista rispetto a quella di Wall Street, che ha subito fatto decollare i mercati. Ora fondi e investitori al dettaglio stanno andando a caccia dei Treasuries a tassi elevati emessi negli ultimi mesi: la previsione è che il loro valore andrà aumentando nel corso del prossimo anno, mano a mano che le nuove emissioni renderanno sempre di meno.

Sembra che ormai la Federal Reserve possa festeggiare la riuscita del soft landing, l’ipotesi di “atterraggio morbido” che i mercati si auspicavano: riuscire ad abbassare il tasso d’inflazione, ma senza interferire sulla crescita economica. Alla fine il 2023 si chiuderà con un’economia più forte di quella di fine 2022, ma al tempo stesso con un tasso d’inflazione più che dimezzato. Aiuta anche il fatto che l’inverno particolarmente caldo abbia fatto crollare i prezzi del gas naturale, una materia prima che incide molto sul prezzo dell’energia e di conseguenza sulle rilevazioni del tasso d’inflazione.

Ripercussioni su Treasuries e persino sui BTP

Il rendimento dei Treasuries americani a 10 anni è calato del 2,29% in un singolo giorno, del 5,30% negli ultimi 5 giorni e addirittura del 15.38% negli ultimi 30 giorni. Questi sono gli effetti evidenti delle previsioni di tassi più bassi nel corso del 2024, previsioni che dopo oggi sono praticamente diventate delle certezze. Non è un caso che il crollo dei rendimenti di oggi sia stato il più grande dai tempi della crisi bancaria di marzo che ha portato al fallimento di Silicon Valley Bank.

L’onda lunga della riunione della Fed si sente anche sui mercati obbligazionari internazionali, e specialmente in Europa dove l’inflazione è più bassa rispetto agli USA. Se la Fed è pronta a pensare ai tagli dei tassi in un momento di economia in crescita e inflazione al 3,1%, allora è quasi certo che la BCE farà la stessa cosa. Con un’economia in affanno e l’inflazione già più vicina al target del 2%, l’Eurozona andrà probabilmente incontro a tagli dei tassi ancora prima e ancora più marcati. Ora i mercati si aspettano che Christine Lagarde faccia riferimento a questa possibilità durante la prossima riunione di politica monetaria.

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