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Cina: indagine anti-dumping su liquori di provenienza UE

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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La Cina ha annunciato l’avvio di indagini anti-dumping che riguardano non meglio precisati produttori di liquori europei. Non è chiaro per il momento di quali siano i potenziali marchi coinvolti e di quali siano le pratiche che verrebbero contestate in termini di dumping. La mossa arriva a poche settimane di distanza dall’indagine avviata dall’Unione Europea sugli aiuti di stato a favore dei produttori cinesi di EV e poco dopo l’avvio di un’ulteriore indagine sulle importazioni dalla Cina di biodiesel.

Le norme contro il dumping e gli aiuti di stato tornano dunque, in una fase di mercato caratterizzata da importanti attriti tra il blocco occidentale e la Cina, ad essere strumento di guerra commerciale, così come lo erano state, per Pechino, nel 2021 durante una fase di importanti attriti con l’Australia. Secondo quanto indicato da Pechino, le indagini sarebbero partite dopo la denuncia da parte di un’associazione locale di produttori di spiriti.

Pechino indagini
Scattano le indagini a Pechino

Continua la guerra commerciale tra Pechino e Bruxelles

La guerra commerciale tra Pechino e Bruxelles si arricchisce di una nuova puntata, in quella che sarà per i mercati una delle saghe più avvincenti anche di questo 2024. Dopo le indagini da parte di Bruxelles sugli aiuti di stato ai produttori di veicoli elettrici e su certe politiche prezzo sul biodiesel esportato da Pechino, ora tocca alla Repubblica Popolare rispondere.

La Cina ha infatti annunciato di aver avviato indagini su un possibile dumping per quanto concerne non meglio precisate categorie di liquori prodotte nell’Unione Europea, per un mercato che vale complessivamente circa 1,5 miliardi di euro e che colpirebbe, nel caso di ritorsioni da parte della Cian, principalmente la Francia. Non è chiaro per il momento se ci siano lamentele specifiche su talune marche o talune produzioni.

Il sentiment circolante è quello che crede ad una ritorsione nella crescente guerra commerciale che il cosiddetto blocco occidentale sta muovendo a Pechino, all’interno di un più ampio panorama di attriti che ha portato i rapporti – commerciali e politici – tra i due blocchi vicini ai minimi storici. Con ogni probabilità più avanti ne sapremo di più delle lamentele specifiche, dei potenziali brand coinvolti e dei possibili esiti delle indagini.

Liquori UE
Non è chiaro ancora di che brand si tratti e perché

Anti-dumping o randello politico?

Le norme sull’anti-dumping dei relativi paesi sono misure di protezione commerciale adottate per salvaguardare la propria industria nazionale da pratiche di commercio ritenute sleali. Il dumping si verifica quando un produttore esporta un prodotto in un altro paese a un prezzo inferiore rispetto a quello praticato nel mercato interno o a un costo inferiore al costo di produzione.

Quello che si contesterà però da ambo le parti è che tali norme possano essere utilizzate anche – come probabilmente in questo caso – per ritorsione politica o come strumento negoziale per evitare conseguenze deleterie per i propri prodotti all’estero.

Data la natura dei rapporti tra UE e Cina degli ultimi mesi, il sospetto appare essere certamente fondato: l’UE, in ritardo sul settore EV e in difficoltà a fronteggiare prezzi molto competitivi dell’industria cinese per questo comparto, ha avviato delle indagini che potrebbero rendere molto difficile la vita non solo ai marchi cinesi, ma anche a quelle società che producono in Cina. Produzioni che, sempre secondo quanto è supposto dall’avvio delle indagini UE, godrebbero di aiuti diretti e indiretti che in Europa non sarebbero permessi.

Tra politica, legge e economia spesso il confine è assai labile, come per i più cinici dimostrerà questo ennesimo capitolo di una guerra commerciale che preoccupa la Cina, preoccupa l’Europa e preoccupa i mercati. E che non sembra arriverà alla sua naturale conclusione a stretto giro, in particolare per settori ricchi, cruciali e politicamente importanti.

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