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Cina, inflazione a zero: lo yuan si indebolisce sul Forex

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Lo yuan cinese ha aperto la settimana di scambi perdendo terreno contro tutte le principali valute delle economie sviluppate e contro buona parte delle valute emergenti. Lo si deve ai dati sui prezzi al consumo, che sono utilizzati per misurare il tasso di inflazione all’interno dell’economia. Secondo i dati più aggiornati rilasciati dal governo nella giornata di lunedì, i prezzi non sono aumentati su base annua. Si tratta della prima volta in oltre due anni -dai tempi del pieno della pandemia- in cui l’indice dei prezzi al consumo non segna un aumento in Cina. Per un’economia emergente che punta tutto sulla crescita, si tratta di un risultato molto inconsueto che getta molti dubbi sulla solidità dell’economia cinese in questo momento.

La situazione è esattamente inversa rispetto a quella che si sta manifestando in Occidente. La Federal Reserve e la Banca Centrale Europea sono da tempo alle prese con la loro lotta all’inflazione. Ormai è passato un anno e mezzo da quando le banche centrali delle principali economie al mondo hanno iniziato ad aumentare i propri tassi di interesse per far fronte alla pressione sui prezzi, rimanendo nonostante ciò ancora lontane dai propri obiettivi. Allo stesso tempo, però, in queste economie si è anche registrata una rapida crescita dei posti di lavoro e del PIL a discapito della politica monetaria; la Cina, invece, sta facendo i conti con uno dei periodi di maggiore stagnazione della propria economia nel corso degli ultimi vent’anni.

presentazione della notizia sugli ultimi dati dell'inflazione in Cina
Il tasso di inflazione cinese era arrivato a zero, nel corso di questo millennio, solo in occasione della crisi del 2008 e nel pieno della prima ondata di Covid-19

Sfiducia dei consumatori e prezzi in stallo

L’indice dei prezzi al consumo non si muove su base annua. Sale invece dello 0,4% l’indice della core inflation, che esclude i prezzi del cibo e dell’energia. Solitamente questo secondo indice è più utilizzato per valutare il potere d’acquisto delle famiglie che per misurare direttamente il livello di inflazione. La causa è una scarsa domanda di beni e servizi da parte dei consumatori. Consumatori che, secondo quanto mostrato dai dati, stanno anche dimostrando scarsa fiducia verso le previsioni di crescita.

Hanno registrato una performance particolarmente negativa i prezzi dei beni durevoli, che tipicamente risentono di più delle attese dei consumatori per il futuro. Quando il mercato si attende prezzi più bassi in futuro, i consumatori tendono a rimandare le spese; a sua volta, questo meccanismo alimenta la spinta deflazionistica sull’economia. Fino al pre-pandemia sarebbe stato impensabile immaginare che la Cina si sarebbe trovata in una situazione di questo genere, ed ancora più difficile era immaginarlo dopo la riapertura dell’economia in seguito a quasi tre anni di fortissime restrizioni.

Particolarmente significativi i dati sull’indice dei prezzi della produzione, che misurano la variazione nei prezzi delle forniture richieste dalle imprese. Questo indice ha riscontrato il calo più significativo dal 2015 a oggi, ed è solitamente un dato che aiuta a prevedere l’evoluzione dei prezzi al consumo nel corso dei mesi successivi.

grafico andamento tasso di inflazione in Cina
Il grafico mostra l’andamento del tasso di inflazione in Cina nel corso degli ultimi 5 anni

Il governo valuta un pacchetto di stimoli economici

Da diversi mesi a questa parte si continua a parlare del fatto che la ripresa economica cinese, dopo la fine della politica zero Covid di Xi Jinping, non è stata affatto forte quanto previsto. Chi si aspettava un rapido ritorno ai livelli di crescita pre-pandemia è stato deluso a più riprese, con lo stesso governo che ha fissato a inizio anno dei target di crescita piuttosto modesti per i prossimi anni. Il tutto mentre la nazione continua a guardare in faccia una crisi immobiliare che va avanti da ormai due anni, impattando direttamente un settore che vale il 20-25% del PIL nazionale.

Per fronteggiare la scarsa crescita del 2023, le banche commerciali cinesi hanno iniziato ad abbassare i tassi di interesse praticati ai loro clienti. Questa prima misura, però, sembra ancora troppo poco per permettere alla Cina di ritrovare il suo storico slancio.

Ora le conversazioni a Wall Street vertono intorno alla possibilità che il governo decida di approvare un piano di stimoli all’economia, con diverse indiscrezioni che continuano a confermare l’esistenza di piani di Pechino per approvare una misura di questo genere. Si parla soprattutto della possibilità di intervenire a favore del mercato immobiliare e del mercato automobilistico, i due che hanno maggiormente sofferto negli ultimi anni e i due che pesano di più sulla crescita economica cinese in questo momento. Dopo la pubblicazione degli ultimi dati sull’inflazione, la pressione sul governo per approvare uno stimolo economico è diventata ancora più alta.

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