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COP 28, la domenica si concentra sulle malattie tropicali

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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In questa prima domenica del COP 28, il focus si è spostato dai Capi di Stato e dalle banche centrali alle malattie. In particolare al cambiamento del mondo delle patologie dovuto al surriscaldamento globale, cosa che sta vedendo nascere una quantità sempre maggiore di focolai incontrollati di malattie tropicali in luoghi che storicamente non ne sono stati toccati. Gli Emirati Arabi hanno aperto le discussioni impegnandosi a finanziare con $777 milioni un’iniziativa per sradicare questo tipo di malattie. Ci si aspetta che l’incidenza del problema continui ad aumentare nel corso dei prossimi anni, soprattutto nel caso in cui effettivamente non si riesca a raggiungere l’obiettivo internazionale per le temperature globali fissato dall’Accordo di Parigi.

Il Presidente del COP 28, il Sultano Ahmed Al-Jaber, ha definito i fattori climatici come una delle più grandi minacce all’essere umano nel 21esimo secolo. L’iniziativa di finanziare dei progetti contro la diffusione delle malattie tropicali è stata recepita anche da molte non-profit private, tra cui la Bill and Melinda Gates Foundation che ha messo sul piatto $100 milioni per contribuire alla causa. Tra le nazioni che si sono dichiarate interessate a fornire ulteriori fondi ci sono gli Stati Uniti, il Belgio e la Germania, che per il momento non hanno comunque parlato di cifre o di investimenti.

Diverse le malattie al centro dell’attenzione

Gli studi scientifici dimostrano chiaramente come il riscaldamento globale possa portare a un’insorgenza maggiore di malattie tropicali: diarrea, malaria, malnutrizione e insolazioni in particolare. Su grande scala, queste malattie singolarmente curabili sono una minaccia concreta. Vale soprattutto per le nazioni in via di sviluppo, dove spesso mancano le risorse sufficienti per contrastare questi problemi. In una delle iniziative tipiche delle Nazioni Unite, 120 paesi hanno dichiarato di volersi impegnare a proteggere la propria popolazione dalle minacce fisiche dovute al cambiamento climatico.

Questa dichiarazione, però, non fa alcun riferimento ad azioni concrete: non si parla di combustibili fossili né di emissioni inquinanti, al punto che la Global Climat and Health Alliance ha parlato di “omissioni evidenti“. Sul punto ha parlato al COP 28 anche Hillary Clinton, che ha colto l’occasione per parlare di un punto specifico del problema: le assicurazioni. Sempre più assicurazioni si rifiutano di assicurare persone e aziende che hanno sede in zone considerate ad alto rischio climatico. Sicuramente una sfaccettatura del problema, ma non una che possa contribuire in modo significativo a cambiare l’andamento del cambiamento climatico.

Intervengono anche le banche per lo sviluppo

Dieci delle principali banche mondiali per lo sviluppo starebbero preparando un documento per annunciare di voler aumentare gli sforzi a sostegno della transizione climatica, incluse iniziative per combattere la diffusione delle malattie correlate. Anche se non c’è ancora un annuncio ufficiale, fonti vicine ai fatti ne hanno fatto menzione con la stampa. Le banche di sviluppo hanno finanziato una cifra record di $61 miliardi nel 2022 per sostenere iniziative ecologiche, ma rimane ancora appena una frazione della quantità di capitale che servirebbe per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Inoltre le banche per lo sviluppo non sarebbero disposte a fare alcuna menzione, all’interno della loro dichiarazione, alla possibilità di interrompere il flusso di finanziamenti verso i progetti legati ai combustibili fossili. Un’altra evidente omissione, che non lascia ben sperare. Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, è stato fino a questo momento l’unico a esporsi in modo netto sul tema: nel suo intervento di venerdì, durante la prima giornata di dialoghi, ha apertamente affermato che mettere fine all’uso di combustibili fossili è l’unica via possibile per salvare il Pianeta.

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