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Dati lavoro USA in raffreddamento: è la fine del ciclo?

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Il mercato del lavoro degli Stati Uniti continua a mostrare segni di raffreddamento. I dati che arrivano dai non farming payrolls sono al di sotto delle aspettative, così come è in leggero aumento, anche rispetto alle aspettative, la disoccupazione. Siamo ancora lontani da una situazione che però potrebbe essere ritenuta soddisfacente da chi sta combattendo in prima linea contro l’inflazione, con il raffreddamento del mercato del lavoro che è considerato una delle condizioni necessarie per tornare verso l’obiettivo del 2% di inflazione.

In rallentamento – e peggiori delle aspettative – anche gli aumenti di paga oraria: i dati sembrerebbero puntare tutti nella stessa direzione, così come in realtà ci puntavano quelli dei mesi precedenti, almeno successivamente alle classiche revisioni che vengono offerte ex post. Siamo dunque sulla strada giusta, almeno dall’angolo di chi vuole tornare nel più breve tempo possibile al target del 2% di inflazione? E potremo ritenere concluso il percorso di rialzo dei tassi di Federal Reserve. I mercati sembrerebbero credere di sì, con gli indici che hanno aperto tutti in deciso rialzo per la sessione di venerdì 3 novembre.

Dati raffreddamento USA
Dati in raffreddamento

Cosa succede negli USA? Ecco i dati sul mercato del lavoro

Venerdì 3 novembre è giorno dei classici dati sul mercato del lavoro USA, un mercato che è stato definito dagli analisti e anche da Federal Reserve come eccezionalmente resiliente nei confronti di una fase del ciclo economico che ha già ristretto di molto l’accesso al credito da parte delle imprese. I dati sono peggiori rispetto al mese precedente e al di sotto anche delle aspettative. C’è stato un +150k per i non-farm payrolls, contro aspettative medie da parte degli analisti di +180k. Per quanto riguarda invece la disoccupazione, si è fatto registrare un 3,9%, a fronte di un 3,8% previsto dai principali analisti e dalle principali banche d’affari.

Sono dati che offrono una sola lettura: il mercato del lavoro si sta raffreddando, anche se non sembrerebbe ancora essere su livelli recessivi. Cosa vuol dire questo per l’economia USA? In primo luogo tutti guardano a questi dati per cercare di capire come potrebbe muoversi Federal Reserve in termini di tassi nelle prossime riunioni del FOMC. L’effetto sulle previsioni dei mercati in tal senso c’è stato – e ne parleremo tra poco.

C’è poi un discorso più ampio che riguarda l’affidabilità di questi dati, che più volte negli ultimi mesi sono stati ritoccati al ribasso. Anche qui la confusione è dunque tanta, in un periodo di incertezza massima come non lo si ricordava da parecchio tempo.

dati fedwatch
I mercati prezzano un taglio dei tassi possibile già a maggio

Cosa succede ora? Cosa farà Federal Reserve?

Il trend del momento sembra puntare verso una Federal Reserve che è ormai a fine ciclo e che dunque non dovrebbe più alzare i tassi. Le previsioni che si ricavano da quanto fornito dal Fedwatch Tool sembrano puntare tutte in questa direzione, con un aumento delle probabilità che i tassi a 525-550 siano quelli definitivi.

Dall’ultima riunione del FOMC, con un Jerome Powell più dovish, del solito, si è anche iniziato a prezzare un possibile taglio dei tassi già a partire da metà 2024, ipotesi che fino a poche settimane fa era invece la più remota. Segno che qualcosa sta cambiando nell’outlook e che potremmo essere effettivamente alla fine del ciclo di politiche economiche restrittive, per quanto sul fronte del quantitative tightening si continuerà senza soluzione.

I mercati ora stanno prezzando questo, ma Jerome Powell ha ricordato che non è detto che abbiano ragione: la paura principale è che l’inflazione dia il più classico dei colpi di coda. In quel caso però, Jerome Powell ha dichiarato di avere le mani libere e di poter ritoccare al rialzo, ancora una volta i tassi. Si naviga, come abbiamo scritto più volte su queste pagine, certamente a vista.

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