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Dollaro guadagna su yen dopo le dichiarazione della BOJ

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Written by Moreno La Guardia
Durante le prime fasi della mia carriera giornalistica, mi sono concentrato prevalentemente sull'universo delle criptovalute. Successivamente, ho ampliato il mio campo d'azione approdando a TradingOnline.com, dove mi occupo attualmente delle tematiche legate al settore tecnologico e all'innovazione.
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Il dollaro ha subito una notevole impennata rispetto allo yen dopo la notizia che la Banca del Giappone sembra propensa a mantenere la sua politica monetaria accomodante nella prossima settimana.

Contemporaneamente, i prezzi dell’oro sono diminuiti poiché il dollaro ha registrato un forte recupero, raggiungendo il suo valore più alto in oltre una settimana. Gli investitori si stanno preparando alle importanti riunioni delle principali banche centrali che si terranno nella prossima settimana, tra cui la Banca del Giappone, la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea.

Come risultato di questa dinamica, lo yen si è indebolito del 1,16%, portando il tasso di cambio a 141,74 yen per dollaro, mentre l’indice del dollaro, che misura la sua forza contro le principali valute di scambio, è salito dello 0,29%.

Immagine di copertina, "Dollaro, Guadagna sullo yen dopo le dichiarazioni della Bank of Japan", sfondo della sede centrale della Banca del Giappone.
Dopo la dichiarazione l’ yen si è indebolito del 1,16%

La politica lassista della BOJ

A giugno, l’inflazione core del Giappone è rimasta costantemente sopra il target del 2% fissato dalla banca centrale, tuttavia, i dati hanno mostrato un rallentamento nell’indice che esclude l’effetto dei costi dell’energia, suggerendo che le pressioni inflazionistiche, trainate dalle materie prime, potrebbero aver raggiunto il loro apice.

Parallelamente, la crescita dei prezzi dei servizi è anch’essa diminuita il mese scorso. Ciò potrebbe indurre i responsabili delle politiche economiche a ritenere che le pressioni salariali non siano ancora abbastanza forti da giustificare un’immediata modifica della politica monetaria ultralassista attualmente in atto.

Secondo Toru Suehiro, capo economista di Daiwa Securities, l’inflazione guidata dai costi sembra finalmente essere in fase di rallentamento. È probabile che nei prossimi mesi si registri una diminuzione dell’inflazione, consentendo alla BOJ di mantenere una politica stabile per il momento.

Egli ha poi aggiunto che, mentre i prezzi dei servizi potrebbero aumentare l’anno prossimo, quelli delle merci rimarranno deboli. Di conseguenza, è plausibile prevedere che l’inflazione si aggiri intorno all’1% il prossimo anno.

Immagine che mostra l'andamento del tasso di interesse in Giappone negli ultimi 10 anni.
Il Giappone ha deciso di mantenere un tasso di interesse negativo nonostante l’aumento dell’inflazione.

Le opinioni degli analisti

Diversi analisti hanno opinioni divergenti sulle mosse adottate dalla Banca del Giappone. Un stratega di CLSA Japan, Nicholas Smith, sostiene che la BOJ sia stata colta impreparata riguardo all’aumento dell’inflazione.

Egli osserva come la Federal Reserve abbia commesso un errore nel definire l’inflazione come transitoria e sia stata poi confutata dai fatti, eppure la Banca del Giappone ha continuato a prevedere un’inflazione del 1,8% per l’anno fiscale in corso, nonostante l’inflazione sia stata superiore al 2% per ben 15 mesi consecutivi. Il prossimo incontro della BOJ sarà di particolare importanza in considerazione di questi dati sull’inflazione.

D’altro canto, un economista di Barclays, Tetsufumi Yamakawa, ritiene che una gran parte del mercato consideri ancora l’aumento dei prezzi in Giappone come una questione temporanea, attribuendolo a un incremento dei costi invece che a una domanda crescente.

Nonostante ciò, Yamakawa riconosce che esiste una crescente possibilità che l’inflazione si mantenga costante nel tempo, specialmente a causa degli aumenti salariali consistenti derivanti dalle recenti trattative salariali, note come “shunto”. Egli prevede però che gli aumenti salariali derivanti dalle trattative shunto, saranno meno significativi nell’anno fiscale 2024 rispetto all’anno fiscale 2023, ma stima comunque un aumento di circa il 3%, in linea con l’obiettivo di stabilità dei prezzi del 2%.

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