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Dopo Apple male anche Foxconn. E il 2024 non sarà migliore

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Written by Alessio Ippolito
Attivo nel settore del digitale dal 2008, ricopro il ruolo di CEO e fondatore di ALESSIO IPPOLITO S.R.L. Editore, un'entità che possiede una rete di oltre 70 siti internet, concentrata sul mondo degli investimenti finanziari. Registrato presso l'Ordine dei Giornalisti di Roma dal 22/02/2022. Attualmente, sono il direttore responsabile della rinomata pubblicazione sulle criptovalute, Criptovaluta.it. A marzo 2023, ho assunto inoltre la direzione di TradingOnline.com, espandendo ulteriormente il mio impegno nel giornalismo finanziario.
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Fact checked by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Continua la crisi di Apple e dei suoi fornitori, certificata qualche giorno fa dal downgrade da parte di Barclays. Questa volta le cattive notizie arrivano da Foxconn, uno dei fornitori più importanti per la società fondata a Cupertino da Steve Jobs. Il gruppo ha infatti comunicato vendite in discesa per il 2023 e ha anche preannunciato di aspettarsi dati ancora peggiori per l’inizio del 2024. A pesare sono i tanti problemi che stanno affliggendo il mondo dell’elettronica di consumo: domanda fiacca in Cina, domanda nei paesi occidentali che comunque non è entusiasmante e più in generale dati di vendita non incoraggianti per i prodotti di punta.

Tra questi certamente iPhone 15, dispositivo che si sta rivelando essere più croce che delizia per Apple e per chi, come Foxconn, è coinvolto nella produzione del dispositivo finito. Una domanda fiacca che nessuno ha idea quando potrà tornare a crescere e a sostenere il consumo di questo tipo di dispositivi.

Dati Foxconn vendite
Anche i dati di Foxconn non sorridono ai mercati

Dati poco incoraggianti da Foxconn confermano la crisi del comparto

Un comparto in grande sofferenza: il mercato degli smartphone non tira più come un tempo, vuoi perché saturo, vuoi per il costante arrivo di nuovi produttori e nuovi modelli che cercano di ritagliarsi una quota di mercato. Il quadro è poco edificante per la principale delle società che si occupa di questi dispositivi, Apple, che già martedì ha incassato un pesante downgrade da parte di Barclays. E se Apple soffre, certamente non possono fare meglio i suoi fornitori principali. Già ad inizio anno le performance di Samsung e di Foxconn non avevano entusiasmato le borse e ora arriva l’ennesima certificazione, direttamente dalla viva voce della seconda di queste aziende.

Foxconn ha infatti confermato che il 2023 si è chiuso in ribasso rispetto al 2022, con le vendite di iPhone 15 a rilento che hanno certamente contribuito ad un anno non straordinario. Non è però soltanto in direzione di Cupertino che si deve guardare. Foxconn si occupa della costruzione e dell’assemblaggio di un gran numero di dispositivi del comparto dell’elettronica di consumo, comparto che sta soffrendo tanto quanto quello degli smartphone. Problemi per le console, problemi per la fonia, problemi per quell’elettronica di consumo che era stato uno dei più brillanti settori degli ultimi anni.

Non che i mercati si aspettassero, da Foxconn, nulla di diverso. Il titolo ha perso già in modo consistente da inizio anno, complici aspettative che certamente non erano delle migliori, con il downgrade da parte di Barclays ai danni di Apple che è stata solo la certificazione di una situazione che non era un segreto per quasi nessuno.

Dati vendite ipHone 15
iPhone 15 non convince

La domanda fiacca cinese un problema per molti

La situazione cinese è un problema non solo di Apple. L’intero settore, tanto per fare un esempio, del lusso europeo sta soffrendo una domanda fiacca e senza alcun accenno di ripresa soprattutto in territorio cinese. Così come stanno soffrendo il comparto auto e quei beni di consumo che tipicamente seguono l’andamento dei tassi.

Problema dei tassi che in Cina non è presente, ma che altrove lo è. E lo è proprio in quei mercati che avrebbero dovuto fare da contraltare, in una fase così complicata per l’economia di Pechino.

Difficile pensare ad una via d’uscita da questo budello fatto di domanda scarsa e di nessuna prospettiva per una ripresa della stessa. Difficile anche pensare che sia, come è stato scritto altrove, un problema di linea di prodotti Apple. La sofferenza arriverà anche altrove, nel medesimo comparto. Manca solo la certificazione degli stessi problemi – che quando si tratta di Apple appaiono come enormi perché la quantità di denaro, di ordini e di componenti che può muovere il gruppo di Cupertino non trova pari al mondo.

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