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Dov’è il bazooka di Pechino? Yuan ai minimi da 16 anni

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Yuan ancora sui minimi degli ultimi 16 anni contro il Dollaro USA, per un rapporto tra le due valute che però va oltre le normali considerazioni relative al Forex da parte di chi vi investe. Manager dei fondi, investitori e analisti si chiedono infatti cosa sia accaduto dalle parti di Pechino in termini di capacità e volontà politica di risposta, per un controllore pubblico dell’economia cinese che non sembrerebbe essere più reattivo come un tempo.

Si discute, sempre più accesamente, di quello che sembrerebbe essere un nuovo corso per Pechino: interventi spot, che evidentemente non stanno ancora offrendo i risultati sperati – e l’abbandono della politica del bazooka che era diventato uno dei tratti distintivi dell’economia mista pubblico-privata di Pechino. E con il dileguarsi, ormai da mesi, delle misure fortemente restrittive, sembra che ci siano pochi interrogativi sul responsabile di questa situazione estremamente complicata tanto per il renminbi, quanto per il resto dell’economia cinese.

Pechino misure Yuan
Le misure di Pechino non sono sufficienti

Ai minimi da 16 anni: che succede alla valuta di Pechino?

Sono in pochi ormai a credere in una pronta inversione di trend per lo Yuan contro le principali valute mondiali. Lo scambio è ai minimi da 16 anni contro il dollaro – nonostante soltanto qualche giorno fa siano state lanciate politiche a protezione della valuta nazionale di Pechino. Misure che però – come vi avevamo correttamente anticipato, sono misure spot e non organiche. E ormai per la totalità degli analisti misure che non sono adeguate per invertire un trend che non sembrerebbe essere frutto di speculazione, ma piuttosto di problemi strutturali per l’economia cinese. Problemi per i quali, almeno un tempo, Pechino avrebbe tirato fuori il proverbiale bazooka.

È questo in realtà il fulcro della discussione tra investitori Forex, ma anche tra gestori di fondi che operano su azionario cinese e più in generale sui mercati asiatici.

Che fine ha fatto il bazooka di Pechino e perché tanti tentennamenti nell’intervenire in modo più duro e organico a tutela della propria economia?

Nuove misure
Nuove misure in arrivo?

La risposta potrebbe non piacere a tutti

Di risposte sul tavolo ne sono state messe già diverse. Quella che vale maggiormente la parte di discutere riguarda la probabile impossibilità di Pechino di intervenire sul mercato dei capitali oltre una certa misura.

Una difficoltà che sarebbe emersa in seguito ai problemi del settore immobiliare, al quale si è abbinato un calo importante della domanda globale – che ha avuto importanti ripercussioni sulla manifattura cinese.

In queste condizioni, sottolineano gli improvvisati scettici sul futuro dell’economia cinese, è difficile mettere in piedi costosi piani organici a tutela dello Yuan e dell’industria locale.

Piani costosi che comunque sono stati, almeno in parte, già attivati in maniera spot, a partire dalla riduzione dei tassi anche sui mutui in essere. Misure che in molti ritengono eccessivamente focalizzate (e scarse in forza effettiva) per poter invertire il trend che affligge mercato della moneta e mercato dei capitali a Pechino.

Probabilmente è così: ora il difficile per gli analisti starà nel capire se si tratta di un punto di flessione di lungo periodo per l’intero apparato cinese, oppure se di una difficoltà congiunturale dalla quale usciranno tanto lo Yuan quanto per l’economia cinese.

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