Elon Musk: frecciata a UAW sul caso sindacalizzazione Tesla
Il capo di UAW, Shawn Fain, ha promesso pochi giorni fa di tentare la sindacalizzazione del resto del comparto auto degli Stati Uniti. Dopo aver strappato una vittoria senza se e senza ma a General Motors, Stellantis e Ford, toccherà anche alle giapponesi, alle coreane e alle tedesche che operano all’interno del suolo degli Stati Uniti, almeno secondo i progetti di UAW. E toccherà anche a Elon Musk e alla sua Tesla, con l’eccentrico imprenditore che non ha mai avuto grandi rapporti con i sindacati.
Non solo negli USA, ma anche ad esempio in Svezia, dove Tesla sta affrontando problemi importanti, così come in altre aree geografiche dove il gruppo produce o offre servizi di assistenza. Elon Musk, durante il DealBook Summit organizzato da The New York Times ha avuto modo di commentare sulla vicenda. E non ha avuto parole distensive nei confronti del sindacato, nonostante appunto le vittorie che ha recentemente conseguito.
A Leon Musk non piacciono i sindacati
Non che fosse un mistero, ma Elon Musk, CEO di Tesla, ha comunque preferito dirlo a chiare lettere. Musk non ha grande simpatia per i sindacati. Ha affermato, durante l’importante kermesse, di non ritenere una buona cosa avere un rapporto conflittuale tra diversi gruppi che compongono la stessa società, utilizzando parole piuttosto forti. Musk ha infatti ribadito di ritenere i sindacati responsabili di una narrativa che divide in “signori e contadini” e di creare negatività all’interno delle società.
Musk ha inoltre ribadito la liquidità della propria struttura societaria, con i più validi che dalla catena di montaggio possono arrivare anche in posizioni importanti nel management. E che tutti alla fine mangiano allo stesso tavolo, mentre Tesla si occuperebbe di garantire la prosperità di tutti i soggetti coinvolti.
Ha inoltre ricordato che in molti che erano in catena di montaggio grazie alle generose quantità di azioni ricevute, sono diventate certamente benestanti.
È comunque una questione che riporta quello che arriva da una sola campana. Nel mentre i concorrenti giapponesi e coreani che hanno impianti produttivi negli Stati Uniti hanno aumentato gli stipendi seguendo la falsariga di quanto ottenuto da UAW da GM, Ford e Stellantis, cosa che però secondo lo stesso sindacato non è soddisfacente e non servirà a tenere la sindacalizzazione lontana dai loro stabilimenti produttivi.
La situazione è certamente calda e non si concluderà qui. Quello che i mercati non riescono ancora a decifrare è se ci sarà effettivamente il pericolo di una sindacalizzazione presso gli stabilimenti di Tesla.
UAW punta tutto e tutti: ma quanto riuscirà a ottenere?
L’altra incognita è l’effettiva forza del sindacato: dopo il successo contro la trimurti di Detroit UAW appare come impossibile da fermare e capace di conquistare qualunque cosa si sia messa in mente di conquistare. Tra il dire e il fare c’è comunque di mezzo il proverbiale mare, soprattutto se di fronte hai società di una certa importanza e che hanno comunque contromisure per cercare di contenere l’ondata di sindacalizzazione che UAW sta preparando.
Dopo un autunno caldo sarà anche un inverno caldo negli USA, così come altrove, con i profitti che le aziende hanno conseguito nel periodo post-pandemico che sono, lo ha dichiarato lo stesso presidente di UAW, un piatto ghiotto al quale puntare.
Se si piegherà anche Elon Musk, cosa per ora in verità assai remota, non potranno che farlo anche gli altri. La scommessa sarà sul credere quanto afferma Elon Musk sulla peculiarità della sua forza lavoro e vedere quanto questa peculiarità sia in realtà condivisa anche da chi, come gli operai in catena di montaggio, hanno almeno a detta del sindacato tutto da guadagnare da una sindacalizzazione dei loro impianti.