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Fed, tregua sui tassi più probabile dopo dati su inflazione

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il grande dilemma della settimana, soprattutto per il mercato del Forex, riguarda la prossima decisione della Federal Reserve sui tassi di interesse. Dopo aver continuato ad alzare i tassi di almeno 25 punti base in tutte le riunioni sulla politica monetaria dell’ultimo anno, i tassi si trovano ora al loro punto più alto da 17 anni a questa parte. Adesso però ci si attende che la Federal Reserve decida di mettere in pausa gli aumenti dei tassi, una decisione che alcuni membri del direttivo hanno già supportato nelle interviste e nei discorsi in pubblico delle scorse settimane. Se questo fosse il caso, però, la Fed fa già sapere che si tratterebbe solo di una pausa interrogatoria.

La banca centrale statunitense vorrà valutare continuamente l’andamento dei dati macroeconomici, soprattutto quello dell’inflazione, facendo le sue scelte di volta in volta. Di recente, ad esempio, la banca centrale canadese ha aumentato nuovamente i tassi dopo averli mantenuti invariati da gennaio. Al momento il consenso degli analisti è proprio su una pausa, che secondo il CME Fedwatch è attualmente prezzato al 82% di probabilità sui mercati Forex. Quasi tutti gli analisti principali concordano con questa previsione, che è stata ulteriormente rafforzata dai dati sull’inflazione usciti nelle scorse ore.

presentazione della notizia sulle decisioni imminenti della Federal Reserve
Con il tasso di inflazione che cala leggermente oltre le attese, è ancora più probabile una tregua sui rialzi dei tassi

Calo dell’inflazione oltre le attese

Il direttivo della politica monetaria si riunirà più tardi nella giornata di oggi, martedì 14 giugno. La scelta non è casuale, considerato che ieri sono stati pubblicati i dati sul tasso di inflazione. Wall Street ha aspettato questi dati per confermare la previsione di uno stop ai tassi, dal momento che la pressione sui prezzi è tornata a diminuire e lo ha fatto a un ritmo anche superiore a quello delle attese. Il tasso di inflazione misurato a maggio, secondo l’indice generale dei prezzi al consumo, segna una misurazione del 4,0%. Gli analisti si attendevano un dato del 4,1%, per cui la sorpresa è stata contenuta, ma si tratta comunque di un calo significativo rispetto al 4,9% del mese precedente.

Il Core CPI, cioè l’indice dei prezzi che esclude i beni energetici e i generi alimentari, segna invece un aumento dei prezzi del 5,3% su base annua. Questa rilevazione è stata in linea con le attese, confermando quindi che ci si trova di fronte a una situazione positiva per la pressione sui prezzi. La Federal Reserve può quindi essere incoraggiata da questi dati a procedere con la tregua sui tassi di interesse, anche considerando che questi si trovano al 5% e dunque superano attualmente il tasso annuo di inflazione. È probabile che non saranno necessari altri scatti rialzisti per tornare al target del 2% medio annuo desiderato dalla banca centrale, ma tutto dipenderà dall’andamento dell’economia nel corso dei prossimi mesi.

grafico tassi di interesse fed fino a giugno 2023
La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse con ogni riunione di politica monetaria degli ultimi 15 mesi

Bank of America confida nella tregua

Le previsioni di Wall Street vedono una certa divisione tra gli analisti, anche se restano in netta maggioranza coloro che prevedono uno stop agli aumenti dei tassi. Tra questi spicca Bank of America, i cui economisti commentano che la Fed abbia bisogno di valutare l’impatto dei tassi attuali prima di procedere con eventuali altri scatti rialzisti. Tra le cause citate da BofA, il fatto di dover venire incontro alle banche regionali in difficoltà e al mercato degli immobili commerciali che sta subendo una forte battuta d’arresto.

Considerando che quest’anno sono fallite quattro banche americane di dimensioni notevoli, soprattutto nel caso di Silicon Valley Bank e di First Republic Bank, è una visione condivisibile; ad ogni scatto dei tassi, il patrimonio di obbligazioni comprate durante il 2020-21 dalle banche americane -in un periodo di rendimenti quasi azzerati per i bond- si svaluta. E con ogni svalutazione, aumenta il rischio che i correntisti vogliano prelevare il proprio denaro in massa causando situazioni analoghe a quella di marzo.

Gli analisti di Citibank non concordano però con questa previsione. Si tratta di una delle poche voci autorevoli di Wall Street che prevede invece uno scatto rialzista dei tassi della Fed in questa riunione sulla politica monetaria. In questo caso la spiegazione è che la Fed avrebbe bisogno di raffreddare il mercato del lavoro, ancora molto forte e uno dei fattori maggiormente trainanti del tasso di inflazione.

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