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Guai per Apple. Il ban cinese mette a rischio 70 miliardi di introiti

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Arriva una prima risposta – in parte riconducibile alle recenti evoluzioni sul fronte Huawei – da parte della Cina nella guerra commerciale che la vede contrapposta agli Stati Uniti. Il governo di Pechino ha infatti annunciato prima un ban per l’utilizzo di iPhone per i quadri del Partito e per i dipendenti del governo, poi ha lasciato intendere che tale proibizione potrebbe essere estesa a tutte le agenzie governative, alle compagnie statali e anche – si vocifera per quanto manchino conferme – alle aziende anche private che hanno rapporti stretti con il settore pubblico.

La notizia ha avuto un impatto importante su Apple, con il titolo di $AAPL che a fine seduta perde il 3,58%, nonostante stessero montando entusiasmi riguardanti iPhone 15. Una situazione difficile da affrontare per il colosso di Cupertino, che ora rischia di vedersi proibire, almeno a certi livelli, uno dei mercati più remunerativi.

Cina, problemi di Apple
Problemi per Apple in Cina

Contraccolpo cinese: iPhone al bando

In realtà, almeno secondo quanto è stato riportato da diverse agenzie di stampa, il ban sarebbe già in fieri, con diverse delle agenzie governative cinesi che avrebbero già istruito i loro dirigenti e i loro dipendenti sul non portare a lavoro – e non utilizzare per questioni lavorative – gli smartphone di Apple. Sempre secondo quanto arriva dalle medesime testate, Bloomberg e Wall Street Journal in testa, il ban potrebbe presto estendersi ad un enorme numero di agenzie governative, società controllate direttamente o indirettamente dal settore pubblico, nonché a società che hanno grandi collaborazioni commerciali con il settore pubblico.

Nel caso in cui si dovesse arrivare all’effettiva e pedissequa implementazione del ban, la Cina raggiungerebbe l’ambizioso obiettivo – perseguito da tempo – di rimuovere progressivamente il ricorso a tecnologia proprietaria straniera in ambito pubblico.

Mosse che hanno immediatamente impattato sull’andamento di $AAPL in borsa, con il titolo dell’azienda di Cupertino che ha fatto registrare perdite importanti all’interno di una giornata di movimenti altrimenti laterali.

Cina mercato di enorme rilevanza per Apple

La notizia ha indotto i mercati alla preoccupazione data la rilevanza per Apple del mercato cinese. Un mercato che per il 2022 valeva per il colosso di Cupertino circa 70 miliardi di dollari, tre volte tanto quanto valeva soltanto 10 anni fa. Le preoccupazione dei mercati è dunque fondata, per quanto il ban non sarà totale e non riguarderà, almeno fino a nuovo ordine, i privati.

Un problema che presto potrebbero avere anche altre aziende statunitensi, dato che il piano di Pechino sembrerebbe essere chiaro: sbarazzarsi, per quanto possibile, della tecnologia straniera che può essere prodotta in patria.

Una situazione da due piccioni con una fava: favorire le aziende locali, indirizzare la domanda interna e assestare un colpo al nemico commerciale di Washington.

Soltanto pochi giorni fa Huawei ha presentato un concept phone con chip da 7nm, per molti segnale del fatto che la produzione locale di chip di Pechino si trova in realtà ad uno stadio avanzato insospettabile fino a qualche settimana fa.

Continuerà su questa falsa riga la guerra commerciale tra Washington e Pechino. Con Apple che questa volta recita il ruolo della vittima sacrificale.

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