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Il primo contribuente della Turchia? È il genero del presidente

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Kingmaker? Chissà. Sta di fatto che Selcuk Bayraktar – a capo dell’omonima società di difesa che produce i popolari e omonimi droni – anche per quest’anno sarà il primo contribuente della Repubblica Turca. Personaggio da romanzo, che raramente concede interviste e che è legato da parentela post-matrimoniale con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha pagato per l’anno che si è appena concluso la bellezza di circa 30 milioni di dollari in imposte sul reddito, battendo così anche il capofamiglia di Koç Holding, tentacolare società di società che controlla in Turchia interessi tanto ricchi quanto articolati.

È la consacrazione dell’industria militare turca? Oppure si tratta di un glitch dovuto in larga parte al conflitto tra Russia e Ucraina, con i droni di Bayraktar che sono tra le armi più richieste? Si dovrà tirare le somme della solidità di questa impresa, o meglio della sua capacità di generare redditi di questo tipo per il suo CEO, una volta che la situazione geopolitica sarà tornata alla normalità. Per quanto sia legittimo o ragionevole aspettarsi questo tipo di ritorno. Il tutto in un momento cruciale per l’intero assetto economico della Turchia.

Droni tasse
Selcuk Bayraktar ha accumulato una fortuna – e continua a guadagnare cifre record

È il genero di Erdogan il primo contribuente della Turchia

Su Bayraktar se ne sono scritte di ogni genere e sorta. La parentela che lo lega al presidente della Repubblica Turca, Recep Tayyip Erdogan, è stata oggetto di ludibrio presso la stampa occidentale a più riprese. Quello che si era dimenticato però di scrivere è che Selcuk Bayraktar è a capo di una società che produce strumenti di guerra di estremo successo, che stanno giocando un ruolo fondamentale non solo per la Turchia, ma anche per diversi paesi oggi in conflitto. I TB2, i droni da combattimento che sono stati utilizzati in Ucraina, ma anche nello scontro tra Armenia e Azerbaijan, nonché in Libia, sono il vero gioiello di questi ultimi anni, pari forse soltanto, per impatto, a Ozempic e Wegovy per Novo Nordisk.

Certo, stiamo parlando di strumenti di guerra, ma i mercati – almeno a certe latitudini – non sono sempre piazze adatte alle educande. E questa volta, per una volta, parlano i numeri. Selcuk Bayraktar, lungi dall’essere l’uomo più ricco della Turchia, ne è comunque primo contribuente. E per i redditi percepiti del 2022, ha pagato circa 30 milioni di euro di imposte sul reddito. Sì, a fronte di uno stipendio certamente lauto, ma che la dice lunga anche sul successo incredibile della sua impresa. E anche di quella dell’industria della difesa turca, per un paese che punta ormai da tempo – e senza farne mistero – a diventare una potenza regionale almeno in parte autarchica.

Droni Bayraktar cosa
I droni di Bayraktar sono protagonisti su diversi fronti

Indietro le famiglie storiche

Il secondo classificato non è stato rivelato. Sappiamo però che il terzo è il patriarca della famiglia Koç, che insieme alla famiglia Sabanci rappresenta il vecchio capitalismo turco, che esisteva anche prima della venuta di Recep Tayyip Erdogan. Un passaggio di testimone? Non ancora.

Parliamo pur sempre di tasse sul reddito personale – e per quanto Bayraktar abbia messo in piedi un’impresa che passerà alla storia del capitalismo turco – siamo lontani dalla rete capillare di società, di infrastrutture e di aziende che sono nelle mani delle due famiglie Koç e Sabanci, che forse con una certa fretta qualcuno sta cercando di inserire nell’insieme delle cose che furono.

Per il resto, vedremo se il 2023 si rivelerà essere stato tanto fecondo per l’imprenditore che, pur bollato come genero di Erdogan sulla stampa occidentale, ha evidentemente qualcosa che sa fare bene e che sa vendere, anche dove le decisioni del suocero/presidente non possono arrivare. O forse sì?

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