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JP Morgan vede grandi opportunità per i “blue bonds” in Asia

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il 2023 si sta dimostrando un anno estremamente dinamico per il mercato delle obbligazioni, e in particolare per quello delle obbligazioni sostenibili. L’Unione Europea si sta confermando l’area geografica che emette più green bonds in assoluto, essendo stata sede di circa metà dei volumi di emissione nel corso di quest’anno. Questi strumenti, legati a obiettivi per la sostenibilità ambientale, sono diventati un grande favorito degli investitori: da una parte offrono rendimenti simili a quelli delle obbligazioni tradizionali, e dall’altra parte utilizzano il capitale per finanziare progetti con un impatto concreto sulla sostenibilità ambientale.

JP Morgan fa però notare che, in una particolare categoria dei bond sostenibili, le grandi opportunità in questo momento si trovano in Asia. Si parla nello specifico dei blue bonds, le obbligazioni sostenibili che hanno come obiettivo la tutela dei mari e delle coste. Solitamente, a differenza delle obbligazioni “verdi”, l’obiettivo di chi investe è esclusivamente quello di finanziare un progetto con un impatto positivo e non necessariamente di ottenere un ritorno sul proprio capitale. Con le nazioni Occidentali che si impegnano sempre di più a finanziare la transizione ecologica dei paesi emergenti, i blue bonds sono uno strumento interessante per trasferire capitali dove c’è più bisogno di iniziative per la tutela marittima.

presentazione notizia su previsioni di jp morgan per i blue bonds in Asia

Un’area particolarmente sensibile

JP Morgan fa notare che, in Asia, l’economia -e persino l’esistenza- di molte nazioni dipende dal mare. Ovviamente mari, coste e oceani sono estremamente importanti anche per le nazioni Occidentali; la differenza è che spesso questi sono meno esposti al rischio di inondazioni e derivano da elementi come la pesca o il turismo una percentuale inferiore del proprio PIL. Puja Shah, capo della divisione degli investimenti sostenibili di JP Morgan in Asia, ritiene che il fenomeno delle obbligazioni blu sia soltanto agli inizi e che sia destinato a crescere in modo importante nel corso dei prossimi anni.

Secondo le previsioni di JP Morgan, il vero boom di questi strumenti si avrà quando ci saranno delle regolamentazioni precise per definire i tipi di investimento che possono essere finanziati con la raccolta dei blue bonds. Questo sarà indubbiamente un passaggio importante, soprattutto considerando che nei giorni scorsi Credit Suisse e BofA sono state accusate di aver utilizzato l’etichetta di “blue bonds” per raccogliere miliardi di capitali che sarebbero stati solo in minima parte destinati alla tutela di mari e coste. In ogni caso i blue bonds sono già diventati una realtà importante in Asia: la prima emissione è stata cinese ed è avvenuta nel 2020; da quel momento, ogni anno sono aumentate sia la quantità di capitali raccolti che il numero di emittenti che si sono finanziati in questo modo.

foto di una tartaruga intrappolata nella plastica

Un particolare strumento di debt-for-nature

Le operazioni debt-for-nature, in cui un emittente contrae un debito in cambio di un impegno concreto per la tutela della natura, stanno diventando sempre più comuni nel sistema finanziario internazionale. C’è sempre di più la consapevolezza del fatto che la lotta al cambiamento climatico sia uno sforzo globale, per il quale è necessario che le nazioni con più risorse aiutino quelle con meno risorse a finanziare i dovuti progetti. Nel caso dei blue bonds, un importante impegno è arrivato al COP 15 di Montreal quando oltre 190 nazioni si sono impegnate a proteggere il 30% degli oceani e delle aree terrestri ritenute importanti per la tutela della biodiversità, entro il 2030.

Le Nazioni Unite stimano che, per raggiungere questo obiettivo, al momento ci sia un gap finanziario stimato di 8-11 miliardi di dollari ogni anno. Complessivamente lo scorso anno, solo nella regione Asia-Pacifico, sono stati emessi blue bonds per un totale di circa $1 miliardo. Anche se il totale non copre tutto il fabbisogno finanziario necessario per raggiungere gli obiettivi di cui si sta parlando, è un trend in crescita che già oggi riesce a garantire un’importante fonte di liquidità per i progetti legati alla salvaguardia marina. Con la Asian Development Bank che sta già preparando delle linee guida ufficiali per i blue bonds, questi strumenti potrebbero presto diventare lo standard di riferimento per bilanciare le fonti di capitale necessarie alla salvaguardia di mari e coste.

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